Studi Cassinati, anno 2002, n. 1
La foto, rarissima, ci documenta il tracciato delle mura della romana Casinum snodantisi lungo la mulattiera che conduceva al convento dei Cappuccini, nella zona dell’attuale ex colonia solare. Di lì volgevano verso la Rocca Janula per poi risalire il crinale settentrionale di Montecassino, fino all’acropoli. Sul lato opposto, verso sud, le mura discendevano dall’acropoli per andare ad intercettare la strada di accesso alla città (l’attuale “Campo di porro – via Crocifisso”), per aprirsi in quella che convenzionalmente viene detta Porta Romana e scendere ulteriormente per abbracciare, dopo un angolo retto, l’intero centro urbano dell’antico abitato scorrendo a monte della bella via basolata che volge verso l’anfiteatro. Per l’esattezza puntavano verso la cosiddetta tomba di Ummidia Quadratilla, inglobandola, e, dopo l’odierno museo archeologico, si aprivano con la Porta Campana, di cui sono ancora visibili le imposte di base, a nord del museo. In questo punto gli scavi ci rivelano che le mura attraversavano quasi ortogonalmente la statale per Montecassino e subito dopo risalivano obliquamente verso il convento dei Cappuccini (vedi la foto): lungo quest’ultimo tratto è ancora visibile la vecchia mulattiera per Montecassino, anche se manomessa dalle ville sorte in tempi recenti.
Nel tracciare il suddetto percorso, che è poi quello suggerito dal Carettoni anche in uno schizzo del 1952 (vedi fig.), mi viene in mente la balzana ricostruzione del sito, non proposta, ma tassativamente affermata, da qualcuno che da un po’ di tempo trova ospitalità su giornali locali e, ultimamente, ha anche trovato lo sponsor pubblico per un libro, dove annunciare le sue “scoperte”. In breve il Nostro pone ai piedi di Montecassino, “all’altezza dell’attuale così detto Palazzo del Barone”, una fantomatica “Porta Janualis”, di cui ha trovato traccia, evidentemente, in documenti esclusivi di sua proprietà, con il risultato che avremmo, in tal modo, una porta che si apre a circa 900 metri dalle mura cittadine (una porta senza mura!), doppione inutile della Porta Campana – abbiamo appena visto come le mura, da quest’ultima, risalivano verso Rocca Janula anziché discendere a valle verso il bivio per Montecassino –. Non basta, all’interno della “Porta Janualis” sorgeva anche un tempio dedicato a Giano: anche questa notizia è di esclusiva proprietà del Nostro. Tra le sue fonti ci sarebbe la notizia del ritrovamento di una testa di Giano bifronte avvenuto “proprio dietro il Palazzo del Barone”; non sa, il novello Schliemann, che la notizia la diffuse proprio il sottoscritto alcuni lustri fa, precisando, però, che il manufatto fu ritrovato tra le macerie di una civile abitazione, dunque probabile proprietà di un collezionista – ora è finito in una casa privata di Aquino; chissà se fra cento anni qualcuno non penserà ad un tempio di Giano anche ad Aquino! –. Altra amenità del Nostro è quella di collocare il foro di Casinum sul sito di una necropoli dell’età del ferro, nei pressi dell’anfiteatro, riportata alla luce da Gianfilippo Carettoni nel 1951-52. Tralascio tutte le altre chicche (e ne sono tante!) che potrebbero essere oggetto di varia ironia.
Non varrebbe la pena soffermarsi su tali questioni se non vi fosse un aspetto che ritengo di particolare gravità: passino gli articoli sui giornali, che si leggono e poi si gettano; ma non puó passare una pubblicazione del genere, finanziata da un’amministrazione comunale e da una Pro Loco, che finirà per circolare nelle scuole tra insegnanti e soprattutto alunni non adeguatamente attrezzati per valutare l’attendibilità di quanto in essa è contenuto.
Emilio Pistilli
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