.
«Studi Cassinati», anno 2018, n. 4
> Scarica il numero di «Studi Cassinati» in pdf
> Scarica l’articolo in pdf
.
E’ stato pubblicato il Calendario 2019 dell’Associazione «Ad Flexum» di San Pietro Infine, appuntamento annuale del laborioso e instancabile sodalizio culturale, di cui è presidente Maurizio Zambardi, che non è mai stato disatteso. Si è arrivati alla diciassettesima edizione; la prima edizione fu del 2003, in contemporanea con la nascita dell’Associazione stessa. Ogni anno il Calendario «Ad Flexum», propone, con immagini d’epoca o con suggestive foto attuali, tematiche diverse, tutte, però, incentrate o ruotanti attorno a San Pietro Infine, il piccolo ma delizioso paese dell’Alto Casertano, posto a confine con il Lazio e il Molise. Quest’anno il tema scelto dall’Associazione, come si legge nel titolo, è l’artigianato della stramma, ma, più nello specifico, il calendario ha voluto essere un omaggio agli ultimi laboriosi artigiani della stramma di San Pietro Infine. Sì, perché questo artigianato, che affonda le radici nella notte dei tempi, tipico del luogo, singolare ed anche, per certi versi, originale, ormai si è estinto del tutto a San Pietro Infine in seguito alla scomparsa, avvenuta da poco, dell’ultima vera artigiana della stramma, la ultranovantenne Maria Carmina Bocchino.
Il Calendario raccoglie stupende immagini degli ultimi artigiani della stramma, a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, quando lo stesso Zambardi, intuendo che quell’artigianato tipico del paese stesse sempre più scemando, iniziò una specifica ricerca sull’argomento, raccogliendo notizie e immortalando gli ultimi artigiani con foto e riprese filmate (quest’ultime ancora inedite). Il lavoro di ricerca confluì poi, nel 1997, in un libro titolato La stramma – un artigianato in via di estinzione, a firma di Maurizio Zambardi e Amerigo Iannacone.
Inoltre l’Associazione «Ad Flexum», ha voluto proporre, attingendo alle foto riportate sul Calendario, una mostra fotografica dal titolo «Gli ultimi artigiani della stramma». Immagini rare, che ormai appartengono alla storia di San Pietro Infine, sono state proposte al pubblico affinché gli ultimi artigiani della stramma possano essere ricordati. Un inestimabile patrimonio culturale immateriale quindi, la cui memoria va tramandata affidandola alle future generazioni (Elvira Zambardi).
.
L’artigianato della stramma a San Pietro Infine
Oltre alla produzione dell’olio d’oliva a San Pietro Infine vi era fino a qualche anno fa un antico artigianato, tipico del luogo, singolare ed originale: quello della lavorazione della stramma.
Un artigianato che, purtroppo, si è estinto del tutto con la scomparsa dell’ultima artigiana della stramma Maria Carmina Bocchino. La stramma è un tipo di erba perenne molto resistente, diffusissima nel bacino del Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Graminacee, ha culmi cespugliosi, foglie lineari tenaci e margini ruvidi. Plinio il Vecchio ne parla nelle sue Naturalis Historiae. In italiano l’erba di cui si parla è detta ampelodesma (Ampelodesmos tenax Link), ed è anche indicata a volte col nome generico di sparto o anche tagliamani, per via delle foglie taglienti che possono ferire le mani se prese non per il verso giusto. In passato su questa risorsa, povera, e molto diffusa in natura, si è costruita buona parte dell’economia del paese di San Pietro Infine, si sono sviluppate le prime forme di commercio, si sono stabiliti contatti con comunità limitrofe e lontane. Si è esercitato l’ingegno dei sampietresi, si è misurata la loro inventiva, è cresciuta la loro fantasia. Gli elementi base per la produzione dei manufatti sono lo spago e la cetta. Lo spago è realizzato intrecciando a cordoni due o tre gruppi, detti litti, di più fili di stramma. La cetta è una treccia particolare a sette capi, piatta e larga. Lo spago veniva utilizzato come legaccio per sostenere i rami degli alberi da frutto, oppure per l’allevamento delle cozze. Cucendo invece la cetta si ottenevano i manufatti più svariati, dallo zerbino alla sporta, allo sportone e via dicendo. Altro manufatto che ha una lavorazione a parte è la scopa, forse uno dei pochi prodotti ancora oggi realizzati, anche se raramente, perché di facile lavorazione.
Nell’immediato dopoguerra più del 60% della forza lavorativa di San Pietro Infine si dedicava all’artigianato della stramma. Poi, gradatamente, questo tipo di lavorazione si è sempre più ridotta, fino a scomparire del tutto, a causa dell’avvento di nuovi materiali. Oggi, purtroppo, dobbiamo registrare che l’artigianato della stramma appartiene solo alla storia del paese (testo riportato in copertina del «Calendario Ad Flexum 2019»).
.
(62 Visualizzazioni)