Studi Cassinati, anno 2002, n. 3/4
di Sergio Saragosa
Lungo il tracciato della strada provinciale che da Cassino conduce a Caira, all’altezza della contrada Monterotondo, sulla sinistra, si notano alcuni capannoni protetti da un alto muro sormontato da filo spinato: è il Magazzino Materiali Artiglieria e Difesa Chimica di Tipo ‘B’ .
La sua storia ebbe inizio con lo scoppio della prima guerra mondiale, quando si rese necessario costruire un campo di concentramento per raccogliere i prigionieri di guerra austro-ungarici (1915/18).
Nel corso dei primi anni di guerra, per l’appunto, scelto quel sito, si procedette all’esproprio dei terreni che appartenevano agli ex sindaci di Cassino, Stanislao Iucci (1883-1894) e, per la maggior parte, Antonio Martire (1901-1910), inoltre a Luigi di Vizio fu Benedetto, ai coniugi Pietro Paolella fu Giuseppe e Maria Giovanna Falovo fu Luigi, a G. Battista Grossi fu Cosimino, ad Antonia del Duca fu Gesualdo e alla Prebenda Canonica Parrocchiale S. Biagio, come risulta dai documenti conservati nell’Archivio di Stato di Frosinone
L’area espropriata era abbastanza vasta e immediatamente si diede inizio ai lavori che furono portati a termine celermente. Non altrettanto celermente, però, si provvide al pagamento degli espropri, come si rileva da un sollecito avanzato dai coniugi Paolella e Falovo, che nel 1918 chiedevano il pagamento della somma loro spettante, adducendo a motivo della richiesta il fatto che ”era stato loro promessa la sollecita definizione della pratica per permettere l’acquisto di un nuovo fondo che consentisse di poter tirare avanti con i prodotti della terra, come avevano fatto fino ad allora”.
In quel campo passò un lungo periodo di prigionia Ludwig Wittgenstein autore del celebre Tractatus logico-philosophicus, che non volle approfittare di un intervento del Vaticano su interessamento della sua famiglia, per un immediato rientro in patria. Di questo periodo di prigionia a Cassino, che si protrasse fino al 1919, ha dettagliatamente scritto un suo compagno, prigioniero nello stesso campo, lo storico Franz Parak, nel libro ”Wittgenstein prigioniero a Cassino”.
Franz Parak descrive nel testo il campo e racconta come in esso si viveva, così sappiamo che allora esso “era costituito da due file di baracche circondate da un alto muro, divise in piccole stanze e lungo le pareti c’erano più letti in ferro con materasso, cuscino e due coperte”. Il riferimento alle due coperte è dovuto al fatto che Parak vi giunse nell’autunno del 1918.
Oltre ai soldati, il campo ospitava circa duemila ufficiali. Da una ispezione effettuata il 14 febbraio 1919 risulta che il campo ospitava complessivamente 35.000 prigionieri, come riportato nel testo “I Cappuccini e la Croce Rossa Italiana” di Achille Mauro. Al termine delle ostilità, rimpatriati tutti i prigionieri, il Comune di Cassino, nel 1920, cedette la struttura, per la somma di £.4.000, alla Scuola Allievi Carabinieri Reali, che vi acquartierò il Secondo Battaglione, forte di circa 7.000 uomini.
Dopo qualche anno, il comprensorio passò al servizio dell’Artiglieria, di cui ospitò una Sezione, fino alla seconda guerra mondiale, durante la quale fu raso al suolo.
Dopo l’annuncio dell’armistizio dell’otto settembre 1943, essendo diventato un deposito di vestiario, di calzature e di materiale vario del nostro esercito, fu occupato immediatamente dai tedeschi che usarono per il loro esercito tutto quello che conteneva, servendosi della gente della zona per inventariare e confezionare ogni cosa. Al loro arrivo, infatti, il contingente militare italiano in servizio era stato costretto ad abbandonare precipitosamente il posto.
Parzialmente riattivato durante il periodo della ricostruzione, diventò Deposito Centrale Materiali di Artiglieria e il Genio Militare ricostruì solo il capannone N° 12. Nel 1974, nel processo di ristrutturazione degli Enti di Servizio, il Deposito è stato declassato a Magazzino Materiali Artiglieria e Difesa Chimica di Tipo “B” e nel 1990 è passato alla dipendenza del Centro Rifornimento di Commissariato “A1” di Roma.
Attualmente il Magazzino si estende su una superficie di 24.000 mq. con lo sviluppo perimetrale di 920 metri, costituito da muro con sopraelevazione di filo spinato che racchiude 4 capannoni.
La parte a destra della strada, coperta da anni da una fitta e alta vegetazione, conserva ancora i resti delle mura perimetrali che costituivano le basi dei numerosi capannoni visibili nella foto N°1.
Dagli abitanti della zona esso è sempre indicato col nome di “Concentramento”.
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