La prima volta … in corriera. L’inaugurazione del servizio automobilistico tra Cassino e Sora con i mezzi della Sacsa

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Studi Cassinati, anno 2017, n. 2
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di Costantino Jadecola

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«Finalmente non saremo più costretti a viaggiare in pesanti e guasti carrozzoni, tirati su a stento per l’erta via dai celebri ronzini di Sprecacenere, e nei quali per lunghe ore più intenso si soffriva il freddo e più ardente la canicola ci opprimeva: e specialmente tu, passeggiero, che torni dalla lontana America, sentirai meno penose le ore del viaggio e più presto giungerai al focolare domestico a riabbracciare i cari figliuoli»: si tratta dell’incipit dell’articolo scritto da Pietro Vassalli1 per il giornale «Terra di Lavoro»2 sull’inizio dei collegamenti automobilistici tra Cassino e Sora, per Atina, San Donato Val di Comino e Alvito, avvenuto il 16 marzo 1914 ad iniziativa della Società Anonima «Sacsa», che sta per Sora, Atina, Cassino, San Donato, Alvito, i cui esponenti di spicco erano il cav. Vincenzo Mazzenga, l’ing. Alfredo Visocchi e l’avv. Pietro Martini, «giovani energie che», scrive Vassalli, «non poche difficoltà han dovuto superare per raggiungere lo scopo» ma tuttavia «voluto ed attuato in tempo relativamente breve».

Si tratta di un importante servizio che copre una «estesa, popolata e fertile contrada dell’alta Campania», per una lunghezza di circa sessanta chilometri, che «a valle ha Cassino sulla Roma-Napoli mentre all’altra estremità è Sora sulla Roccasecca-Avezzano».

Una iniziativa decisamente innovativa nel settore dei trasporti che sconvolge abitudini radicate nel tempo e appena scalfite dai mezzi trainati da animali, generalmente a beneficio solo di chi se lo poteva permettere se appena una trentina di anni prima, nel 1884, i “veicoli” presenti in Valle di Comino, secondo uno studio di Lorenzo Arnone Sipari3, superavano le cinquanta unità: 55, per l’esattezza, di cui appena otto, però, erano le “carrozze da nolo”.

Ma torniamo a quel 16 marzo. Sono le undici quando si parte dalla stazione ferroviaria di Cassino. Dopo alcuni cenni storici su questa città, l’autore ci informa sui mezzi utilizzati: «due delle quattro solide ed eleganti vetture, costruite dalla Casa Sauer (Svizzera), capaci di contenere comodamente 15 persone». La destinazione è Atina, dove avrà luogo l’inaugurazione ufficiale.

Chi c’è? «Prendono posto: l’on. Achille Visocchi, che ne ha lasciata la soluzione della crisi all’amico Salandra; l’on. Simoncelli, giunto egli pure da Roma; il cav. Curzio, presidente del Tribunale di Cassino; il cav. Licenziati, sostituto procuratore del Re; il cav. Pinchera, sindaco di Cassino, con assessori cav. De Vivo ed avv. Delicato; il comm. Orazio Visocchi, deputato provinciale, l’avv. Marrazza e qualche altro».

L’avvio della corsa crea emozioni e stimola considerazioni: «dinanzi vediamo ergersi maestosa la celebre Badia, nella quale Benedetto da Norcia, solcando col vomero la terra vi gittò il seme della futura economia politica; e dintorno osserviamo la vasta pianura, che ha anche la sua storia», sintetizzata dall’articolista con accenni ai Saraceni, a Championnet ed a Gioacchino Murat. Intanto «passiamo affianco ad estese vigne, una volta aride, ghiaiose terre, e poi eccoci alla salita, che prima non aveva fine. Incomincia la strada tutta incavata nella roccia detta Sferracavalli – ‘Perché qui ogni cavallo ben ferrato / Pel troppo calpestar lasciava i ferri / E zoppo proseguiva il suo cammino – [che] fu costruita con la mano d’opera di tutti i Comuni interessati ed aperta al pubblico nel 1824.»

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La prima pagina del giornale «Terra di Lavoro» del 22 marzo 1914 con l’apertura dedicata all’inaugurazione del servizio automobilistico tra Cassino e Sora attraverso la valle di Comino.

Pochi minuti dopo mezzogiorno si giunge ad Atina, in piazza Garibaldi. «La ridente cittadina, che Silio Italico ricorda per la sua forte posizione tra i contrafforti degli Appennini, è tutta imbandierata. Il concerto civico ci accoglie con la marcia reale. Vediamo il sindaco comm. Giuseppe Visocchi, l’assessore avv. Amato, l’avv. Martini, il sig. Mario Battista, il segretario capo del Municipio sig. Carlo Tutinelli; tutti sono in movimento fin dalla mattina per ricevere le numerose rappresentanze dei Comuni, che si servono della linea, e tutti dispongono per la riuscita della festa. Qui notiamo: il cav. Mazzenga e l’avv. Zincone, consiglieri provinciali, il cav. Castrucci, sindaco di Alvito, l’avv. Musilli, assessore delegato di S. Donato, l’avv. Fionda, sindaco di Sant’Elia, il cav. Merucci, sindaco di Belmonte, il sig. Gramegna, sindaco di Settefrati, il sig. Celli, sindaco dì Vicalvi, il dott. Bernardo Arcari, maggiore medico della riserva, sindaco di Picinisco, i rappresentanti di Fontechiari, Posta Fibreno e Gallinaro.

«Nell’ampia piazza, in mezzo a cinque automobili, sono allineate le quattro belle vetture della Sacsa con bandierine tricolori, ed aspettano la benedizione. Il clero si avanza. Il parroco, prof. Corsi, asperge le vetture con la purissima acqua di Chiusi, e benedice. A questa cerimonia gli chauffeurs sorridono alquanto, perché sanno come a scongiurare i pericoli ci vuole la loro abilità e la loro prudenza. Al Municipio cordialissimo il ricevimento con ricco rinfresco, paste, vermouth e liquori prelibati, offerto dai signori Visocchi. Nella gran sala del Consiglio osserviamo lo stemma di Atina, due colonne sorrette da una corona con la scritta Atina Civitas Saturni Latio, e lo stemma di Veroli, città confederate.

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Una delle corriere della Sacsa che prese parte all’inaugurazione del servizio automobilistico con alcuni dei partecipanti.

«Qui prende la parola l’assessore avv. Amato: ringrazia i convenuti ed invoca la concordia di tutte le Autorità presenti, affinché la tanto sospirata ferrovia possa essere tra non molto un fatto compiuto. Di poi l’on. Simoncelli è lieto di trovarsi alla inaugurazione di questo servizio, che stringe vieppiù amichevoli i rapporti dei due limitrofi Collegi politici (Cassino e Sora, nda), e dichiara che egli cammina sempre diritto per la stessa via dell’on. Visocchi ed è concorde con lui quando si tratta di fare gli interessi dei paesi che rappresenta. Il cav. Mazzenga fa notare che la Società non è sorta a scopo di lucro, ma per il bene della contrada: fa una meritata lode all’ing. Alfredo Visocchi, che veramente è stato il deus che ha propugnato questo più celere e più comodo mezzo di trasporto. Infine l’on. Visocchi promette di adoperare ogni sua energia per dare a questa contrada quello che le spetta, la tanto attesa ferrovia. È molto applaudito».

Si riparte che sono ormai le due del pomeriggio. «Ognuno prende il posto assegnato dal maestro di cerimonie, dal lauto solerte assessore sig. Mario Battista. Salgono nella prima vettura tra gli altri: la signora Mancini, la signora Vecchione; tra le signorine, le colte e molto distinte figliuole del comm. Orazio Visocchi. E subito via. Usciamo da Atina, salutati dalla musica ed acclamati dalla buona popolazione. Attraversiamo, dopo qualche minuto, in discesa tortuosa, la via dei Virilassi», e «poco dopo ci troviamo su un ponte in solida muratura a quattro luci. Qui le impetuose acque del Mollarino si uniscono a quelle del Melfa, nascono dalla valle di Canneto e, ‘… con sonanti spume / Oro e salute apportano alle genti’.

«Le vetture rallentano un po’ la corsa: a destra scorgiamo i comignoli degli alti camini della Cartiera Visocchi, elevanti superbamente al cielo, continuo, cenerognolo fumo. Questa Cartiera, che portò con la ricchezza di una casa la prosperità della contrada, fu costruita ed attivata con gravi sacrifici nel 1844 dall’illustre agronomo Pasquale Visocchi, padre dell’attuale Sindaco di Alina.

«Poco dopo a sinistra passiamo vicino alla ferriera, un grandioso stabilimento siderurgico, costruito sotto il Borbone nel 1854, atto a contenere tre alti forni per la lavorazione della ghisa.

«Qui l’occhio si spazia lontano in un bel panorama: di fronte è Picinisco, patria dell’illustre astronomo Ernesto Capocci e del testé compianto romanziere Giustino L. Ferri, e poi ecco il piccolo Comune di Settefrati, superbo di aver dato i natali ad Alberico il Visionario, che offrì a Dante l’idea della Divina Commedia.

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Una corriera della Sacsa in servizio sulla linea Atina-Picinisco, fotografata alla partenza di Atina (fonte: Biblioteca-Archivio di Atina).

«Più lontano ancora immense vergini Foreste di faggio ed un’estesa catena di monti tra i quali sovrasta in nuda roccia il monte Meta (2241 m.) «Alle ore 14,40 eccoci alla evoluta S. Donato Val di Comino. Il sindaco cav. Grancassa, l’avv. Cellucci, l’avv. Coletti, molte notabilità del paese, varie Associazioni ci ricevono al suon di musica, Vermouth, paste ed aleatico squisito. In una piazza ci fermiamo a leggere una lapide che ricorda un prode decorato al valore, morto in Libia. Qui vide la luce il prof. Giustino Quadrari, interprete dei papiri ercolanei ricordato dal De Cesare.

«Partiamo alle ore 15 in mezzo alla popolazione festante, lasciando indietro l’antica Cominium che fu l’ultima resistenza della potenza sannitica, vinta dopo aspro combattimento dal console Carvilio.

«La via che mena ad Alvito non è ampia e comoda […]». Tuttavia, nel giro di una mezz’ora, si giunge in questa «graziosa, gentile cittadina, adagiata civettuosamente sul declive di un colle tutto circondato di belli oliveti. Fu contea del Cantelmi e la sua storia è stata scritta, non è molto, dalla dotta penna di uno dei migliori suoi figli, dal prof. Domenico Santoro, preside del Regio Istituto Tecnico di Foggia. Ci ricevono le Autorità, la musica, parecchie Associazioni, il Convitto Musicale diretto dal prof. Chiappe, ed una folla entusiasta e plaudente, mentre dalle finestre e dai balconi si riversano su noi viole ed olezzanti fiori.

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Sora. Deposito delle Autolinee SACSA.

L’egregio cav. Mazzenga ha tutto disposto per un ottimo rinfresco, dolci locali non certo inferiori a quelli di Caflich4, finissimi liquori e champagne veramente a profusione. La splendida ampia sala consiliare, ove ha luogo il ricevimento, fa parte della superba residenza dei Gallio; in questa ammiriamo quattro grandi tele che rappresentano ‘Tobia’, ‘Olindo e Sofronia’, ‘Endimione e Diana’, ‘Armida e Rinaldo’. Gli onori di casa si fanno con molta cortesia dal cav. Mazzenga, dal cav. Castrucci, dal neo cav. avv. Masetti, dal prof. Di Fazio. Alle ore 16 la partenza. Sotto i nostri occhi si presenta la vasta, ubertosa pianura, dove si accamparono le truppe di Carlo III, che si battettero a Velletri. Dopo circa mezz’ora la prima vettura si ferma, scendono le signore, scendiamo tutti. Dalle siepi della via viene subito a noi il soave, penetrante profumo delle viole. Siamo al bivio di Fontechiari. Il sindaco not. Panetta con breve discorso inneggia al nuovo servizio. Di poi si corre velocemente per la via ampia e piana; alle ore 17 siamo a Sora, dove al Municipio altro ricevimento con altro rinfresco di ottimo gelato e di champagne» cui partecipano «il sottoprefetto cav. Vallerà, il regio commissario cav. Ingarriga, il cav. Mancinelli, il cav. De Caria, il dott. Senese, il cav. Lauri, l’ing. Troncone, l’avv. Zuccari e molti altri». Sicuramente «la gita è riuscita bella ed indimenticabile», commenta l’articolista. Ma per la valle di Comino «l’automobile è troppo poca cosa; […] perciò è il da augurarsi che tanto entusiasmo non faccia arrestare le pratiche per avere la reclamata ferrovia, tanto vagheggiata e propugnata dal compianto senatore Alfonso Visocchi» (in merito alla quale si rimanda al richiamato saggio di Lorenzo Arnone Sipari). «Per il ritorno ad Atina», scrive Vassalli, «prendiamo la via più breve e più comoda. Giungiamo in trenta minuti, mentre pioviggina, sull’imbrunire». E nonostante l’essere stati testimoni e protagonisti di una memorabile giornata, giusto in tempo, comunque, «per andare al cinematografo». Che dire? Una vitalità d’altri tempi.


NOTE

  1. (Atina, 1 gennaio 1874-23 aprile 1960). Si interessò specialmente alla storia di Atina pubblicando, tra l’altro, Tre Atinati e Brevissimo cenno storico della città di Atina (1899), Marco Tullio Cicerone e Gneo Plancio di Atina (Napoli, 1932), Lucio Munazio Planco, generale di Giulio Cesare (Cassino, 1934), Marco Petreio (Veroli, 1935), due edizioni di Terrore tedesco (Isola Liri, 1947 e Arpino,1954) e Storia di Atina (Sora, 1949). Come amministratore comunale, si prodigò per la sua città e si distinse per l’opera meritoria svolta durante l’epidemia colerica del 1911, il terremoto della Marsica del 1915 e la “spagnola” del 1918, occasioni nelle quali mise a disposizione la propria villa di campagna. Anche per questa sua opera meritoria si meritò la nomina a Cavaliere della Corona d’Italia (Rif.: W. Pocino, I Ciociari. Edizioni Piramide. Roma, 1961, pp. 466-467).
  2. «Terra di Lavoro», anno XVIII, n. 12, 22 marzo 1914. Le citazioni presenti nell’articolo, ove non diversamente indicato, sono tratte da questo numero del giornale.
  3. L. Arnone Sipari, Élite locale e infrastrutture: il caso della ferrovia Cassino-Atina-Sora (1883-1914), in S. Casmirri (a cura di), Lo Stato in periferia. Élites, istituzioni e poteri locali nel Lazio meridionale tra Ottocento e Novecento. Università degli Studi di Cassino, Cassino, 2003.
  4. Imprenditore svizzero cui è legata la storia della pasticceria napoletana a cavallo tra il XIX e il XX.

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