Studi Cassinati, anno 2005, n. 1
Alla conferenza stampa per la presentazione dell’Historiale sono intervenuti: il presidente del Comitato Celebrativo “Battaglia di Montecassino”, dott. Bruno Scittarelli, il sen. Oreste Tofani, il presidente di Officina Rambaldi S.p.A., Carlo Rambaldi, l’amministratore delegato di Officina Rambaldi, dott. Gianpiero Perri e il segretario del Comitato, prof. Giovanni Dorefice.
L’intervento di Carlo Rambaldi
Desidero innanzitutto salutare tutti i presenti in sala, i giornalisti, e i promotori di questa iniziativa:il Comitato delle Celebrazioni per il sessantennale della battaglia di Montecassino ed il Centro di documentazione e studi cassinati.
La sfida che abbiamo raccolto con la realizzazione dell’Historiale è la creazione di uno spazio allestitivo capace di comunicare, raccontare in modo suggestivo e coinvolgente i drammatici eventi della seconda guerra mondiale in questo territorio e la sua rinascita.
Si tratta di una storia dolorosa importante non solo per le comunità locali ma per tutta la comunità internazionale. I diversi cimiteri di guerra qui esistenti, con i caduti di tante nazionalità, sono di per sé eloquenti. Così come le città totalmente ricostruite, frutto di una devastazione senza confronti in altre parti d’Italia. Non è un caso che qui si parli dei comuni del martirologio. Così come la stessa Abbazia di Montecassino, oggi ricostruita, dopo aver subito una distruzione inutile, immotivata. Personalmente condivido il giudizio dello storico Matthew Parker che dice che la distruzione di «un tesoro della civiltà come Montecassino suonò in tutto il mondo come il culmine della pena, della stupidità e della barbarie della guerra». Una distruzione questa di grande rilevanza anche simbolica. Frutto di una guerra totale, emblema delle devastazioni, del caos, della crisi dell’intera Europa nel secolo appena trascorso.
Nelle vicende di Cassino e del cassinate tutte le ambivalenze proprie della guerra e tutti i risvolti tragici trovano compimento. La popolazione civile finisce con il trovarsi tra due fuochi, con difficoltà persino a distinguere amici e nemici, liberatori ed oppressori. Si vive il dramma dello sfollamento ma anche il dramma di una violenza quotidiana che si abbatte nelle case di quanti rimangono. Qui si consuma una violenza estrema, a partire da quella subita da molte donne. Qui si assiste ad un lungo calvario di una popolazione esposta a privazioni di ogni genere e che anche nel dopoguerra verrà flagellata da malaria e da altre malattie e segnata fortemente da un esodo, un’emigrazione di enormi proporzioni. Con paesi radicalmente distrutti è difficile persino concepire l’idea di tornare. È difficile persino immaginare lo stato d’animo di chi non trova più alcun punto di riferimento:un vicolo, una casa, una fontana, una Chiesa. Quando persino l’Abbazia, che si stagliava in alto sulle pendici di un monte e che si riteneva inviolabile, non esiste più. Eppure queste comunità sono rinate, l’Abbazia è rinata. Come non scorgere in tutto questo il valore simbolico, universale, dell’idea di rinascita, di ricostruzione, di speranza.
Raccontare tutto questo è il compito che ci siamo dati con la realizzazione dell’Historiale. Il lavoro che stiamo completando con lo staff di Officina Rambaldi, è portare all’attenzione nazionale, attraverso un allestimento permanente, il significato e la rilevanza di questi avvenimenti che trascendono il territorio locale, pur costituendo un omaggio alla memoria delle popolazioni locali e dei tanti caduti del conflitto.
Qualcuno si chiederà: e il Rambaldi degli effetti speciali?
Ebbene io penso che le vicende storiche della terra del martirologio sono già di per sé “un effetto drammaticamente speciale” e che nell’Historiale le tecniche e le tecnologie sono al servizio della storia e della memoria.
In questa prospettiva il gruppo artistico e tecnico da me coordinato ha inteso dar vita ad un percorso in tredici sale in cui grazie alla contaminazione dei linguaggi del cinema, delle arti visive e della comunicazione sia possibile presentare con efficacia e con linguaggi più aderenti alla sensibilità del nostro tempo questa storia drammaticamente “esemplare”.
Non un museo di oggetti dunque, né un tradizionale museo di guerra, ma un percorso uditivo, visivo, emozionale.
L’allestimento artistico scenografico polimediale
Il contenitore entro cui si sviluppa il percorso è di 800mq, più che sulla grandezza dunque stiamo puntando ad una forma realizzativa che speriamo possa costituire, a suo modo, un esempio del diverso modo di comunicare, conoscere, sorprendere. L’allestimento prevede un percorso tematico, che inizia sin dall’esterno dello spazio allestitivo, e che invita il visitatore a prendere consapevolezza che si trova in un territorio emblematico, nella terra di San Benedetto, per molti versi culla d’Europa. Ai piedi di un’Abbazia più volte aggredita e più volte rinata, come l’intera Europa. Un territorio che vive e partecipa del dramma di un secolo, il Novecento, segnato da due conflitti mondiali e che nella seconda guerra mondiale diviene teatro di uno scontro capitale per le sorti della guerra, per la liberazione dal totalitarismo. Una guerra, quella del cassinate, che si dispiega all’indomani dell’armistizio, nel disorientamento degli italiani. Le prime tre sale presentano, illustrano e raccontano questo orizzonte.
Il visitatore attraversa così, dopo aver contestualizzato gli eventi gli eventi bellici e le sue ripercussioni. le immani ferite sul territorio, la violenza bellica, sino al culmine costituito dalla distruzione dell’Abbazia, in un filmato di grande formato. E quindi la desolazione delle macerie e l’enorme sacrificio umano tributato da soldati di tante nazionalità attraverso installazioni scenografiche e artistiche. Quindi si inoltrerà nella conoscenza delle forze in campo, dei protagonisti e delle motivazioni geostrategiche della guerra sul territorio e nelle testimonianze militari con l’ausilio di plastici, diorama, e di linguaggi polimediali. Questo percorso nel calvario di queste comunità vivrà un momento di particolare suggestione, prima nelle testimonianze della popolazione civile, poi nell’illustrazione delle conseguenze del conflitto, per poi terminare nella rappresentazione della ricostruzione e della rinascita, simbolo della ricostruzione nazionale ed europea.
Se questo è sinteticamente lo storyboard dell’Allestimento credo che sia più opportuno lasciare al giorno dell’inaugurazione la descrizione del concreto impianto comunicativo. Quando sarà possibile immergersi nelle sensazioni, nell’impatto comunicativo di un’ambiente, progettato e pensato per favorire l’attenzione, la riflessione e la conoscenza di una storia così importante.
Nel ringraziarvi per l’attenzione e nel concludere questo mio intervento desidero esprimere tutta la mia gratitudine ai sindaci, ai componenti del Comitato, al suo staff tecnico, agli storici del Comitato, per il sostegno dato a questo ambizioso progetto.
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