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«Studi Cassinati», anno 2020, n. 1-2
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di Arturo Gallozzi
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Innumerevoli e varie sono le rappresentazioni che illustrano la città di San Germano e l’abbazia di Montecassino (miniature, incisioni, stampe, disegni, dipinti ecc.), tra queste rivestono un certo interesse quelle contenute in alcuni manoscritti del XIII secolo, perché, oltre ad essere una primissima testimonianza grafica di quest’ambito territoriale, costituiscono un elemento paradigmatico delle successive rappresentazioni. In proposito, un interessante corpus cartografico di carattere storico è riferibile alle carte itinerario. Queste rappresentano una delle forme più antiche di descrizione geografica, con essenziali riferimenti a strade, città, luoghi, manufatti ecc. lungo un particolare percorso; redatte generalmente sia per uso privato sia per finalità militari o amministrative, o ancora per fini religiosi di pellegrinaggio o di conquista. Possono distinguersi due diversi tipi d’itinerari: scritti (itineraria adnotata) e figurati (itineraria picta) cioè con rappresentazione cartografica. Tra questi ultimi, forse il più famoso è la Tabula Peutingeriana, scoperta nel 1507, conservata attraverso una copia del XIII secolo, restituisce l’immagine di uno spazio geografico risalente al periodo tardo-romano del IV-V sec. d.C. Più avanti, in epoca medievale, mentre le carte nautiche aprivano nuovi orizzonti alla rappresentazione geografica, anche nella cartografia terrestre si assiste a un recupero e reinterpretazione delle antiche tradizioni degli itineraria picta. Un contesto particolare è rappresentato nell’itinerario figurato di Matthew Paris (Fig. 1), monaco benedettino (1200 c.a-1259)1, «Iter de Londinio in Terram Sanctam», che percorre i luoghi da Londra a Gerusalemme e rappresenta l’unico itinerarium pictum medievale giunto fino a noi. Il cammino si sviluppa tra le principali città europee e i maggiori centri di pellegrinaggio della cristianità romana, in un viaggio che attraversa anche i margini del Mediterraneo. Il porto di approdo è l’antica città di Acri definita, con una nota latina sulla mappa, come «la speranza e il rifugio di tutti i cristiani in Terra Santa», che insieme a Gerusalemme (Civitas Ierusalem), circondata da un muro merlato, illustra la fine del viaggio.
Il manoscritto cartografico è considerato la prima descrizione grafica, in un contesto unitario, delle città europee. La mappa fu creata da Matthew intorno alla metà del XIII secolo e fu allegata alla sua Chronica majora, cronaca della storia del mondo dalla creazione al 1259. Di questo importante codice medievale, ci sono giunti tre esemplari manoscritti. Due sono conservati presso il «Corpus Christi College di Cambridge» (con segnatura Ms. 26 e Ms. 16, quest’ultimo incompleto e lacunoso), il terzo è custodito nella British Library di Londra («Ms. Royal 14 C. VII»)2. Inoltre, il manoscritto «Cotton Nero D. I» sempre della British Library3, ai ff. 73r-202r, contiene il Liber additamentorum, appendice documentaria e unità inscindibile delle Cronache4. Disegnato, probabilmente, sulla base d’itinerari scritti costituiti da semplici elenchi di luoghi, l’Iter de Londinio è una trasposizione grafica delle varie tappe, rappresentate da simboli iconici che identificano le città del viaggio, a volte arricchite con particolari decorazioni aggiuntive.
Le città, costiere e non, si presentano secondo un codice gerarchico, con spesso una compresenza di torri merlate e campanili, volendo forse distinguere gli edifici civili da quelli religiosi. L’Iter presenta, nella sua straordinaria successione di “corridoi” verticali, le città e le emergenze monumentali disegnate in forma ideogrammatica, rese generalmente in proiezione frontale o pseudo-prospettica.
Le località indicate e i percorsi rappresentati sono saldamente integrati nella realtà geografica, con caratteristiche ben definite, come fiumi, colline ed edifici importanti, individuando, anche, lungo il tragitto, interessanti tracciati alternativi. Lo sviluppo dell’Iter è organizzato in colonne verticali, identificate da listelli di colore blu, ocra o verde, all’interno delle quali le città e le principali tappe sono disegnate a penna con finiture ad acquarello (Fig. 2). Il nord è in basso e il sud in alto, pertanto il verso di lettura del viaggio segue l’andamento dal basso verso l’alto per ogni colonna.
Le innumerevoli e dettagliate rappresentazioni cartografiche, del cronista Matthew, testimoniano come – per lui – sia ben definito il principio che, nella storia dell’uomo, la cartografia conta al pari della cronologia.
Nell’Itinerario la descrizione del passaggio in Italia inizia dopo l’attraversamento della Provenza, con il superamento del passo del Moncenisio «Le Munt Senis kem passe ki va en Lumbardie», tocca Roma, l’Urbs cristiana (… terminus itineris multorum et laborum inicium …), e arriva fino in Puglia – luogo di partenza dei pellegrini per la Terrasanta – per poi dirigersi verso Acri e quindi Gerusalemme. La sezione dell’Iter che è qui presa in esame ricade nel percorso a sud di Roma, limitatamente alla città di San Germano, all’abbazia di Monte Cassino e alla Terra di Lavoro (Fig. 3), così come rappresentate, con le varie differenze presenti nei relativi manoscritti (Ms. 16, Ms. 26, Ms. R14, Ms. CN).
Lasciata Roma verso Reggio Calabria (Rise), il percorso incontra la Terra di Lavoro che perimetra le città di Capua (Capes), Aversa (Averse) e Napoli (Naples) (Fig. 4). Nel Ms. 26 si legge: «Ceste est le Terre de labur. Ele est apelee en latin terra leporis pur co kele est plentine», mentre nel Ms. R14: «Terere de labur plentine mut», e accanto a Napoli, in lingua, è presente una nota che indica: la costa del mare che va verso Pisa, Genova e Marsiglia. Uscendo da Roma, la mappa indica anche il percorso alternativo che passa per la tappa di Monte Cassino (Munt de Cassie) e San Germano (Seint German), quindi prosegue per Benevento (Bonevent). Differenti sono le immagini ideogrammatiche di San Germano e Montecassino nei vari manoscritti. Nel Ms. 16 si legge «Le munt Cassin et seint Germain la goille per de suz», mentre nel Ms. CN oltre alla cinta di San Germano (Seint Germei la goiller) e al rilievo di Monte Cassino (le munt de Cassie) è indicato anche l’edificio abbaziale «abbei Seint Benoit» (Fig. 5). Singolare e significativa è la raffigurazione e la resa iconica della tappa cassinese, con Monte Cassino sulla cui sommità è raffigurata l’abbazia di San Benedetto e, a valle, la città di San Germano, come unico contesto, che prelude alle più note rappresentazioni successive, che saranno sempre caratterizzate dalla sequenza città, monte, abbazia.
Tra le molteplici fonti, che probabilmente Matthew utilizzò per illustrare e delineare il suo Iter, in ragione di altre corrispondenze, si può ipotizzare che il monaco cronista avesse a sua disposizione, nella biblioteca dell’abbazia di Saint-Albans, il testo Ex gestis Henrici II et Ricardi I di Ruggero di Hoveden (Floruit 1174-1201)5. Ruggero, viaggiò al seguito di Filippo II Augusto (1165-1223) nella Terza Crociata (1189-1192), e nel suo lavoro si riscontra una stretta corrispondenza tra quanto descritto nelle Gesta e l’Iter, soprattutto nel percorso di Filippo II dalla Puglia a Roma, nel suo viaggio di ritorno in Francia, nel 1191. In questo, con piena aderenza alle tappe dell’Iter di Matthew, si racconta come Filippo II entrò nella Terra Laboris attraverso Benevento e Capua, giungendo in San Germano, ai piedi di Monte Cassino «… Et deinde transitum fecit per Beneventanum … et per Sanctum Germanum villam bonam, que est sita ad pedem Montis Cassie. Cassia est mons magnus et excelsus, in cujus summitate est nobilis abbatia, in qua requiescit corpus Sancti Benedicti, et ipsa est in terra imperatoris Romanorum. Et ad Sanctum Germanum, qui est ad pedem montis Cassie, deficit Terra Laboris et incipit Campania …»6. Inoltre Matthew ebbe sicuramente a disposizione notizie dirette dagli appunti di viaggio di Riccardo conte di Cornovaglia (1209-1272), influente fratello del re Enrico III d’Inghilterra (1207-1272), al ritorno dalla crociata del 1240-1242. Tra l’altro l’attendibilità e la varietà delle fonti, utilizzate nella Chronica Majora, trovano riscontro nell’importanza dell’abbazia di Saint-Albans, che grazie alle ripetute frequentazioni di influenti personaggi (legati papali, vescovi, ufficiali regi ecc.) che periodicamente visitavano il monastero (lo stesso Enrico III soggiornò in abbazia almeno nove volte) consentirono a Matthew di attingere a esclusive notizie, sia politiche che ecclesiastiche, di prima mano.
La redazione della Chronica Majora, vide impegnato Matthew, non solo come autore, ma anche come scriptor, illustratore, miniatore e cartografo, testimoniando le sue notevoli capacità artistiche. A lui si devono, oltre l’itinerario tra l’Inghilterra e la Terrasanta, anche celebri carte geografiche dell’Inghilterra, tra le più antiche oggi conservate. Matthew, divenuto cronista di Saint-Albans nel 1236, continuò la cronaca di Ruggero di Wendover (Flores historiarum); il suo lavoro è considerato una delle migliori cronache inglesi, per la ricchezza dei particolari e per l’approccio vivace e attendibile degli avvenimenti descritti. L’anno della morte di Matthew (1259) è segnalato da Thomas Walshingam, che – nelle sue Gesta abbatum monasterii Sancti Albani – lo ricorda come «Vir … innumeris virtutibus plenus, historiographus ac cronographus magnificus …».
Dibattute e articolate sono le molteplici e diversificate interpretazioni, che hanno interessato gli storici in età contemporanea, sulle finalità di questo importante documento cartografico medievale. Alcuni hanno associato l’Iter alla descrizione del tragitto relativo alla crociata del 1240-1242 di Riccardo di Cornovaglia7. Altri hanno visto nell’itinerario un percorso “spirituale” concepito per consentire ai monaci benedettini di Saint-Albans di immaginare il pellegrinaggio in Terra Santa, senza abbandonare la loro abbazia; favorendo, attraverso la rappresentazione della Gerusalemme terrena – posta al centro della “storia della salvezza”, la contemplazione della Gerusalemme celeste8. Altri studiosi hanno, invece, analizzato le carte di Matthew come illustrazioni a corredo dei suoi scritti e delle sue cronache9.
In ogni caso, l’Iter resta uno straordinario documento che, anche se in forma ideogrammatica, ci restituisce l’immagine grafica di molte città europee e in particolare italiane, tra le quali il binomio San Germano e Montecassino rappresenta una delle primissime raffigurazioni di questo territorio.
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NOTE
1 Matthew Paris (Matteo di Parigi, Matthaeus Parisiensis, Matheus de Parisiis, Matthew the Parisian) divenne monaco il 21 gennaio 1217 nell’importante abbazia benedettina di Saint-Albans, fondata nel 793 dal potente re anglosassone Offa di Mercia, nell’Hertfordshire, contea dell’Inghilterra orientale. La bibliografia su Matthew Paris e sull’Iter de Londinio è sterminata e tra i testi italiani più completi si segnala il lavoro di Salvatore Sansone, Tra cartografia politica e immaginario figurativo. Matthew Paris e l’Iter de Londinio in Terram Sanctam, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici, 84, Roma 2009, al quale si rimanda anche per i copiosi riferimenti bibliografici.
2 Dei tre esemplari, i manoscritti «Cambridge, Corpus Christi College Ms. 16» e il «London, British Library, Ms. Royal 14 C. VII» sono stati realizzati quasi interamente di prima mano da Matthew Paris, mentre il «Cambridge, Corpus Christi College Ms. 26» fu redatto sotto la sua supervisione.
3 Di seguito, nel testo, i citati manoscritti saranno indicati con le seguenti sigle: Cambridge, Corpus Christi College 16: Ms. 16; Cambridge, Corpus Christi College 26: Ms. 26; London, British Library, Ms. Royal 14 C. VII: Ms. R14; London, British Library, Ms. Cotton Nero D. I: Ms. CN.
4 Una rappresentazione più sintetica dell’Iter è contenuta nei ff. 183v-184r del Liber additamentorum, ove, rispetto agli altri manoscritti, il percorso si ferma in Puglia.
5 Cfr. S. Sansone, Tra cartografia politica e immaginario figurativo … cit., pp. 83-89.
6 Cfr., per il testo dell’itinerario di Filippo II Augusto dalla Terrasanta a Parigi, Ex gestis Henrici II et Ricardi I, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XXVII, ed. F. Liebermann, Hannoverae 1885, pp. 130-131.
7 Richard Vaughan, Matthew Paris, University Press, Cambridge 1958; Hans-Eberhard Hilpert, Kaiser – und Papstbriefe in den Chronica Majora des Matthaeus Paris, Klett-Cotta, Stuttgart 1981.
8 Daniel K. Connolly, Imagined Pilgrimage in the Itinerary Maps of Mathew Paris, in «Art Bulletin», 81/4, 1999, pp. 598-622; Id., The Maps of Matthew Paris: Medieval Journeys through Space, Time and Liturgy, Boydell Press, Woodbridge 2009.
9 Suzanne Lewis, The Art of Matthew Paris in the “Chronica Majora”, University of California Press, Berkeley 1987. Ulteriori studi sull’Iter de Londinio sono in: Katharine Breen, A crusading habitus, in «Imagining an English Reading Public, 1150–1400», Cambridge University Press, 2010, pp. 122–171; 245–252; Alessandro Scafi, La road map di Matthew Paris, in «L’Osservatore Romano», 16.09.2011.
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