Antonio Galasso, Cassino 2013.
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Prefazione (seconda edizione)
In occasione del 70º anniversario dell’eccidio di Cefalonia, perpetrato dalle truppe tedesche in danno della Divisione “Acqui”, di stanza sull’isola greca, ed alla luce del rinnovato interesse degli addetti ai lavori per questa tragica pagina della nostra storia recente, ho ritenuto doveroso dare alle stampe questa seconda edizione del diario personale e postumo di quei tragici giorni, dal titolo “Italiani di Cefalonia”, redatto nel dopoguerra da mio padre Antonio Galasso, avvocato e insegnante. Nel 45º anniversario della sua morte, colgo anche l’occasione per commemorarne la figura di politico attento allo sviluppo culturale del territorio. Negli anni ‘50/’60 fu consigliere comunale a Cassino e Assessore provinciale alla Pubblica Istruzione, battendosi anche, in quella veste, per l’istituzione della futura Università di Cassino. Morì colpito da ictus il 7 dicembre 1968, durante l’inaugurazione del Liceo Scientifico di Cassino, alla cui autonomia egli aveva dato il suo prezioso contributo, subito dopo aver replicato alle parole di ringraziamento che il preside Gioacchino Pellecchia, suo amico e primo artefice dell’autonomia del Liceo Scientifico, gli aveva appena rivolto.
Nel 1994, con mia madre e mia sorella, oggi defunte, pubblicammo questo diario postumo in occasione delle celebrazioni per il 50º anniversario della distruzione di Cassino e Montecassino. Da allora, moltissime copie del libro mi sono state richieste da tutta l’Italia ed anche dalla Germania, essendo i ricordi di mio padre una delle poche testimonianze dell’eccidio. Proprio in quegli anni iniziava a diradarsi la cortina di oblìo e di silenzio su una delle pagine più tragiche, vergognose e, per alcuni aspetti, incredibili della Seconda Guerra Mondiale.
Ringrazio l’Amministrazione Comunale di Cassino e tutte le Scuole cittadine che hanno diritto al progetto per aver colto il valore didattico, commemorativo ed istituzionale della presente iniziativa, sollecitando la diffusione e lo studio del “diario” tra i giovani della città.
Si ringrazia la sezione del Rotary Club di Cassino per il decisivo sostegno concesso alla realizzazione di questa ristampa.
Un ringraziamento anche al Centro Documentazione e Studi Cassinati per aver accolto quest’opera sotto l’egida di questo meritorio sodalizio.
Ringrazio per l’incoraggiamento e per i preziosi suggerimenti, anche riguardo alle altre iniziative connesse a questa ristampa, i responsabili delle varie sezioni provinciali dell’Associazione Nazionale “Divisione Acqui”, che si batte da sempre per mantenere vivo il ricordo di quanto accadde a Cefalonia, con particolare attenzione alla sensibilizzazione dei più giovani in merito a questa vicenda tuttora ignorata dalla maggior parte degli italiani.
Due ringraziamenti speciali, i più doverosi: il primo va all’amico Emilio Pistilli, “deus ex machina” della realizzazione di quest’opera fin dalla prima edizione e curatore anche di questa; il secondo, di pari importanza, va al caro Mariano Casano per l’affetto sincero e per il sostegno entusiasta.
Dedico questo lavoro a mio figlio Antonio, perché sia sempre orgoglioso del nome che gli ho imposto. Un pensiero anche a mia madre, Ada Palombo, e a mia sorella, Tullia, prime artefici, con me, della prima pubblicazione.
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Presentazione (prima edizione)
L’emozione con cui ho iniziato o leggere il diario di guerra del compianto Antonio Galasso forse deriva dal fatto che ho conosciuto, frequentato ed apprezzato personalmente l’autore: l’ho apprezzato per le sue indiscutibili e universalmente riconosciute doti umane, l’ho apprezzato per la sua onestà professionale e politica. La sua prematura scomparsa, un quarto di secolo fa, mi lasciò incredulo e stupefatto: sapevo che era venuta meno una persona di valore, una di quelle persone che si vorrebbero sempre accanto.
L’iniziale emozione, a mano a mano che scorrevo le pagine del suo diario, si trasformò in commozione.
Avere tra le mani il condensato dei sacrifici, delle paure, delle struggenti nostalgie, della rabbia derivante da impotenza, degli affetti sacri coltivati anche nei momenti di maggior sconforto per le violenze fisiche e psichiche, di una persona che non c’è più, ma che ha voluto affidarli alla carta perché di sé o di quel suo tempestoso periodo rimasse memoria presso i familiari, non poteva che provocarmi l’emozione e la commozione che prova chi riceve le estreme confidenze di una persona conosciuta.
Ma la lettura del diario non è solo questo.
Una prosa scorrevole, essenziale, schiva di ricercatezze superflue, un discorrere incalzante, spesso drammatico, una narrazione incisiva e sempre efficace, dànno al testo la fisionomia di un buon romanzo, appassionante e di facile lettura.
Ma non si tratta di un romanzo, di vicende partorite dalla fantasia dell’autore, si tratta di vita realmente vissuta, non narrata al lettore, ma dal lettore carpita, quasi spiata attraverso lo scorrere delle pagine: di qui l’emozione.
Il protagonista/autore non ha inteso esaltare una parentesi della propria vita, non ha cercato di vestire i panni dell’eroe indomito dei racconti di guerra; ha scritto per sé, per ricordare, tutto al più per far conoscere ai suoi cari quelle tristi vicende che lo hanno coinvolto e lo hanno cambiato: di qui la commozione.
Ma proprio questo rende il diario un prezioso documento da conservare, da far conoscere, da affidare alle librerie dei familiari, degli amici, dei concittadini.
Dunque bene ha fatto la famiglia a volerne ad ogni costo la pubblicazione, e noi siamo grati a chi ha voluto renderla possibile.
EMILIO PISTILLI
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