Gaetano de Angelis-Curtis, Cassino, 2012.
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PREFAZIONE
L’iniziativa di pubblicare una biografia di Gaetano Di Biasio e di portare alla conoscenza di un vasto pubblico di lettori una nutrita ed eterogenea raccolta dei suoi scritti reperiti presso biblioteche pubbliche e private completa e sistematizza un processo di rivisitazione dell’uomo, dello studioso, del professionista e del personaggio pubblico in atto già da qualche anno.
Diversi articoli apparsi nel bollettino di «Studi Cassinati», una tesi di laurea in Storia contemporanea assegnata da chi scrive, la recente pubblicazione del Diario che egli redasse tra il 1943 e il 1957, corredato da ampi riferimenti di carattere biografico, ma anche altri lavori maturati nell’ambito del Laboratorio di storia regionale dell’Ateneo di Cassino1 avevano già restituito alla figura di Di Biasio una dimensione più ampia e mossa di quanto non abbiano fatto alcune sommarie ricostruzioni della prima fase dell’amaro e difficile dopoguerra, quando, una volta conclusa la tragica esperienza della “guerra in casa” che travolse il Lazio meridionale nel 1943-’44, egli ricoprì la carica di primo sindaco della «città martire». Per quanto significativa sia stata tale esperienza, tanto dal punto di vista del riavvio materiale della vita della comunità cassinate, prontamente riaggregatasi nel desolato paesaggio di macerie che la città era diventata, che sotto il profilo morale, come testimonianza dell’impegno a risarcire con un futuro di pace e di democrazia quella terra martoriata, la figura di Di Biasio presenta diversi altri motivi d’interesse che il presente volume ha inteso riproporre e documentare.
Il fatto che sul piano pubblicistico il recupero della memoria storica di Cassino e del Cassinate si sia prevalentemente, e non immotivatamente, concentrato sulla dirompente violenza di quell’evento, che continua a rappresentare uno spartiacque nella storia del territorio e nella coscienza delle comunità locali, ha fatto sì che processi di carattere storico-politico, economico e culturale che appartengono al “prima” e al “dopo” quel tragico biennio e coloro che ne furono protagonisti non secondari risultassero in qualche modo compressi o più sfocati nell’interesse degli studiosi. Ci sembra, pertanto, che il significativo ruolo svolto da Di Biasio tanto nella fase che ha preceduto come pure in quella successiva a quella storica cesura giustifichi pienamente una ricostruzione complessiva della sua esperienza.
Scrivere la biografia del personaggio significa, in realtà, fare un affondo nella storia politica, socioeconomica e culturale di Cassino e di quella parte della provincia di Terra di Lavoro delle cui dinamiche egli fu ampiamente partecipe dagli ultimi decenni dell’Ottocento fino all’avvento del fascismo, quando si dimise dal Consiglio provinciale (1923). Le sue scelte di campo sul piano dell’impegno politico a tutela di operai, contadini e artigiani, sopraffatti dallo strapotere dei ceti padronali si delineano precocemente, subito dopo la conclusione degli studi superiori, di rigoroso stampo umanistico, nel prestigioso Liceo Tulliano di Arpino e in parallelo con gli esordi nell’attività giornalistica sulle pagine di alcuni periodici locali. Le iniziali suggestioni di stampo libertario e anarchizzante cederanno presto il posto all’adesione al socialismo di stampo “integralista”, quindi, nel primo dopoguerra, al socialismo riformista espresso dal casertano Alberto Beneduce. Fino ad allora quello di Di Biasio è, in qualche modo, il tipico percorso di una generazione che ha saputo sottrarsi ai condizionamenti imposti dalle proprie umili origini e dal soffocante potere dei ceti dominanti facendo leva sull’emancipazione culturale, sull’impegno politico e sociale, sulla polemica aperta contro l’inadeguatezza e la corruzione delle amministrazioni comunali (egli condurrà storiche battaglie contro quella di Cassino) e sulla scelta di una professione, quella di avvocato, per sua natura orientata dai valori della giustizia, quando non interpretata, come egli non fece, quale strumento di supporto agli abusi dei potenti. Socialismo e formazione di una coscienza di classe, sostegno alle lotte operaie e contadine, sfida all’egemonia e agli interessi borghesi e alle figure che ne sono espressione, tanto a livello locale che nazionale, impegno per l’affermazione di una giustizia sociale emancipatrice dei ceti più umili sono dunque le principali coordinate delle sue battaglie politiche e giornalistiche fino al primo dopoguerra, quando tenterà il “salto” candidandosi, ma senza successo, alla Camera dei Deputati.
Nel volume le iniziative, la rete di rapporti, i successi, i fallimenti e gli incidenti di percorso che caratterizzarono le varie fasi della vita di Di Biasio risultano inseriti in un quadro di riferimento che tiene doverosamente conto delle interrelazioni tra le vicende locali che lo videro protagonista, o anche semplice testimone, e i processi di carattere nazionale che si sono prodotti nel Paese tra la fine dell’800 e gli anni Cinquanta del XX secolo. Naturalmente, per quanto riguarda gli avvenimenti del tragico biennio 1943-’44 e il dopoguerra, il suo agire e i suoi giudizi risultano fortemente orientati anche dall’evoluzione della situazione internazionale.
Una fase a sé è rappresentata dagli anni del fascismo, nel corso dei quali Di Biasio osservò un dignitoso e, riteniamo, sofferto isolamento, dedicandosi esclusivamente alla professione e ai suoi amati studi. Gli esiti dell’attenta sorveglianza cui fu sottoposto fino al 1942 non rilevarono, infatti, alcun comportamento sospetto, sebbene gli organi preposti considerassero scontata la persistenza del suo antifascismo. Dopo lo sfondamento della «linea Gustav» e la liberazione di Cassino, egli torna ad assumere piena centralità nella vita locale in relazione all’arduo compito che è chiamato a svolgere in qualità di sindaco designato dal prefetto della provincia di Frosinone fin dall’estate del 1944. Si tratta di ricostruire dal nulla o quasi le coordinate più elementari della convivenza della comunità, far fronte ai suoi bisogni primari, sollecitare l’attenzione e i sussidi del governo e della comunità internazionale, Usa in testa, ristabilire nella popolazione un minimo di fiducia, coraggio e dignità a sostegno dello sforzo ricostruttivo, favorire la ripresa della dialettica politica ma al tempo stesso vigilare sulle sue possibili deviazioni. Un compito immane, insomma, a sostegno del quale le precedenti esperienze politiche risultavano di scarso aiuto, data la complessità dei nuovi processi in atto, la natura delle forze politiche in campo e le nuove “regole del gioco” che si andavano delineando a livello nazionale, riverberandosi anche sul piano locale. Al generoso impegno di Di Biasio per la rinascita di Cassino e di tutti «i Comuni dalle Mainarde al mare», alla sua battaglia per il ritorno a Cassino del Tribunale emigrato a Sora in relazione alle vicende belliche, alla soddisfazione per il finanziamento straordinario di dieci miliardi di lire concesso nel 1948 dal governo per la ricostruzione della «città martire» farà presto da contrappunto il suo progressivo disincanto sui contenuti e i metodi della nuova democrazia postfascista e sul funzionamento di un sistema partitico che non tarderà a farsi partitocratico e di cui egli segnala ripetutamente, nelle pagine del Diario, le disfunzioni e gli eccessi. Si tratta di un atteggiamento da mettere in relazione tanto alla sua impegnativa esperienza di sindaco, carica alla quale fu confermato nelle elezioni amministrative dell’ottobre 1946, che all’insuccesso registrato tanto nelle elezioni politiche del 18 aprile 1948, alle quali si era candidato nelle liste del Pri, che in occasione delle elezioni comunali del maggio 1949, vinte dal senatore democristiano Pier Carlo Restagno. L’età ormai avanzata, i segni lasciati dalle sofferenze patite negli anni di guerra, la complessità dei processi da governare, le frustrate aspettative di un riconoscimento, non solo in termini di voti, al suo impegno, passato e presente, per Cassino segneranno in profondità l’ultimo, amaro tratto della sua vita. Anche nella ricostruzione di tali passaggi, analogamente a quella relativa agli anni giovanili, il volume collega il percorso di Di Biasio al contesto storico generale, consentendo, tra l’altro, di comprendere il divario tra il modo di fare politica cui egli era rimasto ancorato e quel surplus di spregiudicatezza, e forse anche di esperienza e preparazione, di cui egli era probabilmente sprovvisto ma che risultavano necessari per inserirsi da vincente nel gioco politico del dopoguerra.
Fortemente caratterizzante, e ben sottolineata nel volume, è la sua fisionomia di studioso e di uomo di lettere. La spiccata vocazione agli studi umanistici si era delineata, come accennato, fin dagli anni giovanili, consolidandosi senza interruzioni fino agli ultimi anni di vita. La continua rilettura dei grandi classici della letteratura greca e latina, l’impegno come traduttore dell’Eneide e delle Georgiche di Virgilio, la venerazione per il “padre” Dante e per quel balsamico rifugio dello spirito rappresentato dalla Commedia, la passione per Carducci e Pascoli, la vena poetica e l’assidua pratica della scrittura, declinata tanto in forma di contributi giornalistici che di saggi, tragedie e romanzi, rappresentano elementi imprescindibili della sua esperienza intellettuale e della sua sensibilità. Uomo di ampie letture di carattere storico, letterario e filosofico e di solide competenze anche in ambito teatrale e musicale, in nessuna fase della vita egli omise la frequentazione dei grandi “classici” del pensiero, della letteratura, della poesia tanto italiani che stranieri (che leggeva in traduzione). La rilevanza di tali aspetti rende quanto mai opportuna la scelta di allegare al volume una raccolta degli scritti e delle opere maggiori di Di Biasio. Un altro aspetto qualificante della sua biografia riguarda l’attività professionale che espletò con autorevolezza, riportandone rinomanza e prestigio indiscussi, e che gli consentì di stabilire rapporti con importanti personalità nel campo del diritto, del mondo accademico e delle istituzioni, tanto giudiziarie che politiche.
Ma l’elemento di continuità più evidente e più solido nella biografia di Di Biasio resta l’amore per la sua terra, la passione civile con cui affrontò piccole e grandi battaglie per denunciare i mali che ne ostacolavano un equilibrato progresso economico e sociale, ma anche morale, per redimerla dal clientelismo, dall’affarismo, dall’arroganza del potere e, nel dopoguerra, anche per risarcirla del martirio subìto. Il disegno di un sognatore, indubbiamente. L’aspirazione di un uomo rimasto ancorato a ideali ottocenteschi di patria, comunità, politica. Nondimeno una coerenza profonda e un’onestà intellettuale, oltre che di condotta, irrimediabilmente scomparse dal caotico arcipelago della politica.
Silvana Casmirri – responsabile del Laboratorio di storia regionale dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
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NOTE
- Oltre a G. Di Biasio, Diario (1943-1957), a cura di S. Casmirri e G. de Angelis-Curtis, Ciolfi editore, Cassino 2012, si vedano, ad esempio, i volumi di S. Casmirri (a cura di), Lo Stato in periferia. Élites, istituzioni e poteri locali nel Lazio meridionale tra Ottocento e Novecento, Università degli Studi di Cassino, Cassino 2003; Ead. (a cura di), Il Lazio meridionale dal 1944 agli anni Settanta. Politica, economia e società nelle fonti storiche e nelle testimonianze dei protagonisti, FrancoAngeli, Milano 2006; G. de Angelis-Curtis, Proposte di istituzione di una circoscrizione amministrativa: Cassino 1799-2006, Caramanica editore, Marina di Minturno 2006; Id., Il Tribunale di Cassino 1861-2011, Ciolfi editore, Cassino 2011.
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