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«Studi Cassinati», anno 2021, n. 1-2
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di Giovanni Petrucci
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Vista la presenza dei tanti corsi di acqua nel territorio i ponti erano una necessità per le strade e gli spostamenti della popolazione agricola, in esso residente, per recarsi nei campi.
Quelli di origine romana, di alcuni ne abbiamo già trattato in questa stessa rivista e a quegli articoli si rimanda1, sono:
Ponte Sbieco: sito lungo la via Sferracavalli, all’altezza di quello a cinque archi, sotto Belmonte Castello in località più conosciuta col nome «Gliu Ciuoppæ». Esso fa un’ampia curva verso sinistra, superando un grande avvallamento nel quale scorre un rigagnolo, il fosso Cretone, sul quale si innalza a circa 242 m.s.m.
«Ponticello»: così come che lo denominai, è a cento metri dal primo. Anche se di dimensioni modeste, è veramente singolare: misura cm. 80 di luce e cm. 120 di altezza. Vi fluiscono nei periodi piovosi le acque delle colline retrostanti.
Ponte di Sant’Elia Vecchio: si trova nei pressi dell’originario castrum piuttosto ad est e più all’interno del luogo dove sorgeva la Chiesa di Sancto Helia, a nord all’attuale Ponte degli Sterponi2. Ormai quasi del tutto interrato, coperto da rovi e da piante, difficilmente è rilevabile; sovrasta a circa 91 m.s.m. il Rio Macchio, una volta abbondante di acque provenienti dal Pecorile, e il corso della Fontana; serviva territori di estensione più limitata ed appartenenti solo all’agro santeliano. Sotto non vi scorreva il Rapido, che era più in basso, a circa 85 m.s.m.3.
Ponte Lagnaro: si innalza nei pressi del bivio stradale Sant’Elia-Cassino-Atina, a circa 61 m.s.m.; prima della deviazione operata nei pressi dell’Opificio Picano, come oggi si può chiaramente verificare in tempi di magra dai ruderi obliqui nel corso del suo letto e dai resti di muro sporgenti da quello di contenimento alla sinistra in esatta corrispondenza, ai piedi del suo unico arco compariva il nostro maestoso fiume.
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Altri ponti:
Ponte del Pecorile: a quota 180 m.s.m., lungo la strada per Vallerotonda, su un valloncello oggi chiamato Fosso del Pecorile. Probabilmente in esso si raccoglievano gli scoli provenienti dalle falde dei monti sovrastanti e il Rio Macchio.
Ponticello della cartiera: in sostanza è una semplice passerella sul retro della Cartiera, dove il fiume si biforcava, a circa 160 m.s.m.: uno dei due canali passava a lato ovest, dove fu costruita via Valvori, e l’altro continuò lungo il letto principale; esso ha dato nome alla località. Era fatto di alcuni tronchi di legno ravvicinati, sostituiti un paio di secoli or sono da due travi di ferro da 16 cm. intessuti di cemento.
Ponte del Rio Macchio: si innalza sul Rio Macchio a circa 125 m.s.m; oggi è ignorato da tutti e difficilmente ispezionabile, perché interrato fra abitazioni. Doveva esistere da vecchia data, anche se Marco Lanni accenna all’unica strada maestra che univa al suo tempo il castrum con Roma e Napoli4; infatti nella planimetria allegata alla relazione Caccia-Morselli del 1813 è indicata Porta Grande, Porta Napoli, e, con la lettera «T», la strada Sant’Elia-San Germano; la stessa, parallela al Rapido, è segnata nella Carta dei Confini di I. Lobelli del 1737 e, volutamente molto ampia, nelle vedute acquerellate di Marcello Guglielmelli del 1715-1717.
Ponte Nuovo: il progetto di un nuovo ponte a tre archi, a quota 70 m.s.m. circa sul Rapido ed affluenti, fu presentato nel 18835 e qualche anno dopo elevato6. Siamo in possesso di una planimetria molto precisa che probabilmente si riferisce proprio a questo, eseguita nel mese di ottobre 18987, delineato quando era ad un solo arco o perché il rilievo si riferisce esclusivamente ai punti trigonometrici e non alle caratteristiche della costruzione. Quello di oggi, del 1946, con volte a mattoni pieni, poiché i Tedeschi avevano minato il preesistente, non porta datazioni.
Ponte di Portella: le origini della frazione di Portella8, situata a sud-est del Centro abitato, sono piuttosto recenti9; si hanno notizie scritte di terreni di proprietà di Santeliani risalenti al 151210; ed è probabile che dei contadini vi fissarono la dimora, visto che la zona dista dal centro abitato alcuni chilometri11. Del resto i cognomi degli attuali abitanti del luogo sono a riguardo indicativi, in quanto li ritroviamo nei primi documenti di Sancto Helia e nel Catasto Onciario: «Arpino, Cuozzo, Lanni, Di Mambro, La Marra, Violo e Fionda». A Portella mancava il ponte e per andare a Sant’Elia occorreva scendere nel Vallone dell’Inferno e poi risalire alla parte opposta. Nei giorni piovosi, quando lungo di esso scorreva il torrente, la frazione restava isolata, a volte per settimane. Il problema era assai spinoso da sempre e ai primi del secolo si parlava addirittura di costruire un’altra strada, con entrata nel caseggiato da crearsi più a nord12. Finalmente negli anni 1955-1956, su progetto dell’ing. Giovanni Picano che assunse anche la direzione dei lavori, il ponte venne costruito a m.s.m. 192. Per la sua realizzazione furono utilizzate due squadre dei Cantieri Scuola: una per lo più di manovali sotto la guida di Saverio Fionda, l’altra di esperti muratori, sotto la guida di Domenico Pacitto.
Ponte della Fossa: risalente al Medioevo13 era il Ponte della Fossa, la cui strada, savêta o scésa in dialetto, collegava Porta Abruzzi con la piana della Cartiera e con tutto il circondario: aveva una importanza essenziale per la popolazione di Sant’Elia, anche agricola, tenuta a risiedere nel castrum per disposizione degli abati; l’unico di una strada che lo univa a S. Germano e alla capitale. Era costruito in legno14 a quota 107 m.s.m. circa con parapetti molto alti, tavole al fondo e altre all’altezza di circa due metri; e sostenuto da tiranti collegati a due pilastri di pietra di oltre due metri di altezza e un metro di diametro e rinforzato ai quattro angoli da altre travi a sghembo. Era naturalmente soggetto nei mesi invernali ad essere danneggiato o addirittura portato via dalla violenza della corrente15. Quello esistente, rifatto nel dopoguerra, di cemento armato piuttosto stretto, risale alla costruzione di via Nuova Cartiera non prima del 1920 circa.
Ponte de Parruzza: certamente non carreggiabile, sorgeva a quota 107 m.s.m. circa ubi dicitur Limata, più a sud, nei pressi del Pantano.
Pontem posterule: il De Tummulillis accenna ad un pontem posterule seu pantani16. Non comprendiamo se si riferisce a quest’ultimo o al primo della «Fossa», visto che era sito in una zona acquitrinosa; o addirittura, stando al significato di posterule («che viene dopo, che sta dietro»), potrebbe indicare la passerella della Peschiera che si nota nella tavola di Giuseppe Santilli.
Ponte degli Sterponi: era una passarella sita nell’omonima località, della larghezza di un metro circa, in muratura tra due travi di ferro da 20 cm., con alcuni gradini alle estremità e un solo corrimano: forse era degli inizi del secolo XIX. Il fiume qui ormai frenava la sua corsa ed era guadabile dai carri e dai pedoni su grandi pietre, alcune delle quali ancora esistenti; nel dopoguerra fu costruito quello di cemento armato.
Ponte delle Verdara: un ponte è segnato sulla carta del Lobelli citata, più a nord di quello Lagnaro, al punto di confluenza del Riosecco con un ruscello proveniente da Olivella, forse il Pisciacquaio, a 73 m.s.m. Probabilmente anche questo era una semplice passerella.
Ponte sull’acqua nera: a 73 m.s.m., era ed è costruito a volta, con pietre non molto perfette nei piedritti e nell’arco17. Vi scorre il Rio Acquanera18; fu costruito certamente al tempo dell’attuale Sferracavalli.
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NOTE
1 G. Petrucci, Il Ponticello e il Ponte Sbieco di S. Elia Fiumerapido, in «Studi Cassinati», a. III, n. 2, aprile-giugno 2003, p. 88 e G. Petrucci, Il Ponte romano di Sant’Elia Fiumerapido, in «Studi Cassinati», a. XI, n. 2, aprile-giugno 2011, p. 148.
2 A. Pantoni, «Bollettino Diocesano», XXI, I, 1966, p. 40; A. Pantoni, Un ponte romano presso Sant’Elia Fiumerapido, in «Archeologia», Roma, 1969, p. 150. Ricordo che un pomeriggio dell’estate 1960, mentre aiutavo l’archeologo don Angelo Pantoni che eseguiva dei rilievi e scattava delle fotografie in località Sant’Elia Vecchio, il sindaco Giuseppe D’Agostino (1959-1964) riferì che suo padre passava sotto tale ponte con il carro carico di fieno; il che appare credibile se teniamo conto dell’affermazione del Lanni (p.101), secondo la quale esso ai suoi tempi era «in buono stato».
3 A correzione dei miei precedenti studi.
4 M. Lanni, Sant’Elia sul Rapido, Napoli 1873, p. 49.
5 Archivio di Stato di Caserta, Prefettura II serie, busta n. 894, Ufficio del Genio Civile, 23 marzo 1883.
6 M. Lanni, Sant’Elia … cit., p. 96. Il Ponte Nuovo fu edificato poco prima del 1873, anno di pubblicazione della monografia: «[…] In questo fiume […] si è costruito, non ha guari, un magnifico ponte a tre archi […]».
7 Il disegno è tratto dalla Monografia dei punti trigonometrici, Direzione compartimentale del Catasto di Napoli, Ricognizione eseguita nel 1898 dal geometra di II Classe Carlo Giannotti, Registro Primo.
8 V. Rossi Brigante, ibidem, I, p. 12. «Gli sbocchi di tali percorsi dal Rio Secco e dal Vallone dell’Inferno, nella sottostante vallata, furono considerati così importanti, che ad essi vennero dati […] i nomi di porte. Da qui l’origine della denominazione Portella data alla località antistante a S. Elia Fiumerapido».
9 Non crediamo che si riferisca all’attuale frazione di Portella la citazione dei Regesti di Tommaso Decano, d. del 22 marzo 1273, p. 207: «[…]Ego Marocta … trado tibi dopno Sabatino venerabili monacho et procuratori sacri Casinensis conventus recipienti pro parte et nomine dicti Casinensis conventus, quandam domum meam positam in Sancto Germano super Portell. iuxta viam publicam[…]». L’abbiamo citata solo per completezza della ricerca.
10 A. Pantoni, S. Elia Fiumerapido notizie storiche, in «Lazio Sud», n. 8, 1982, p. 6: «Le prime menzioni della località sono dell’anno 1512, a proposito di possedimenti tenuti in questo luogo da abitanti di Sant’Elia». Le notizie corrispondono esattamente alle pagine del Catasto Onciario.
11 Archivio di Stato di Napoli della R. Camera della Sommaria, Catasto Onciario dell’anno 1754, volume 1430. Tra i «forestieri abitanti laici», Delli Colli Giovanni, Di Mambro Alesio, Panetta Cosimo e Pacitto Donato avevano terreni a Portella. Questi, appartenevano alle parrocchie di S. Biasio, S. Maria Nova e S. Pietro, quindi avevano la residenza nel Castrum e terreni nella piana citata.
12 Archivio di Stato di Caserta, Prefettura II serie, busta n. 894. Da una lettera dell’ing. capo dell’Amministrazione delle Bonifiche del 22 novembre 1906 apprendiamo che il Comune di S. Elia Fiumerapido aveva approntato un progetto di variante dell’attuale strada: «Come appare dalla deliberazione della Giunta Comunale del 5 ottobre u. s. si riteneva che l’Amministrazione delle Bonifiche, la quale sta eseguendo la sistemazione montana di quel Vallone compreso nel perimetro di bonificazione della Valle del Liri, fosse obbligata di riaccordare le proprie opere con le rampe della esistente strada. Perciò, confidando che dovesse la Bonifica stessa costruire colà un ponte, riteneva che nessuna difficoltà avesse di costruire invece il ponte per la nuova strada proposta. Sta in fatto che l’Amministrazione la quale non fa opere di deviazione del torrente, né apre un nuovo alveo, può tutto al più essere tenuta a mantenere i passaggi delle vie mulattiere nello stato attuale, ma non ha alcun obbligo di costruir ponti e tanto meno di sostituire una nuova strada ad una strada comunale esistente. Senza dunque entrare in merito circa la bontà del progetto De Filippis, e poiché l’Amm.ne delle Bonifiche non ha né interesse né obbligo di costruire il ponte al quale si accenna nelle deliberazioni che restituisco, e tanto meno una strada, debbo dichiarare che le deliberazioni stesse non possono prendersi in considerazione. Ad ogni modo se il Comune di S. Elia ritiene indispensabile la costruzione della cennata nuova strada, può richiedere un sussidio in base all’articolo 321 della legge 20 marzo 1865 ed in base a qualche altra legge che contempli più specialmente quella strada, presentando analoga domanda al Ministero, corredata da un progetto “esecutivo da farsi compilare da un Ingegnere”». Successivamente anche il Genio Civile di Caserta esprimeva giudizio negativo, con una lettera di cui riportiamo uno stralcio: «Corpo Reale del Genio Civile, XI Compartimento, Ufficio di Caserta, prot. n. 8155 / 8689, del 19 marzo 1907; oggetto: S. Elia Fiumerapido, Strada e Ponte per la Frazione di Portella: «L’abitato del Comune di S. Elia trovasi ora congiunto a quello della frazione Portella a mezzo di una strada lunga circa Km. 3, che attraversa a raso di greto l’alveo torrentizio della Valle dell’Inferno separante il territorio del Capoluogo da quello della frazione. Per il lungo abbandono, detta strada trovasi ora ridotta in cattivo stato, in guisa che il transito ne riesce disagevole. Sì che, per le insistenze degli abitanti della frazione, l’Amm.ne Comunale, essendo venuta nella determinazione di provvedere a rendere migliore la comunicazione con Portella, ha esaminato se fosse più conveniente sistemare la strada esistente o costruirne una nuova di più breve percorso. Questo secondo partito conduceva però alla necessità di attraversare l’alveo del Vallone Inferno in un punto alquanto più a monte di quello ove attualmente esso è attraversato dalla esistente strada. E poiché le condizioni altimetriche del nuovo tracciato non avrebbero permesso un attraversamento a raso, occorreva prevedere la costruzione di un ponte di notevole importanza per altezza e per ampiezza di luce…».
13 Regesti Bernardi I Abbatis, ibidem, doc. n. 234 a p. 102, n. 344 a p. 139.
14 E. Frey, I Servizi Pubblici nel decennio 1872-1881 nel Comune di Sant’Elia Fiumerapido, Relazione al Consiglio Comunale, Sant’Elia 1982, p. 40: Il 5 aprile 1876 il ponte era ancora di legno, «in quanto venne riparato con intervento del Comune per un importo di £. 496».
15 M. Lanni, Sant’Elia … cit., p. 61, forse allude proprio a questo ponte di legno: «Ne’ secoli trascorsi, tanto discreditati, in cui disponevasi delle cose comunali col solo buon senso de’ cittadini, e la rendita era tanto scarsa, si facevano molte opere. Si costruì in S. Elia il ponte sul Rapido, che al principio di questo secolo fu rovesciato dalla piena…». M. Campione, La storia urbana di Sant’Elia Fiumerapido, proposta di un percorso di ricerca, in Silvana Casmirri, a cura di, Lo Stato in periferia, Firenze 2003, p. 363. Da un verbale dell’inverno 1811-1812 si viene a sapere che il sindaco Benedetto Lanni aveva affidato i lavori di riparazione del ponte di legno a Giovanni Battista Mancini.
16 A. De Tummulillis, De Tummulillis Angelo, Notabilia Temporum, a cura di Costantino Corvisieri, Roma, 1890, p. 91 cap. CVII «Et redeuntes armigeri equites et pedites per viam Sancti Helie…usque ad pontem posterule…».
17 M. Mollicone, M. Rizzello, La Valle del Liri e la sua Comunità montana, Arce, 1999, p. 396. Secondo questi studiosi era di origine romana.
18 Il Rio Acquanera era chiamato così perché «l’acqua minerale … fa leggermente nere le pietre dell’alveo» (cfr. nota precedente), o perché secondo i contadini della zona, durante le piene, il corso diventa fangoso.
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