Studi Cassinati, anno 2004, n. 1/2
di Sergio Saragosa
Il piccolo rilievo a forma di pagnotta di pane situato a Nord-Est a valle di Caira e che noi oggi chiamiamo Collemarino, nel secolo diciannovesimo, come risulta dai documenti conservati nell’Archivio di Stato di Caserta (Busta 2566, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, S. Germano, Anno 1856), era in gran parte terreno demaniale ed era denominato Montemarino. Siccome l’Amministrazione comunale di S. Germano già allora lo concedeva agli abitanti del Villaggio di Caira per gli usi civici, è pensabile che anche nei secoli precedenti fosse adibito allo stesso uso.
Ma nell’evolversi delle vicende umane, per quanto concerne l’uso di quel colle, non sempre le cose filarono lisce per gli abitanti di Caira. A metà circa dell’Ottocento infatti ci fu un tentativo di sottrarre quel terreno a chi ne beneficiava per farlo diventare, col tempo, proprietà privata. Come risulta dal documento appena citato, nell’anno 1856 il Signor Vincenzo Nacci di S. Germano chiese “… di censire senza lo sperimento delle subaste “ quel Colle al prezzo di “… un carlino a moggia”. Da parte dell’autorità la richiesta venne osteggiata per due motivi. In primo luogo venne spiegato al Sovra-Intendente di Caserta che “… gli abitanti del villaggio di Caira sono quasi tutti contadini e pastori che hanno assoluto bisogno di terre suburbane, onde potervi pascolare quel dato numero di animali che la Legge a tutti i poveri consente. Ora togliere un tanto beneficio a sì misera gente, è tale un grave sconcio, da far effettuare una rivoluzione colà, come altra volta avvenne quando lo stesso Nacci, concependo il pensiero di divenir padrone di quel terreno, lo recinse di macerie…”. Gli abitanti di Caira in quella occasione abbatterono i muri e minacciarono il Nacci di maggiori mali. In secondo luogo l’autorità rilevava che quel terreno “… essendo atto al pascolo e alla piantagione di olivi e viti, e molto di più merita di esser pagato…”.
Come si evince da queste brevi note, gli abitanti del Villaggio di Caira, una volta, sapevano far valere con le unghie e con i denti i propri diritti e … guai a chi glieli toccava!
Risolta quindi quella intrigata questione, col passare degli anni alcune zone del Montemarino vennero acquistate da privati cittadini e su di esse sorsero delle abitazioni e quando fu deciso di adibirlo a sede per la costruzione del cimitero di guerra le stesse, in gran parte, vennero espropriate e abbattute e ricostruite in alcuni casi ai piedi della collina.
Nell’anno 1959 iniziarono i lavori per la costruzione del cimitero militare germanico e man mano che essi procedevano, si iniziava già a trasferirvi i resti dei tedeschi caduti nell’Italia meridionale, esclusa la Sicilia, per la maggior parte morti sotto i bombardamenti nella zona di Cassino.
Subito dopo il passaggio del fronte, oltre la Linea Gustav, dopo il mese di maggio del 1944, si provvide a raccogliere in cimiteri di fortuna i numerosi caduti di ogni esercito, in attesa della sistemazione definitiva in quelli di guerra che oggi esistono nella nostra zona (inglese, polacco, francese, italiano e tedesco). I caduti germanici furono gli ultimi ad essere raccolti ed alcune decine di essi furono rinvenuti proprio al momento dell’inizio della costruzione del cimitero. Ancora oggi si effettuano ritrovamenti lungo la lunga Linea Gustav e i resti vengono portati nel cimitero del Collemarino. Anche in questi ultimi mesi sono stati ritrovati resti di soldati e ufficiali germanici a Vallerotonda, a Valvori, a Civitella Casanova di Pescara ed alcuni riposano già nel cimitero di Caira. Dagli iniziali 20.035, si è arrivati oggi a circa 20.080 caduti, ma molti sono ancora i dispersi. Negli anni precedenti, ogni qualvolta veniva individuato lo scheletro di un soldato tedesco, si avvisavano le autorità comunali o le locali stazioni dei Carabinieri che provvedevano a contattare i rappresentati dell’ambasciata o del consolato che si occupavano del recupero dei resti e della sistemazione presso centri di raccolta. L’Amministrazione comunale di Cassino aveva dato l’incarico di provvedere al recupero delle salme dei soldati di ogni nazione che aveva combattuto nella zona alla ditta Coppola e il grosso del lavoro fu portato a termine nei primi anni cinquanta proprio con la raccolta dei caduti germanici.
I primi a trovare riposo nel cimitero di guerra di Caira furono i soldati tedeschi sepolti nei vari cimiteri civili della zona compresi i circa duemila provvisoriamente tumulati anche in quello di Caira, dove erano stati sepolti quando si era combattuto a Napoli e a Montelungo.
Quella della raccolta dei militari caduti nelle quattro battaglie di Cassino fu un’impresa veramente ardua. Testimoni oculari raccontano di scene apocalittiche rimaste impresse nella loro memoria. Dappertutto mucchi di cadaveri in avanzato stato di decomposizione, specialmente quelli che si trovavano nella zona coperta dalle acque del fiume fatto straripare. Cimiteri frettolosamente allestiti per offrire una prima dimora ai morti man mano che venivano raccolti dai loro commilitoni, come quello che sorgeva all’inizio della salita che porta a Caira, ai piedi del colle del Morrone, che raccoglieva i morti indiani, come ricorda Salvatore Nardone. Quelli che erano alla vista di tutti furono naturalmente raccolti per primi, ma più difficile fu ritrovare coloro che erano rimasti sepolti sotto i cumuli delle macerie, nei bunker e nelle casematte, nelle numerose gallerie crollate e nelle caverne naturali della zona. Segnalazioni continue arrivavano dai cittadini che per primi erano rientrati e che riprendevano nei campi e sulle montagne le attività interrotte forzatamente circa un anno prima.
I lavori per la costruzione del cimitero militare germanico, iniziati sotto la supervisione dell’architetto Tischler si protrassero per diversi anni, fino al 1964, e furono portati a termine dal Professor Offenberg e solo verso la fine furono eseguite alcune opere essenziali, come ad esempio la costruzione della larga e dritta diramazione che oggi dalla strada provinciale di Caira porta direttamente allo spiazzale che si trova ai piedi del cimitero. Per diverso tempo infatti l’accesso al cimitero fu assicurato da una stretta stradina che non seguiva l’attuale tracciato e che costituì un notevole ostacolo per i mezzi pesanti che dovevano trasportare l’occorrente per eseguire i lavori. Una delle imprese più difficili fu quella di sistemare nella sala dell’edificio di ingresso, al culmine della scalinata che prende luce da un’apertura del soffitto, l’imponente scultura denominata “Afflizione e Conforto”. Il pendio notevolmente accentuato del Collemarino e i muraglioni di sostegno delle varie terrazze, tutti in granito, permettevano solo l’uso di piccoli mezzi di trasporto denominati “Unimog”.
Il cimitero militare germanico del Collemarino occupa più della metà della parte anteriore della collina, è rivolto a sud, è formato da cinque terrazze ascendenti e da due semiterrazze ad est nella parte più bassa ed è diviso in 34 campi, come risulta dalla cartina appresso riportata. Sulla sua sommità svetta tra alti cipressi una croce di bronzo alta 11 metri, oltre la quale si trovano le fosse comuni. Pur essendo terminati i lavori nell’anno 1964, il cimitero fu aperto al pubblico il 4 maggio del 1965, alla presenza dell’allora Abate di Montecassino Ildefonso Rea1.
Da sempre il cimitero germanico di Caira è meta di un continuo pellegrinaggio di gente che proviene da ogni parte del mondo, non solo dai paesi europei, e il numero dei visitatori aumenta ogni anno sempre più, anche per effetto delle iniziative intraprese da varie organizzazioni. Nel corso di ogni anno si succedono all’ombra dei cipressi che svettano solenni sulle tombe diverse cerimonie di commemorazione alle quali partecipano non solo reduci e autorità, ma anche molti abitanti del paese, chiamati dal mesto e solenne richiamo delle campane.
Il cimitero militare germanico di Caira è oggi un’oasi di pace che invita alla preghiera e alla riflessione tutte le genti desiderose solo di essere accomunate da un unico spirito di amore e di fratellanza.
L’organizzazione tecnica e l’accettazione dei visitatori viene curata in modo encomiabile dal responsabile Sig. Liberato Della Posta che, con una squadra di operatori del posto, contribuisce anche alla manutenzione di tutta l’area su cui sorge il sacrario.
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