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«Studi Cassinati», anno 2020, n. 3-4
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Venerdì 30 settembre 2020 nella Sala Polivalente del Comune di Sant’Elia Fiumerapido si è tenuta la presentazione dell’interessante progetto realizzato dal Cai (Club Alpino Italiano) di Cassino nell’ambito delle iniziative per la costruzione di un archivio della memoria storica del Lazio e intitolato Dalla memoria storica alla identità culturale: recupero e fruizione dei fortini tedeschi sulla Linea Gustav.
Dopo gli interventi istituzionali dei rappresentanti dei Comuni di S. Elia Fiumerapido e Terelle, quello di Umberto Bernabei della Commissione cultura del Cai Lazio, ha preso la parola il presidente del Cai Cassino Pietro Miele, cui ha fatto seguito la relazione scientifica tenuta dal presidente del Cdsc-Onlus e Direttore scientifico dell’«Historiale» Gaetano de Angelis-Curtis, seguito dalla presentazione del progetto da parte di Mario Di Manno, Carlo Trelle e Stefania Verrecchia che hanno costituito lo staff di Progetto assieme a Luisa Grossi con quest’ultima che brillantemente ha coordinato i lavori, mentre ha partecipato la dott.ssa Silvana Vitagliano, Rup responsabile di procedimento, Direzione regionale Cultura, Politiche Giovanili, Area Valorizzazione del Patrimonio Culturale – Regione Lazio che da remoto è intervenuta con competenza sulle finalità generali e quelle specifiche mettendo al corrente i presenti che il progetto del Cai di Cassino aveva finito per conquistare per la sua originalità e affermando che il rapporto tra memoria e presente finisce per valorizzare il patrimonio che opportunamente utilizzato può avere ricadute positive per il territorio. Luisa Grossi ha spiegato la genesi del progetto a partire da come è nata l’idea e i motivi che hanno indotto a presentarlo alla Regione Lazio. Infatti partendo dalla constatazione che ci si trova in un territorio che è stato attraversato dagli eventi bellici della Seconda guerra mondiale, rimanendone completamente devastato, il Cai Cassino ha ritenuto che «fosse un dovere oltre che una responsabilità» operare per la conservazione della memoria. al fine di evitare che venissero cancellate e perse le tracce di eventi che hanno finito per incidere fortemente sul destino di tale area. Così ha provveduto a individuare, censire e georeferenziare i fortini militari presenti sul Monte Cifalco del Comune di Sant’Elia Fiumerapido e sulle alture del Monte Cairo di Terelle, che sono una parte del complesso di fortificazioni che furono approntate dai tedeschi al fine di provvedere alla fortificazione della Linea Gustav. Allo scopo di creare un «vero e proprio catasto delle fortificazioni (diverse per forma e dimensione)» il Cai Cassino ha localizzato e catalogato quelle strutture di difesa ancora presenti sulle montagne del cassinate, provvedendo a mappare ben 62 postazioni scavate nella roccia e, allo stesso tempo, ha ripercorso dieci sentieri di Monte Cifalco e di Monte Cairo riportandoli su due specifiche mappe. L’importanza del lavoro svolto dal Cai di Cassino è rappresentato dalla valorizzazione di quelle specifiche aree del territorio riportando alla luce, alla conoscenza o alla riscoperta quei fortini e quelle strutture difensive e cioè rinnovando una memoria che con il trascorrere del tempo rischiava di andar perduta per sempre.
Nei loro interventi Mario Di Manno, Carlo Trelle e Stefania Verrecchia si sono soffermati lungamente sulle difficoltà tecniche che hanno dovuto affrontare e superare per provvedere a georeferenziare i fortini, su quelle storiche, sull’individuazione in terreni molto spessi impervi e penetrabili con difficoltà nonché sull’azione di recupero richiesta dallo stato di abbandono e di incuria in cui si trovano tali siti.
Il presidente Pietro Miele, anche a nome della sezione Cai Cassino, con molta soddisfazione ha presentato i primi esiti del lavoro di ricerca e catalogazione. L’attività svolta è stata dura, faticosa ma piena di soddisfazioni, e ha portato alla creazione di carte di localizzazione dei fortini militari e dei sentieri di accesso. Tutti i materiali prodotti sono distribuiti gratuitamente presso la sede Cai di Cassino, oppure possono essere consultati e scaricati liberamente dall’apposita pagina Facebook creata dal Cai Cassino (www.facebook.com/Memoria-Storica-Gustav).
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ELEMENTI DI STRATEGIA BELLICA TRA MONTE CIFALCO E COLLE BELVEDERE
di
Gaetano de Angelis-Curtis
Il monte Cifalco è stato uno dei settori chiave della Linea Gustav. A causa della sua posizione strategica venne utilizzato per una duplice funzione: affacciandosi sulle valli del Rapido, e, più giù, del Liri e all’imbocco di quella di Comino fu utilizzato come punto di avvistamento, oppure divenne luogo di combattimento per tentare d’impedire l’aggiramento di Montecassino.
Esso rappresenta uno degli esempi più lampanti della meticolosa preparazione del terreno di scontro da parte dei tedeschi che sfruttarono ogni più piccolo appiglio dato dalla natura, sia a livello orografico (cime e fianchi dei monti) che idrografico (acque dei fiumi). Nei luoghi di montagna che erano stati scelti per contrastare l’avanzata dell’esercito alleato come il Cifalco, i tedeschi privilegiarono una tattica bellica tesa a nascondersi alla vista del nemico, occultando armi e uomini. Ciò li indusse a costruire tutta una serie di trinceramenti emulando, in qualche modo, le tattiche di guerra sulle Alpi durante la Prima guerra mondiale così profondamente diverse dai veloci e chilometrici spostamenti di mezzi corazzati tra la sabbia del deserto sahariano o la steppa della campagna sovietica.
I fianchi del monte Cifalco sono caratterizzati da strapiombi lungo il versante e da pianori e vallette nel retro e lì furono posizionate armi (mitragliatrici, mortai, cannoni), furono scavate trincee e camminamenti, furono approntati ricoveri nella roccia. Furono gli stessi soldati tedeschi che cominciarono a lavorare alle postazioni scalpellando i nascondigli nelle rocce, facilitati dal fatto che la roccia non è particolarmente dura ma è più friabile in quanto di calcare bianco. Furono realizzate prime le cosiddette «tane di volpe», in cui potevano prendere posto due uomini, cioè buche profonde la cui sommità era coperta da travi da miniera su cui vennero poggiati rami di olivo per celare l’ingresso. Poi furono realizzate le caverne, con entrata laterale, utilizzate da gruppi. I materiali necessari (attrezzi, filo spinato, armi, munizioni) venivano portati nel corso della notte a opera di pattuglie provenienti da Valleluce. Giunsero anche delle stufe in ghisa con cui potevano essere riscaldate le caverne, considerato che le notti erano molto fredde, e anche i pasti (Testimonianza di Franz Buchner, www.dalvolturnoacassino.it).
Una delle prime azioni di guerra che vide coinvolto il Monte Cifalco fu l’attacco dai fucilieri tunisini inquadrati nel Corpo di spedizione francese (CEF) diretti verso Terelle dove ingaggiarono una dura lotta a Colle Belvedere. Così in una testimonianza di uno degli ufficiali francesi che partecipò all’attacco, svolto il 25 gennaio 1944, il Monte Cifalco è descritto come un «vertiginoso promontorio» dalla «scogliera scarna», dalle «frane aspre», dalla «fisionomia ostile, sorniona, cattiva, malefica», che con la sua posizione «domina tutto il paesaggio, lo schiaccia, lo possiede. Nulla può sfuggirgli, vede tutto, sente tutto, sa tutto»: «sei visto dal Cifalco. Mettiti al sicuro dal Cifalco» (René Chambe, Le bataillon du Belvedere).
Il Monte Cifalco rimase in possesso dei difensori tedeschi, gli Alpini della 5a Divisione di montagna, fino allo sfondamento della Linea Gustav1.
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1 Per approfondimenti in merito alle fortificazioni e ai fortini cfr. la preziosa testimonianza di Giovanni Petrucci, presidente onorario del Cdsc-Onlus, con ampia ricostruzione storica della vicenda nell’articolo pubblicato da Id., Monte Cifalco, in «Studi Cassinati», a. XIII, n. 3, luglio-settembre 2013, pp. 148-153.
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