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Studi Cassinati, anno 2017, n. 4
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di G. R. Bellini, A. Launaro, M. J. Millett*
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Sin dal 2010 l’area archeologica di Contrada Termine e il territorio circostante sono stati oggetto di un ampio programma di ricerche volte ad approfondire la conoscenza della città romana di Interamna Lirenas. Questa iniziativa è il risultato di una stretta collaborazione che vede protagonisti la Facoltà di Studi Classici dell’Università di Cambridge, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti, e il Comune di Pignataro Interamna, con la partecipazione dell’Accademia Britannica di Roma e dell’Università di Gent1.
Il progetto ha visto l’impiego di diverse metodologie archeologiche (prospezioni geofisiche, ricognizioni di superficie e scavo stratigrafico), i cui risultati, seppur di diversa natura, possono essere efficacemente integrati, contribuendo in tal modo ad una ricostruzione più completa delle importanti trasformazioni che ebbero luogo in età romana. Nonostante la nostra ricerca sia ancora in corso, intendiamo qui offrire una breve sintesi – agile ed accessibile – dei risultati preliminari del nostro lavoro, integrandoli con quanto già noto circa lo sviluppo della città romana2.
La media Valle del Liri rappresenta da sempre un asse di collegamento fondamentale tra il Lazio meridionale e la Campania settentrionale. Nel corso del IV secolo a.C. essa costituì un’importante direttrice dell’espansione romana verso l’Italia meridionale, un processo che portò dapprima allo scontro con le popolazioni autoctone (Volsci e Aurunci) e poi con i Sanniti (a loro volta provenienti dall’area Appenninica). È nel quadro di queste operazioni militari che si assiste alla formalizzazione del percorso della via Latina e alla fondazione lungo il suo tracciato delle colonie latine di Fregelle (328 a.C.) e – per l’appunto – Interamna Lirenas (312 a.C.)3.
Il termine Interamna (dal latino inter amnes, “tra fiumi”) rifletteva la sua posizione topografica, mentre l’aggettivo Lirenas (“del Liris”) la distingueva da altre città omonime (Interamna Nahars / Terni e Interamna Praetutiana / Teramo)4. La colonia venne dedotta nel territorio sottratto alle comunità di Aquinum (Aquino) e Casinum (Cassino)5, mentre il centro urbano era collocato all’incrocio di due importanti direttrici di comunicazione: la già accennata via Latina e il corso del fiume Liris (oggi Liri-Garigliano), fondamentale collegamento con la costa tirrenica6.
Tracce archeologiche chiaramente riconducibili ad una presenza preromana sono piuttosto scarse in questo territorio7. Tuttavia, un’area votiva posta immediatamente al di fuori del nucleo urbano ha restituito, oltre a un buon numero di ex voto databili ai secoli IV-II a.C. (contemporanei quindi all’insediamento romano), anche alcuni materiali più antichi (VII sec. a.C.), che potrebbero indicare l’esistenza di un sito di culto pertinente ad una fase precedente l’arrivo dei coloni8. In ogni caso, l’impianto urbano sembrerebbe essere stato impostato su un sito non interessato da un’occupazione precedente9.
Dal punto di vista topografico il sito si caratterizza come un pianoro relativamente ampio e allungato, ben protetto – particolarmente sul lato meridionale – da pendii piuttosto marcati ed esteso verso il corso del fiume, sul quale poteva esercitare un buon controllo. Tali caratteri ben si adattavano all’originario ruolo di caposaldo militare che la colonia doveva svolgere, particolarmente se, come è stato suggerito, la sua localizzazione sulla sponda destra del Liri poteva contravvenire ai termini del trattato sottoscritto da Romani e Sanniti nel 354 a.C.10.
Per quanto riguarda la pianta dell’insediamento, possiamo supporre che tanto l’orientamento e il modulo dell’assetto viario quanto la localizzazione del foro appartengano alle fasi più antiche della colonia (Fig. 1). Il pianoro era tagliato longitudinalmente dalla via Latina, dalla quale si staccavano perpendicolarmente una serie di strade secondarie, equidistanti (circa 50 m) e parallele fra loro11. Sebbene la maglia stradale appaia estendersi su un’area di circa 25 ettari, questa va intesa come un’indicazione della massima estensione raggiunta dalla città nei secoli successivi: in origine l’insediamento doveva essere assai meno esteso.
Un tale impianto presenta significative somiglianze con la pianta della vicina (e sostanzialmente contemporanea) Fregelle, dalla quale, però, si discosta per quanto riguarda la posizione del foro: non parallelo (e centrato) sulla via Latina, ma perpendicolare e tangente ad essa lungo il suo lato corto12. Contrariamente alle ipotesi di localizzazione precedenti, il foro (che copriva un’area di circa 115 x 50 m) non si collocava nei pressi dell’incrocio tra via Latina e via per Casinum (attuale via Vecchia Esperia), ma in posizione più centrale rispetto all’insediamento nel suo insieme13.
Durante il III secolo a.C. Interamna Lirenas subì non solo un lungo assedio da parte dei Sanniti (294 a.C.), ma vide il proprio territorio devastato e depredato dalle truppe di Annibale (211 a.C.)14. Di questi drammatici eventi non è (ancora) possibile rilevare alcuna traccia nei dati archeologici in nostro possesso. Quali che siano state le ripercussioni immediate, dovette seguire un lungo periodo di pace e sviluppo, i cui esiti siamo in grado di riconoscere più chiaramente (vedi sotto).
Avendo ormai esaurito il proprio ruolo strategico-militare, la colonia sviluppò la propria dimensione civica, sfruttando probabilmente la sua felice posizione in relazione ad un articolato sistema di vie di comunicazione e scambi. Va forse letta in tal senso la costruzione, tra fine II e inizi I secolo a.C., di un ponte in pietra a cavallo del Rio Spalla Bassa (cosiddetto ‘Ponte del Diavolo’), un’infrastruttura chiaramente rivolta ad agevolare il traffico lungo la strada che portava da Interamna Lirenas a Casinum15.
Nel corso del I secolo a.C. Interamna Lirenas ottenne lo statuto di municipium insieme alla piena cittadinanza romana per i suoi abitanti16. Cosa questo abbia potuto rappresentare per le aspirazioni dei suoi cittadini può forse essere colto dalla lettura di due testi epigrafici.
Il primo menziona l’esistenza di un facoltoso patronus municipi (ovvero un protettore e alleato politico della città), il cui nome è rimasto a lungo ignoto a causa delle cattive condizioni di leggibilità del testo (peraltro ormai perduto)17. La combinazione dei titoli ufficiali che accompagnavano il nome del personaggio ha portato in anni recenti a ipotizzare che si sia potuto trattare di Giulio Cesare18. È ora possibile confermare questa identificazione grazie ad una mappa catastale del XVIII secolo, la quale riporta a margine il testo completo dell’iscrizione in questione (al tempo ben visibile nell’aia di una fattoria presso Contrada Termine), fornendoci anche una datazione precisa (46 a.C.)19.
La seconda epigrafe, contemporanea o di non molto successiva, appartiene ad una meridiana, rinvenuta (in giacitura secondaria) durante gli scavi del teatro di Interamna Lirenas (vedi sotto): in questo caso abbiamo notizia di un certo M. Novius Tubula, che sarebbe stato eletto Tribuno della Plebe a Roma (Fig. 2)20.
In sostanza, i due testi riflettono, in modi diversi, il livello di integrazione politica di cui Interamna Lirenas al tempo beneficiava, e restituiscono un’immagine concreta della prosperità che il municipium doveva aver contestualmente raggiunto.
Che Interamna Lirenas stesse prosperando in questo periodo è confermato dallo scavo del teatro (Fig. 3), collocato in corrispondenza dell’angolo nord-occidentale del foro21. I dati preliminari datano l’edificio alla seconda metà del I secolo a.C., un momento, come abbiamo visto, davvero importante nella storia della città.
La platea semicircolare (cavea) era iscritta entro una struttura rettangolare che, con ogni probabilità, sorreggeva un tetto: in altre parole, si sarebbe trattato di un teatro coperto (theatrumtectum o odeum), una tipologia architettonica abbastanza ricercata e meno diffusa di quella a cielo aperto (ben attestata, invece, nelle vicine città romane di Aquinum, Casinum e Minturnae)22.
L’edificio era circondato su tre lati da un ampio corridoio (anch’esso coperto), a cui si accedeva dall’esterno attraverso undici ingressi di diversa ampiezza e importanza, dotati di porte (come attestano gli alloggiamenti dei cardini ricavati nelle soglie di pietra). Questo corridoio costituiva, con ogni probabilità, non solo un luogo di passaggio, ma anche un elegante spazio di ricevimento destinato agli spettatori prima di prendere posto per gli spettacoli.
Dal corridoio si accedeva a) alla platea tramite due accessi pavimentati in grosse lastre di pietra (aditusmaximi) e b) direttamente al palcoscenico (scaena) attraverso tre ingressi monumentali. Del palcoscenico, la cui pavimentazione era in tavole di legno, rimangono solo tracce, ma riteniamo che esso fosse riccamente decorato con raffinati marmi importati (di cui è stato rinvenuto un gran numero di frammenti). Nulla sappiamo con precisione sulla committenza di questo edificio, sebbene il frammento di un’iscrizione a grandi lettere rinvenuta all’interno del teatro abbia preservato il nome di un facoltoso liberto (ex-schiavo) di nome Anoptes23. A tale riguardo, vale la pena osservare che sempre ad un liberto, un certo C. Interamnius Crescentio, si deve il restauro di un tempio dedicato a Giove Ottimo Massimo, la cui costruzione potrebbe proprio datarsi al I secolo a.C.24.
Appare assai probabile che il fitto tessuto urbano identificato dalle prospezioni geofisiche rappresenti l’esito di un lungo processo di monumentalizzazione della città, ma intensificatosi particolarmente tra I secolo a.C. e I secolo d.C. Sebbene le ricerche precedenti avessero riconosciuto i segni di un declino generalizzato a partire dalla fine del I secolo a.C., il riesame dei dati disponibili, unito ai risultati delle nostre ricerche, non lascia dubbi circa la necessità di rivedere tali ricostruzioni25.
Questi anni si configurano piuttosto come un periodo di relativa floridezza per Interamna Lirenas, probabilmente legata al suo ruolo di sede di mercati periodici (nundinae). La città infatti compare in due diverse iscrizioni, generalmente datate al I secolo d.C. e che conservano due liste di centri urbani appartenenti a due distinti cicli di mercato26. Il fatto che Interamna Lirenas sia l’unico centro a comparire in entrambe gli elenchi ne sottolinea il fondamentale ruolo connettivo nella rete degli scambi e commerci a livello locale, un aspetto che, come abbiamo già avuto modo di osservare, risultava sicuramente dalla sua felice posizione27. Le fasi successive nella storia della città sono ancora poco chiare e, in questa sede, preferiamo non sbilanciarci troppo nel proporre ricostruzioni alternative a quelle che prevedono un’inevitabile processo di declino nel corso degli ultimi secoli del periodo romano (III-V sec. d.C.)28.
Tuttavia vale la pena soffermarsi brevemente su due iscrizioni tarde e correlate, in quanto riferite ad atti di evergetismo (restauro di un impianto termale) da parte di due membri della medesima famiglia (Sentii). La prima iscrizione, datata tentativamente al IV sec. d.C., segnala come a M. Sentius Crispinus fu assegnato l’onore di un bisellium, ovvero un posto d’onore a teatro, dando conferma indiretta che l’edifico teatrale doveva essere ancora in uso29. La seconda epigrafe, datata con certezza al 408 d.C., identifica invece M. Sentius Redemptus come patrono municipale, caso apparentemente unico nel Lazio meridionale per quanto riguarda il periodo in questione30. In altre parole, Interamna Lirenas sembra presentare alcuni chiari segni di vitalità civica in un periodo tradizionalmente caratterizzato in termini di declino e sgretolamento dello istituzioni urbane.
In conclusione, gli ultimi anni hanno visto un importante incremento e, ancor più, una significativa revisione delle nostre conoscenze su Interamna Lirenas. L’approccio integrato di diverse metodologie e categorie di dati ha permesso di cogliere aspetti diversi delle trasformazioni e dello sviluppo della città antica, identificando le probabili ragioni che le permisero di prosperare in età romana.
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NOTE
* Cogliamo l’occasione per ringraziare il Sig. Franco Di Giorgio per averci esteso l’invito a contribuire a questa rivista, dandoci l’opportunità di comunicare i risultati (seppur preliminari) del nostro lavoro in una forma accessibile ad un più ampio pubblico.
1 Negli anni il progetto ha beneficiato del generoso supporto offerto dal Comune di Pignataro Interamna, dalla Facoltà di Studi Classici dell’Università di Cambridge, dal McDonald Institute for Archaeological Research (Cambridge), dalla British Academy, dalla Leverhulme Trust, dalla Newton Trust, dall’Arts and Humanities Research Council (Grant Ref. AH/M006522/1 – Beneath the Surface of Republican Cities) e dal Sig. Antonino Silvestro Evangelista.
2 Per un inquadramento generale della ricerca si veda Bellini, Launaro e Millett 2014. Il presente lavoro si limita a una discussione dei dati già pubblicati (in varie forme) e pertanto non include i risultati delle recenti prospezioni geofisiche tramite georadar condotte nel triennio 2015-17 in collaborazione con l’Università di Gent (la cui analisi e interpretazione è tuttora in corso).
3 Per un inquadramento della via Latina si veda: Cagiano de Azevedo 1947: 37-39; Wightman 1994a: 30-32; Coarelli 1998: 49-51; Ceraudo 2004: 29-30. A differenza delle colonie di diritto romano, le colonie latine erano formalmente indipendenti da Roma, ma legate ad essa da una stretta alleanza politico-militare.
4 Il nome dell’attuale Contrada Termine ne preserva la memoria. La città era altresì nota come Interamna Sucasina, aggettivo che la segnalava per la sua vicinanza a Casinum (Cagiano de Azevedo 1947: 11).
5 Cagiano de Azevedo 1947: 8; Carettoni 1948: 18; Coarelli 1998: 45-6.
6 Il fiume era infatti al tempo navigabile. Ciò è suggerito dal fatto che, alcuni secoli più tardi, l’imperatore Claudio avrebbe considerato la possibilità di deviare le acque del Lago Fucino nel Liri così da renderlo ancor più navigabile (ναυσίπορος μᾶλλον: Cassio Dione 60.11.5).
7 Wightman 1994a: 30. Le nostre ricognizioni nel territorio hanno restituito un solo frammento di ceramica pertinente ad una fase preromana (VII-VI sec. a.C.), ma – in ogni caso – questo non è apparso riconducibile ad alcuna forma di insediamento stabile. Tuttavia, vale la pena osservare come un recente scavo della Soprintendenza, in una località posta a circa 7 km a Nord-Est di Interamna Lirenas, abbia individuato un deposito di materiali databili al VI-V sec. a.C. (Bellini 2013: 502-504).
8 Lena 1982: 63. Si veda ora l’utile sintesi redatta da Angelo Darini (2016).
9 Nel corso delle nostre attività di scavo e ricognizione in area urbana non è stato rinvenuto alcun reperto la cui datazione possa considerarsi anteriore al IV sec. a.C.
10 Poco sappiamo dei precisi contenuti di questo trattato, cui fanno riferimento alcuni passi di Livio (7.19.4, 7.30.4) e Dionigi di Alicarnasso (15.7). Dobbiamo a Salmon (1967: 191-3) la suggestiva ipotesi – perché tale rimane – che il Liri costituisse il limite tra un’area d’influenza romana (sponda destra) e sannitica (sponda sinistra).
11 Hay et. al. 2012: 603-5; 2013: 508-10; Bellini et al. 2014b: 196-8.
12 Per il foro di Fregelle si veda Coarelli 1998: 52-68 eFerraby et al. 2008.
13 Pace Cagiano de Azevedo 1947: 29-30 and Lena 1982: 68 Tavola 2.
14 Cagiano de Azevedo 1947: 8-9.
15 Si vedano a tal riguardo le considerazioni di Murro 2013: 524.
16 Cagiano de Azevedo 1947: 9-10.
17 CIL X 5332. Segnalata come perduta in Giannetti 1969: 59.
18 Eilers 2002: 284.
19 La mappa catastale in questione compare in Jannuzzi 2002: 94-95.
20 Di questo rinvenimento è stata data notizia tramite comunicato stampa dell’Università di Cambridge (8 novembre 2017): http://www.cam.ac.uk/research/news/archaeologists-uncover-rare-2000-year-old-sundial-during-roman-theatre-excavation. L’iscrizione (così come la meridiana) è ancora oggetto di studio e ogni relativa considerazione deve essere considerata preliminare, in attesa della pubblicazione scientifica che seguirà.
21 Ballantyne et al. 2015, 2016; Bellini et al. 2014a, 2017a, 2017b.
22 Per una discussione di questa tipologia architettonica si veda Sear 2006: 39-43 e – specialmente – Izenour 1993.
23 Di questo rinvenimento è stata data notizia tramite comunicato stampa dell’allora Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale (10 aprile 2016): http://www.archeologialazio.beniculturali.it/it/238/news/1194/pignataro-interamna-fr-interamna-lirenas-l-iscrizione-di-anoptes. L’iscrizione è ancora oggetto di studio e ogni relativa considerazione deve essere considerata preliminare, in attesa della pubblicazione scientifica che seguirà.
24 Cagiano de Azevedo 1947: 30-31.
25 Pace Hayes and Wightman 1984: 143-145. Sui problemi metodologici di tale analisi si veda Bellini, Launaro e Millett 2014: 258-260.
26 Inscr. Ital. 13.2, 49-50. Su questo sistema distributive integrato, che si snodava tra Roma ela Puglia, si veda MacMullen 1970: 340-41; Storchi-Marino 2000: 123-29.
27 Nonostante il nuovo percorso della via Latina (28 a.C.) avesse in sostanza tagliato fuori Interamna Lirenas dai flussi del traffico principale (Ceraudo 2004, 30-31), ciò non dovette determinare un suo isolamento in relazione alla rete di comunicazione locale e secondaria.
28 Per le quali si rimanda a Wightman 1994b
29 Per il significato di biselliatus si veda Sear 2006: 6 n. 99. Per la datazione dell’iscrizione si veda Savino 2005: 282.
30 Savino 2005: 187-188.
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