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Studi Cassinati, anno 2017, n. 1
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di Adriana Letta*
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Pubblico delle grandi occasioni nella sala degli Abati a Cassino venerdì 31 marzo per una nuova iniziativa del CDSC (Centro Documentazione e Studi Cassinati – Onlus), la presentazione del libro del suo presidente Gaetano de Angelis Curtis: La Prima Guerra Mondiale e l’Alta Terra di Lavoro – I caduti e la memoria, edito con il patrocinio ed il contributo del Consiglio Regionale del Lazio e dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Un’opera di grande valore storico, frutto di un lavoro immane di ricerca, documentazione, verifica, portato avanti per anni e che ora vede la luce e segna certamente un riferimento importante per tutto il territorio.
Il giornalista Fernando Riccardi, moderatore, annunciato che il Prefetto Zarrilli aveva avvertito di non poter essere presente, ha dato subito la parola al Sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro, che nel porgere il suo saluto ha ringraziato l’Autore e ribadito l’importanza di Cassino come fulcro di un vasto territorio, la Terra di lavoro, con un ineludibile ruolo non solo nella seconda guerra mondiale, più celebrata e rievocata, ma anche nella prima e che non bisogna scappare dal passato ma utilizzarlo come base per costruire il futuro.
Il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo ha riaffermato l’alto valore educativo del recupero della memoria storica. Il libro, ha osservato, in un primo momento può scoraggiare, ma se si inizia a leggere, non lo si lascia più. In particolare si è soffermato sul capitolo che parla di Chiesa e guerra, in cui si mostra il coinvolgimento della Chiesa, seppure inizialmente neutrale, nel sostegno alla mobilitazione civile, nell’assistenza religiosa ed economica della popolazione locale. In particolare il libro richiama la figura dell’Abate Gregorio Diamare, ordinario di Montecassino, segnalato al Presidente del Consiglio Salandra tra i vescovi «meritevoli di ringraziamento». L’Abate si trasferì in città e proprio nel palazzo abbaziale ci fu il centro organizzativo per rispondere meglio alle necessità, emergenze e invocazioni della gente di Cassino, tanto che gli fu poi conferita la Medaglia d’Oro per tutta l’attività svolta durante e dopo la guerra in favore dei soldati, delle famiglie e degli orfani. Tutto ciò, ha concluso Antonazzo, è una linfa vitale che non può non lasciare traccia e continua a scorrere in profondità e qualifica e identifica la cittadinanza. Queste energie vitali servono ancora oggi nelle emergenze e a farci trovare convergenti là dove c’è una questione sociale. Cassino lo ha dimostrato e lo dimostra ancora se mantiene la memoria storica ravvivando il passato nel presente.
Tutti concordi gli altri saluti istituzionali. Il Col. Francesco D’Ercole, Comandante 80° Reggimento RAV Lazio, ringraziando e complimentandosi con l’Autore, si è soffermato sul capitolo dedicato ai prigionieri austro-ungarici e al Campo di concentramento di Caira-Cassino, in cui le condizioni di vita erano abbastanza buone e costituiscono ancora oggi un esempio di umanità e civiltà.
Prendendo spunto da ciò, Marino Fardelli, Consigliere della Regione Lazio, ha suggerito una riflessione comune perché le istituzioni dialoghino, al di là delle appartenenze politiche e, al fine di conservare e consegnare ai giovani la memoria storica, provino a fare squadra e ideare un modo di valorizzare l’ex Campo di concentramento, anziché venderlo e snaturarlo. Ha invitato pertanto le istituzioni presenti, anche quelle culturali, a pensare ad un diverso modo di utilizzo e valorizzazione di questo monumento storico.
Il Rettore dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale, prof. Giovanni Betta, dicendosi orgoglioso che il simbolo dell’Ateneo sia su un libro così importante per aiutare la memoria e trovando “splendido” vedere la sala piena, a dimostrazione che la Città “ha memoria”, ha ringraziato l’Autore, sottolineando che per conservare davvero la memoria occorrono i libri più che le pubblicazioni online, per tramandare ai giovani riflessioni, ricerche e studi.
La presentazione del libro è toccata, e non poteva essere altrimenti, alla prof.ssa Silvana Casmirri, docente eminente di Storia contemporanea dell’Ateneo cassinate, e lo ha fatto da par suo, riuscendo a coniugare perfettamente la necessità di sintesi con la chiarezza e la consegna ai presenti di che cosa il libro contiene e rappresenta e in che modo. De Angelis Curtis, ha detto, si è attenuto ad una documentazione sconfinata, vagliata con cura ed estrema attenzione. La Premessa, che fa da introduzione all’opera, è come un piccolo libro a sé stante, in essa si sente una certa pietas, perché l’Autore coniuga il suo interesse di studioso con l’amore per la sua terra. Parla del contributo della gente della Terra di Lavoro alla Prima Guerra Mondiale, che fu di fatto la prima guerra “nazionale” per l’Italia, guerra di massa, totale, col coinvolgimento dei civili. La prima parte verte appunto sui civili, coinvolti in una serie di compiti, obblighi e sacrifici per “sostenere la patria in armi”, dare supporto ai combattenti, padri, mariti, figli al fronte. Essenziale il ruolo dei prefetti per organizzare comitati, provinciali e comunali, per l’assistenza. Nel libro si dà poi rilievo alla emersione dell’elemento femminile sulla scena pubblica: l’ingresso delle donne nelle fabbriche e in ogni tipo di lavoro, ma soprattutto le donne sono il perno del sostegno nei comitati comunali di assistenza civile, organizzano uffici notizie, spedizioni di pacchi-viveri ai prigionieri, di indumenti di lana, che lavorano personalmente, si mobilitano nella scuola per la refezione dei figli dei richiamati e degli orfani, sempre più numerosi, promuovono raccolta fondi. Ci sono le borghesi Dame visitatrici, mentre le donne del popolo sferruzzano. La Casmirri indica molti paragrafi analitici ricchi di note, che ricostruiscono bene la situazione, come pure il coinvolgimento della classe politica dirigente dell’epoca nei Comitati di assistenza civile e anche religiosa. Altro aspetto messo molto bene in luce nel libro, avverte la relatrice, sono le lotte sociali, gli scioperi e le proteste sociali negli anni 1916-’17.
Illustrando la struttura del volume, la prof.ssa Casmirri sottolinea anche, a guerra finita, le conseguenze negative e l’opera di ricostruzione del tessuto sociale, l’organizzazione per gli orfani e l’avvio della fase della memoria, con celebrazioni e monumenti, variazioni di toponomastica, in una sorta di “iconografia del dolore”. In tali pagine, ha osservato, si sente la partecipazione affettiva dell’Autore. La seconda parte del libro, ha proseguito la storica, è un’opera mastodontica, che raccoglie dati per ogni Comune, in ordine alfabetico, ed elenca caduti, reduci, monumenti, vicissitudini, con tre preziose tabelle comparative dei dati. Insomma quest’opera ci obbliga moralmente a ricordare e a continuare a studiare, ha concluso, tra gli applausi la relatrice.
Gaetano de Angelis Curtis ha ringraziato tutti i presenti ed in particolar modo i soci e gli amici del CDSC che l’hanno aiutato e supportato nel lungo lavoro di ricerca in un “sforzo collettivo”.
Un pomeriggio davvero ricco e interessante, all’altezza di un libro destinato a rappresentare un pilastro della storia e della cultura del territorio.
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* www.diocesisora.it/pdigitale/la-guerra-mondiale-lalta-terra-lavoro/ (titolo originario: Presentato il libro di Gaetano De Angelis Curtis, Presidente CDSC, un’opera di grande valore, che recupera la memoria storica di un periodo un po’ dimenticato).
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