IL DOPOGUERRA – Cassino: da un’epigrafe un pezzetto di storia

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Studi Cassinati, anno 2004, n. 3

Tra i pochissimi fabbricati distrutti solo parzialmente a Cassino vi furono le cosiddette case dei ferrovieri. Sono quei fabbricati contigui alla sala teatro di S. Antonio, che affacciano su via Cavour partendo da via S. Antonio dando le spalle a via Orti S. Francesco. Alla base della facciata est del primo fabbricato, su via S. Antonio, si è sempre letta una parziale iscrizione che accennava a case popolari per i ferrovieri; niente di più.
Un paio di anni fa, dopo il lavoro di sterro del marciapiede che bordeggia quei palazzi per la costruzione di nuovi marciapiedi, si ebbe la sorpresa – almeno per gran parte dei cittadini -: venne fuori il resto dell’epigrafe, che, nella sua interezza dice:
COOPERATIVA / CAMPANIA – PER /
COSTRUZIONE / DI CASE POPO- /
LARI TRA I FER- / ROVIERI DI CAS- /
SINO / AUS [PICE] / S. E. [ACH] ILLE /
[V] ISOCCHI / PRESIDENTE / ONORARIO /
QUESTA PRIMA / PIETRA POSE /
23 APRILE 1922
La data del 1922 ci riporta all’inizio dell’era fascista, quando la città faceva ancora parte della provincia di Caserta. Ora sappiamo che tra i programmi edilizi della cooperativa Campania rientrò anche Cassino grazie al senatore eletto nel territorio, Achille Visocchi, personaggio davvero notevole per professionalità e impegno politico.
Visocchi nacque nel 1863 da Francescantonio di Atina, consigliere e deputato provinciale per molti decenni. Studiò a Napoli e sposò Anna Martire di Cassino. Fu deputato nel collegio di Cassino e poi in quello di Caserta-Napoli dal 1897 per circa un trentennio militando nel Partito Democratico Liberale; nel 1929, dopo ben otto legislature, fu nominato senatore con decreto reale. Fu segretario alla Presidenza della Camera, sottosegretario ai Lavori Pubblici e al Tesoro, e ministro all’Agricoltura dal 1919 al 1920 nel governo Nitti. Ad Achille Visocchi si deve l’istituzione del Regio Ginnasio e del Liceo di Cassino. Riuscì anche ad ottenere un contributo per la costruzione della ferrovia Cassino-Atina-Sora, mai più realizzata.
Visse per lo più a Napoli, però non dimenticò mai la sua terra di origine, Atina, e quella di adozione, Cassino. Morì nel 1945.
La lapide sta appunto a testimoniare il suo impegno concreto per il territorio da lui rappresentato al Parlamento.
Quelle case per i ferrovieri, dunque, pur nello loro modestia, rappresentano un relitto di quel passato che la guerra ha voluto così tragicamente cancellare, e la sua epigrafe continuerà a ricordare un benemerito della città.

e. p.

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