Montecassino nel mare.

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«Studi Cassinati», anno 2018, n. 2
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di Carlo Luigi Torelli

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Montecassino nella storia e nell’arte. Affetti e ricordi

Presso Giuseppe Guidetti, Reggio d’Emilia 1916, pp. 279-280

 

MONTE CASSINO NEL MARE

 

Bianca, greca sul pian nebbia si stende:

Eccolo il monte fra spumoso mare!

Qua e là una vetta, come scoglio, appare;
Ed alto nel sereno, il sol risplende.

Ma a poco a poco il bianco mar si fende,

Ed a gonfiar comincia ed ondeggiare:
La casa, il bosco, il piano verde traspare:

Lieve la nebbia in fiocchi sparsi pende.

E s’alza e sfuma ne l’azzurro immenso,
Tal sovra tutta la creata polve

Brilla l’onniveggente occhio di Dio:

E tal la gloria degli umani e il denso

Fumo da le superbe età dissolve,

E sta, sul tempo sull’eterno, Dio.

 

Il fenomeno curioso qui descritto si può osservare da la loggia del paradiso o meglio da l’osservario non rare volte, specie in dì sereno dopo uno piovoso. Tutta la valle del Liri è coperta di fitta nebbia, che, ai riflessi del sole splendente in alto, sembra uno spumeggiante mare istantaneamente arrestato in burrasca, da cui spunti quà e là qualche cima di scoglio: le vette de’ colli circostanti: e nel mezzo, alto, sereno, tutto confuso di sole, Monte Cassino. Ma a poco a poco, per lieve spirare di vento quel immobile mare comincia a muoversi, dove gonfiandosi, dove avvolgendosi, dove avallandosi come in tempesta e salire su per i fianchi del monte: e, man mano che la nebbia va diradando, vedi trasparire come per sottil velo, la sottoposta pianura verdeggiante, affacciarsi le casette bianche, gli alberi, le vie, i variopinti prati, il tortuoso e scintillante Rapido, la città sottostante e i paeselli dei colli in torno. Quindi la nebbia, sollevandosi ancora, rompersi in mille piccoli globi o nuvolette leggiere; ed alcune rimaner basse, alcune a mezz’aria, altre sollevarsi ancora più e disperdersi, altre insinuarsi tra le gole dei monti, fermarsi a mezza costa, fiocchi di lana strappati a la gregge da un roveto, e qualcuna restare sul cocuzzolo di un monte come il pennacchio d’un vulcano: finché tutto, sempre elevandosi, sfuma e dilegua nell’immenso azzurro: mentre il sole continua immobile e fulgidissimo ad inondar terra e cielo. Ad un animo che negli aspetti della natura sa leggere le grandi lezioni di Dio, quello spettacolo non può non suggerire alti e consolanti pensieri, accennati appena nelle terzine del sonetto. Il buon lettore li mediti e sviluppi da sé, nel silenzio e nel raccoglimento.

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