Studi Cassinati, anno 2004, n. 1/2
Nei mesi di novembre-dicembre 2003 e gennaio-febbraio 2004, durante i lavori per la realizzazione del depuratore della città di Cassino, in località Agnone, la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha effettuato uno scavo di emergenza, sotto la direzione scientifica del dott. Alessandro Cassatella (ispettore archeologo della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio) e dell’arch. Silvano Tanzilli (direttore del Museo Archeologico Nazionale di Cassino “G. Carettoni”), necessario al recupero delle emergenze archeologiche venute alla luce.
Nel corso dei lavori di scavo per la costruzione di alcune delle vasche del depuratore, infatti, sono state intercettate sepolture riferibili all’area sepolcrale dell’antica città di Casinum. I lavori, diretti sul campo da G. Bazzucchi e F. Lezzi (archeologi collaboratori della medesima Soprintendenza) hanno portato all’individuazione di 24 sepolture di età romana e di un tratto di un antico tracciato stradale. Le indagini, nonostante le sfavorevoli condizioni meteorologiche e la presenza di due condotti fognanti moderni, che hanno in parte distrutto alcune delle testimonianze archeologiche, hanno fornito interessanti notizie sull’utilizzo dell’area in epoca romana e sulla viabilità del territorio circostante l’antica Casinum.
Parte della necropoli era già stata individuata e scavata durante i lavori per la realizzazione delle rampe della superstrada Sora-Cassino. Allora si individuarono alcune sepolture e diverse strutture ad esse connesse. In corrispondenza del moderno tracciato di via Agnone, si individuò anche la pavimentazione di un’antica via romana.
Lo scavo condotto nell’area del depuratore ha portato alla luce una parte di quella che puó essere identificata come una delle necropoli romane di età imperiale dell’antica città di Cassino, che si sviluppava, come è solito per il costume romano, lungo le direttrici in uscita dalla città. Allo stato attuale delle nostre conoscenze sembra si possa affermare che l’area cimiteriale doveva estendersi a valle di un muro che correva parallelo alla strada e che in qualche modo separava le due zone, delimitando l’area di rispetto delle sepolture. Queste, tutte con il medesimo orientamento, sono state trovate in buono stato di conservazione, con la loro copertura di tegole intatta, tranne quelle intercettate per prime dagli scavi edilizi. Il necessario intervento effettuato dalla Soprintendenza competente, ha permesso sia il recupero degli oggetti di corredo sia di documentare in modo adeguato le singole deposizioni e la loro reciproca posizione, anche in relazione alla strada. Le tombe hanno restituito nella maggior parte dei casi oggetti di corredo, per lo più deposti ai piedi dell’inumato, all’interno o in alcuni casi all’esterno della chiusura della tomba. In quasi tutte le sepolture erano stati deposti, come oggetti di corredo, un semplice vaso in terracotta e una lampada (lucerna), talvolta una moneta. I defunti, adulti ed in qualche caso bambini, erano stati deposti in semplici fosse scavate in terra, talvolta entro casse di legno delle quali si sono rinvenuti i chiodi, poi coperte con tegole disposte a tetto (cd. alla cappuccina) e scaglie di pietre di rincalzo per meglio proteggere la sepoltura.
Purtroppo, come troppo spesso avviene, i limiti dell’area di scavo e i tempi ristretti in cui ci si trova costretti ad operare, non hanno permesso il completamento dell’indagine sul tracciato viario, lasciando non pochi punti di domanda irrisolti. È auspicabile che in futuro si possano riprendere le indagini sul sito e nelle immediate vicinanze, per chiarire ed ampliare le nostre conoscenze sulla vita di queste antiche genti che popolavano il territorio all’incirca duemila anni fa.
Silvano Tanzilli, Alessandro Cassatella,
Giorgio Bazzucchi, Francesca Lezzi.
Ringrazio gli amici della Soprintendenza per la preziosa segnalazione, ma non posso esimermi da qualche amara considerazione.
L’area di Agnone non è nuova a ritrovamenti archeologici; anzi, visto l’arco temporale di alcuni secoli, tra l’età repubblicana e quella tardo imperiale, testimoniato dai vari scavi effettuati in oltre trenta anni, appare chiaro che è lì che va riletta una buona parte della storia dell’antica Casinum. La contrada, infatti, conserva i segni inequivocabili di un insediamento extra urbano attorno ad una strada mai portata alla luce, salvo qualche mal ridotto tratto emerso fortunosamente, ed in prossimità di un ponte sul Gari di cui restano solo gli attacchi sulle due sponde poco più a valle. I resti di una villa rurale di età repubblicana e di officine artigianali fanno pensare ad una “mansio” o stazione di sosta per i viaggiatori. I ritrovamenti di tombe in gran numero e di epoche diverse indicano, probabilmente, la necropoli del volgo anonimo di Casinum, sorta dopo che quella più antica dell’età del ferro – nell’area a sud dell’anfiteatro – fu abbandonata per far posto alla nuova struttura urbana della città romana. In un precedente scavo per il depuratore vennero alla luce monete dell’antica Cales, di Teanum, di Aquinum, oltre svariate altre del tempo dell’Impero. Sul luogo, tra un cumulo di rovi sono nascoste le strutture di una tomba a tholos; al confine ovest è ubicato il parco delle terme varroniane con i resti della villa di Varrone: è poco tutto questo?
Nonostante la somma importanza archeologica di Agnone dobbiamo registrare, su quel sito, una serie assurda e talvolta inutile di interventi pubblici che ne hanno gravemente compromesso la “leggibilità”: ben tre diverse condotte, in profondità, di uno stesso depuratore, le vasche di raccolta dei liquami urbani, il tracciato della superstrada a “riempimento” anziché a piloni – come sarebbe stato opportuno –, le rampe di accesso alla stessa superstrada per servire la stazione di captazione di acqua dell’acquedotto campano.
A nulla sono valsi i ripetuti appelli alla salvaguardia dell’area: il Comune di Cassino ritiene che il patrimonio archeologico non sia una propria competenza, la Soprintendenza, così solerte e scrupolosa ad effettuare i sondaggi ed i piccoli interventi di scavo a margine dei lavori pubblici, non ha mai ritenuto, nel passato, di porre vincoli che ne salvaguardassero la conservazione, soprattutto da devastanti interventi pubblici.
Ma così vanno le cose da noi!…
Emilio Pistilli
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