Studi Cassinati, anno 2002, n. 1
di Giovanni Petrucci
Ricorre quest’anno un secolo da quando Giuseppe Picano realizzò in Sant’Elia Fiumerapido, alla destra di un ramo del Rapido, una delle prime centrali idroelettriche d’Italia.
Questi fu uno dei personaggi illustri della storia santeliana, che fece onore al paese, al quale voleva tanto bene; ed era ricambiato dai Santeliani, che ricorrevano a lui per consigli e guida nella difficile e dura vita di allora. Fu sindaco del paese intorno al 1906 e consigliere comunale per tanti anni. Era avvocato dotato di vasta e profonda cultura; in età giovanile, nel 1873, pubblicò a Sora La storia di S. Elia Fiumerapido, nel 1900 raccolse interessanti notizie sul Santuario di Casalucense[2] e nel settembre del 1911 tradusse in endecasillabi sciolti Il Paradiso Racquistato[3] di Johon Milton. Come si rileva dalla Enciclopedia Italiana Treccani, Vol. XXXIII, è l’unica traduzione ancora fino ad oggi esistente in Italia: la lingua è sobria, tipica del secolo, e rende agevole la lettura dei 2070 versi del poema in quattro libri, specialmente dei dialoghi semplici e vivaci.
In paese si dà grande rilievo, e giustamente, all’acutezza che egli ebbe, accanto allo studio, di essere uno dei continuatori della tradizione industriale della famiglia.
Nel 1901 impiantò in Via Nuova Cartiera una centrale idroelettrica sfruttando la caduta dell’acqua di un ramo del Rapido che già azionava le turbine dell’opificio: erano due dinamo, che producevano corrente continua di 110 V, ed avevano una potenza di 32 Kw, allora più che sufficienti per l’illuminazione delle case e del paese; in verità, col passare degli anni, il consumo aumentò notevolmente e alla sera l’impianto ne risentiva; per questo motivo il figlio, ing. Giovanni, potenziò tale centrale e ne realizzò successivamente anche una nuova lungo lo stesso fiume, sotto Campo di Manno, per fornire corrente elettrica a Valvori, frazione di Vallerotonda. Il primo centralinista fu Domenico Genovese, che già lavorava nell’azienda Picano; a lui successe il figlio Pietro, che restò al suo posto fino alla vigilia delle battaglie combattute in S. Elia, quando i Tedeschi ai primi di dicembre del 1943 le minarono. Al rientro dallo sfollamento, sotto la guida dell’ing. Giovanni Picano, egli con l’aiuto del fratello Antonio, il famoso monteaballe,come lo chiamavano con acutezza i Santeliani, uno dei primi impiantisti del paese, e del figlio Menicuccio, nel mese di luglio del 1944, riuscì a riattivarne una e a ridare la corrente ai Santelaiani che tornavano in paese.
Le centrali cessarono la loro attività nel 1968, a seguito della nazionalizzazione dell’energia elettrica.
In questa occasione ricordiamo che solo nel 1882 lo scienziato francese Lucien Gaulard e l’inglese J. W. Gibbs brevettarono un tipo di trasformatore elettrico che chiamarono generatore secondario di tensione; lo sperimentarono nel 1883 a Londra e nel 1884 all’Esposizione Universale di Torino. Le ricerche intorno a questo trasformatore, insieme con la scoperta del campo magnetico rotante di Galileo Ferraris, furono una tappa imprescindibile per lo sviluppo della corrente elettrica alternata, indispensabile per il trasporto a rilevanti distanze delle sorgenti di forza motrice, che successivamente permisero il sorgere dell’industrializzazione moderna.
Le centraline elettriche che sorsero intorno agli anni 1900 vennero utilizzate esclusivamente per l’illuminazione delle strade delle città.
La prima centrale italiana ed europea fu quella del 1883 del teatro di S. Radegonda di Milano, che contava su una potenza di 400 Kw ed era in grado di poter assicurare l’illuminazione delle principali vie della città; nello stesso anno ne fu installata un’altra a Roma; ambedue erano a corrente continua e sfruttavano motori a vapore.
Da precisare ancora che la lampada a filamento, o lampada a incandescenza, nacque nel 1841, ma solo nel 1880 divenne un prodotto commerciale, soprattutto per merito di Thomas Alva Edison che introdusse il filamento costituito da fibre di bambù carbonizzate. L’illuminazione pubblica per le città si ebbe intorno al 1900.
La prima centrale idroelettrica poi si fa risalire al 1866, a quella costruita sfruttando le abbondanti cascate dell’Aniene, che servì poi ad illuminare la città di Terni[4];
Ma tutte queste centrali erano in alta Italia.
Nel Meridione S. Elia Fiumerapido può vantare il sorgere della sua prima centrale intorno agli anni 1900; altre numerose sono sorte posteriormente, fino a quella del 1954 di 50 Mw, che porta il nome di Impianto di Cassino I. Il Comune poteva così sostituire l’illuminazione a petrolio[5] e stipulare quindi un contratto il 31 maggio 1901 per l’illuminazione pubblica “nel modo più conveniente per l’estetica” del paese con l’elettricista Giuseppe Utili[6]. Questi provvide ad installare per le strade:
4 lampade da 400 Watt,
10 lampade ad incandescenza da 32 candele
20 lampade ad incandescenza da 16 candele
13 lampade ad incandescenza da 10 candele
La vita del paese cambiò notevolmente: nelle botteghe artigiane si prolungò la giornata lavorativa, mentre per le strade si attardavano le persone a chiacchierare tranquillamente dei fatti accaduti; sotto il globo di piazza Antonio Riga e di Fuorilaporta i ragazzi si rincorrevano o sostavano curvi sulle ginocchia a giocare con i bottoni che andavano a prendere a lato della Cartiera, alla destra del Rapido. Nel palazzo Picano di via delle Torri esiste ancora un salotto chiamato La Radio, a ricordo del primo apparecchio radio installato intorno agli anni 1925 nel paese; qui si riunivano amici e parenti ad ascoltare le notizie diramate ad una certa ora da Roma.
Nel 1910 poi Giuseppe Picano realizzò la prima sala cinematografica in Via delle Torri, di fronte al campanile della Chiesa di S. Cataldo; per questo motivo confluivano in paese anche da Cassino i giovanotti per assistere alla proiezione di films muti, accompagnati dal pianino melodico.
Gli interessi del Picano spaziavano anche nel campo della fotografia: tante immagini che adornano le pareti delle varie stanze del palazzo e documentano la vita del paese, furono eseguite nello studio di Via delle Torri.
[1] Riportiamo la notizia comparsa sul Giornale d’Italia del 20 maggio 1937 a firma di Angelo Angelosanto:“La morte di Giuseppe Picano a S. Elia Fiumerapido. Sant’Elia Fiumerapido, 20. Dopo brevissima malattia, cristianamente sopportata, munito della particolare benedizione del Santo Padre, cessava di vivere il cavaliere don Peppino Picano.
La notizia ha prodotto un senso di vivo rimpianto e profonda costernazione in tutti i Santeliani, in tutta la vasta zona del Cassinate, in Campania e negli Abruzzi. Il Picano era notissimo ed apprezzato, mercé le sue preclare doti di uomo attivo, di studioso e di letterato.
I funerali si sono svolti in una forma sobria, secondo le ultime volontà dell’estinto. La cittadinanza ha voluto tributare l’estrema prova d’affetto e ricordarlo accompagnando le care spoglie fino al cimitero. Seguivano il labaro del Comune, autorità e professionisti locali e dei paesi circonvicini. Commoventi parole ha pronunziato in onore del defunto l’arciprete Don Gennaro Iucci alla Messa di Requiem.
Inviamo le sincere condoglianze nostre e del nostro giornale alla signora Giacinta Ferrante, moglie dell’estinto; ai figli ing., cav. Giovanni, valoroso ufficiale della Grande Guerra, alle sig.re Teresa, Antonietta e Rosina; alla nuora Maria Costantini; ai generi commendator Pasquale Scotto e dottor Aurelio Ponari, ed agli altri parenti.
Don Peppino Picano contava 82 anni. Fin da giovane, nelle aule universitarie, si fece apprezzare pel suo eletto ingegno. Il grande De Sanctis ebbe ad elogiarlo per la pubblicazione di una poema letterario. Seguitò a coltivare gli studi filologici delle lingue classiche che erano la sua passione, di quelle moderne e di argomento storico. Poliglotta, parlava sei lingue; dobbiamo al Picano la traduzione, unica certamente in Italia, del «Paradiso Racquistato» di Milton. La rivista «Civiltà Cattolica», nel quad. 1492 del 17 agosto 1912, dichiarava che la «traduzione del Picano è la prima che si legge in idioma italiano del secondo poema del grande epico inglese, per cui dobbiamo essere grati al bravo traduttore; l’opera italiana si legge con cotal sostenutezza che suole essere non agevole a conciliare con la fedeltà del testo; e cioè rivelando la non lieve fatica del Picano, ci viene palesato il suo fertile e sublime ingegno». Il cav. Picano fu anche appassionato cultore di musica. Nel campo storico era un paziente e profondo ricercatore di fonti e molte monografie si leggono di lui sull’origine delle varie contrade santeliane e del Cassinate, castelli, ruderi ancora esistenti che rimontano all’epoca della Roma repubblicana ed imperiale. È molto nota la pubblicazione «Il Santuario di Casalucense e zona circostante».
Fu Sindaco del Comune più volte e ricoprì varie cariche pubbliche.
Il movimento fascista fu dal grande estinto accolto con vero entusiasmo.
[2] Notizie intorno al Santuario di Nostra Signora delle Indulgenze, Cassino, Tipografia Ciolfi, MCM.
[3] Il Paradiso Racquistato di Giovanni Milton nella trraduzione di Giuseppe Picano, Napoli, 1911.
[4] nel 1883 ne venne costruita un’altra in provincia di Sondrio e l’illuminazione nel 1893 doveva allietare Sondrio e Morbegno, ma il progetto fu realizzato nella sua completezza solo nel 1898; nel 1894 venne inaugurato l’impianto di illuminazone di Delebio; l’anno successivo la società tiranese La forza Elettrica, con la centralina di S. Giacomo Filippo in Valle Spluga permise l’illuminazione di Tirano; nel 1896 venne inaugurato l’impianto di Novate Mezzola; nel 1897 la Società Elettrica Morbegnese realizzò la centralina di Cosio, che permise l’illuminazione del capoluogo della Bassa Valtellina; alla fine del 1899 la Società L’Elettrica realizzò la centralina di Roncale sul torrente Valfontana e poté illuminare il capoluogo. Nel 1901 e negli anni seguenti sorsero diverse centraline, di cui elenchiamo le seguenti: una sul torrente Roncaiolo, che si allacciava a Villa di Chiavenna, una sul torrente Vertura in località S. Bernardo, una sul torrente Rabbiosa, che serviva tre frazioni di Campodolino, una in Mulini di Tiolo, che serviva Grosio, Grossotto e Sondalo, ancora, in Torre S. Maria in Valmalenco, sul torrente Mallero a Curlo, e a Gambaro vicino Sondrio.
[5] M. Lanni, Sant’Elia su Rapido, Napoli, 1873, p. 49: “Le vie interne di S. Elia sono tutte anguste e tortuose… illuminate la notte a petrolio”
[6] Archivio di Stato di Caserta: lo schema del capitolato di appalto venne approvato dal Corpo Reale, XI Compartimento, del Genio Civile di Caserta il 24 aprile 1901 e il Contratto di appalto venne stipulato con il Consiglio Comunale di S. Elia Fiumerapido il 31 maggio 1901.
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