L’Abate Bernardo I Ayglerio e la sua opera di riorganizzazione della “Terra di San Benedetto” nel sec. XIII

Studi Cassinati, anno 2004, n. 1/2

di Guglielma Sammartino

“Rinnovaronsi i Cassinesi destini per cura del nuovo abate Bernardo. Costui invero è a reputarsi uno degli abati Cassinesi che più degli altri beneficiarono alla Badia e presero grande parte agli avvenimenti del loro tempo1”.
Così scrisse Luigi Tosti, insigne studioso del cenobio benedettino, per descrivere, condensando in una sola frase, l’importanza del ruolo rivestito dall’Abate Bernardo nel periodo che lo vide alla guida del Monastero Cassinese.
Bernardo Ayglerio, nativo di Lione, sin da giovanissimo si dedicò agli studi nel Monastero di Savigny, consacrato a S. Martino, nelle campagne di Lione.
I Progressi dimostrati nella disciplina monastica e nelle lettere gli fecero meritare dapprima cariche di fiducia all’interno del suo monastero, poi la nomina, nel 1256, di Cappellano del Sommo Pontefice Alessandro IV, nonché la nomina di Abate del monastero di S. Onorato a Lerino, in Provenza.
L’attività di Bernardo a Lerino è stata di profonda preparazione a quella riconquista delle terre cassinesi che lo renderà celebre, allorquando, nel 1263 Papa Urbano IV lo scelse alla guida della gloriosa Abbazia di Montecassino.2
La figura di questo Abate acquista il suo maggiore significato se rapportata alle tormentate vicende che videro protagonista il Monastero Cassinese e il suo territorio nel corso del XIII secolo.
Fu questo un periodo nodale, con il passaggio dalla dominazione sveva a quella angioina. Dal 1220, infatti, con l’elezione a imperatore di Federico II, l’intera Terra di San Benedetto subì i contraccolpi della centralizzazione di potere a cui mirava il nuovo sovrano che, tra l’altro, era anche in aperto conflitto con Papa Gregorio IX che non indugiò a scomunicarlo il 24 marzo 1239.3
Alla somunica seguì l’immediata occupazione del Monastero da parte di truppe imperiali, i monaci furono espulsi e alcuni di loro furono obbligati a cedere la metà delle rendite del loro patrimonio.
Tra le mura del Monastero fu creato un vero e proprio presidio e gli stessi abitanti della Terra di S. Benedetto furono costretti a lavori militari.
Come più tardi scriverà lo stesso Bernardo “Il Monastero era stato trasformato in una spelonca di ladroni, per ben ventisei anni, durante i quali il patrimonio dell’Abbazia era andato in completo sfacelo”.4
Anche alla morte di Federico II (1250), con l’erede Corrado IV e il reggente del regno Manfredi, Montecassino continuò a risentire dell’incertezza politica del momento.
Un nuovo scenario politico si aprì però negli anni 1262-63 allorquando il Pontefice Romano concluse l’accordo in base al quale la corona di Sicilia era offerta a Carlo D’Angiò. Era lo stesso anno in cui Bernardo I fu chiamato da Papa Urbano IV al governo abbaziale di Montecassino, anche se, a tutti gli effetti egli assunse il suo ufficio solo tre anni più tardi, quando cioè Manfredi, il 26 febbraio 1266, subì a Benevento una sconfitta fatale ad opera di Carlo D’Angiò.
Bernardo accolse festosamente Carlo, donandogli duemila once d’oro e ponendo l’Abbazia e l’intera Terra di San Benedetto sotto la sua protezione.5
Dal momento in cui assunse in pieno il suo ruolo di Abate, Bernardo si dedicò in modo particolare ad una fondamentale opera di riorganizzazione patrimoniale dell’intera Terra Sancti Benedicti attraverso le Inquisitiones, inchieste formali attuate al fine di operare una ricognizione di tutti i beni, i diritti, i servizi, i redditi di competenza dell’Abbazia e ad essa dovuti dalle Universitates o dai singoli abitanti di esse.
In questo particolare frangente di vera e profonda organizzazione dell’intero patrimonio era necessaria una personalità forte come quella di Bernardo, figura non solo dotta ma soprattutto energica e al contempo discreta e prudente nel portare avanti una missione precisa: risollevare le sorti del Monastero e restaurarne il patrimonio per ristabilre un controllo centrale sul territorio.
Fra i mezzi da lui adoperati a questo scopo uno dei più significativi fu, come già detto, la rassegna universale del patrimonio abbaziale nella Terra di San Benedetto.
Le Inquisizioni, insieme ad una lunga e interessante serie di documenti comprovanti donazioni, lasciti, passaggi di proprietà, contratti di enfiteusi e di livello, sono accessibili nell’edizione dei “Regesti Bernardi I Abbatis Casinensis Fragmenta”, curata da Anselmo Maria Caplet, edita a Roma nel 1890.
Questa grandiosa opera si è rivelata utile e preziosa anche per ricostruire alcuni aspetti del quadro territoriale, ambientale e sociale della Terra di san Benedetto nel sec. XIII.
I Regesti di Bernardo, nel restituire una grande quantità di toponimi in uso a quel tempo, di nomi dei proprietari intestatari dei contratti e dei beni citati, di informazioni preziosissime sui tipi di coltura praticati sul territorio, sull’allevamento, sul commercio, sugli usi e i costumi della popolazione, fino alla descrizione, anche particolareggiata, dei tipi di abitazione e dei materiali da costruzione usati, hanno l’inestimabile merito di conservare tra le loro pagine la memoria di aspetti del nostro territorio altrimenti poco conosciuti e di costituire una base di partenza e uno stimolo verso studi ancora più approfonditi sulla Terra di San Benedetto.
L’intero periodo in esame, che prese consistenza e valore per l’opera di Bernardo Ayglerio, è quanto mai interessante non solo per gli immediati riflessi sull’Abbazia, sull’intera Terra di San Benedetto e, soprattutto, sulla città di S. Germano, ma anche per i riflessi che ebbe sull’Italia intera, in un momento in cui questa si avviava a nuove forme di vita politica, comunque condizionata dalla preponderanza monastica e dagli aspetti religiosi del tempo.
L’epoca di Bernardo I può dunque essere vista come un’epoca in cui l’attività feudale si ridesta con nuove e rinnovate energie, sotto la guida di un abate vigoroso e tenace, con la cui opera l’Abbazia riafferma e riorganizza una certa potenza prima dell’imminente fervido periodo della civiltà comunale.
Bernardo I sicuramente rimane una delle figure più significative della storia cassinese anche per aver attuato leggi e assunto posizioni destinate a rinsaldare il progressivo sfaldamento del potere feudale cassinese oltre che per aver istituito ospedali e opere a favore di poveri e indigenti.

1 TOSTI L., Storia della Badia di Montecassino, I-IV, Roma, 1889, p.7.
2 SABA A., Bernardo I Ayglerio, Montecassino, 1931.
3 RICCARDO DA S.GERMANO, Chronica, a cura di GARUFI C.A., Bologna, 1938 (Rerum Italicarum Scriptores, 7, 2) p.199.
4 FABIANI L., La Terra di San Benedetto. Studio storico-giuridico sull’Abbazia di Montecassino, voll. I-II, Montecassino, 1968, p.137.
5 FABIANI L., op. cit., p.138.

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