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«Studi Cassinati», anno 2021, n. 1-2
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di Gaetano de Angelis-Curtis
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Con Regio decreto 5 marzo 1863 n. 1169, entrato in vigore due anni dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia, il nuovo governo nazionale sanciva che «qualunque provvisione ecclesiastica proveniente da Autorità non residente nel Regno» non poteva ricevere «pubblicazione o esecuzione esterna, pubblica o privata» sul territorio italiano «se non dopo che fosse munita dell’exequatur». In sostanza il «regio exequatur» rappresentava una sorta di nulla-osta tramite il quale veniva concessa o negata la pubblicazione e l’attuazione delle disposizioni papali e di quelle delle autorità ecclesiastiche. Conseguentemente, sulla base di quel dispositivo di legge, gli atti emessi dalla Santa Sede andavano preliminarmente depositati presso il ministero dell’Interno. Quindi faceva seguito l’emissione di un decreto tramite il quale il governo nazionale si riservava di «dichiarare con quali clausole e restrizioni» tali atti potessero avere esecuzione nel Regno e quali parti, invece, non ne potessero essere ammesse in quanto in contrasto o non confacenti con le leggi dello Stato.
Infine veniva emesso l’exequatur, concesso con regio decreto su proposta del ministro di Giustizia, sentito il Consiglio di Stato e il Consiglio dei ministri. Anche con la successiva legge delle guarentigie del 1871 fu conservato, nella sostanza, l’emissione dell’atto di assenso dello Stato sulle nomine dei vescovi e dei parroci e solo con il Concordato dell’11 febbraio 1929 l’istituto dell’«exequatur» è venuto meno.
Così dai primi anni post unitari fino ai Patti Lateranensi i provvedimenti pontifici emessi dalla Santa Sede, tra i quali figuravano non solo encicliche, bolle e atti in genere, ma anche le nomine di autorità ecclesiastiche come cardinali, vescovi, abati, furono soggetti a «regio exequatur». Anche la nomina ad abate di Montecassino di d. Gregorio Diamare richiese l’emissione dell’exequatur.
Il 4 luglio 1909 moriva a Montecassino l’abate Bonifacio Maria Krug per cui bisognava provvedere alla successione.
In quei frangenti la decisione in merito alla scelta del nuovo abate, non essendo più in vigore le «antiche costituzioni della Congregazione cassinese, superate ormai dai temi», spettava alla Santa Sede. Tuttavia il presidente della Congregazione cassinese, nonché abate di S. Paolo, d. Giovanni del Papa, relativamente al nome del successore di d. Bonifacio Krug volle sentire il parere del Capitolo monastico di Montecassino. Così per «ascoltare l’opinione di tutti i professi solenni» di Montecassino, ma anche dei professi semplici senza però «dare al loro parere forza di voto», li convocò per il giorno 7 luglio. L’esito dell’«esplorazione», come si seppe in seguito, fu favorevole, in modo «quasi unanime», alla designazione ad abate del priore claustrale d. Gregorio Diamare. Quindi la scelta della Santa Sede ricadde nella persona di d. Gregorio Diamare. Il 18 luglio 1909 il segretario di Stato vaticano, cardinale Rafael Merry del Val, con lettera raccomandata indirizzata a d. Gregorio Diamare gli «significa[va] che il Santo Padre si [era] degnato di nominar[lo] Abate Ordinario della Badia Nullius di Montecassino» e che erano già «stati dati gli ordini opportuni per la spedizione delle relative Bolle di nomina». La raccomandata della segretaria di Stato Vaticano giunse a Montecassino il giorno successivo, 19 luglio, mentre la «comunità era in coro» e il sottopriore d. Ildebrando Colapietro «diede lettura del biglietto». Dopo la recita del Te Deum, d. Gregorio Diamare ricevette l’atto di obbedienza della comunità che ricambiò «con un affettuoso abbraccio». Il 26 luglio il nuovo abate si portò a Roma, dove il «28 veniva ricevuto in udienza dal papa s. Pio X, e prestava il prescritto giuramento». Nel contempo era partito per Roma anche d. Gaetano Fornari incaricato di provvedere a «sollecitare, per mezzo del ministro guardasigilli Orlando la concessione del regio exequatur»1.
L’iter di emissione del provvedimento governativo si era già messo in moto nella triangolazione di richieste e invii di notizie tra le istituzioni competenti in materia dislocate tra Roma, Napoli, Caserta e Sora. Infatti, in merito all’istanza avanzata per la nomina ad abate di Montecassino, il ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti aveva già provveduto a richiedere informazioni alla Procura generale d’Appello di Napoli che a sua volta, in quello stesso 26 luglio 1909, aveva inviato un telegramma espresso al prefetto di Terra di Lavoro, girato al sottoprefetto di Sora, con il quale si sollecitava a relazionare su mons. Diamare. Infatti il procuratore generale e senatore del Regno, Giacomo Calabria2, al fine di rispondere alla sollecitazione pervenutagli dal ministero pregava il prefetto di fargli conoscere, «con cortese sollecitudine, quale [fosse] l’età ed il luogo di nascita di Monsignor Gregorio Diamare», nonché «quale opinione si [aveva] di lui nel pubblico in fatto di convincimenti e tendenze politiche» e infine «quale impressione» avrebbe prodotto «nel Clero e nel pubblico il riconoscimento civile della nomina del Diamare all’ufficio suddetto».
Solo tre giorni dopo, il 29 luglio, il prefetto di Terra di Lavoro, Giuseppe Grignolo inviava un telegramma espresso di risposta al procuratore generale della Corte di appello in cui formulava un giudizio positivo sulle qualità personali e religiose del nuovo abate scrivendo che «Monsignore Gregorio Diamare al secolo Diamare Vito, nato a Napoli il 13 aprile 1865, gode[va] nel pubblico la migliore opinione in fatto di convincimenti ed idee politiche, improntati all’attuali esigenze dei tempi moderni. Nel Clero e nel pubblico produrrà ottima impressione il riconoscimento civile della nomina del Diamare ad Abate di Montecassino».
Quindi il 21 agosto 1909 il ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti comunicò alla procura generale del re presso la Corte di appello di Napoli e al prefetto di Caserta, il quale informò, il giorno successivo, il sottoprefetto di Sora, che «con Sovrano Decreto del 13 agosto 1909 [era] stato concesso il R. Exequatur alla Bolla Pontificia con la quale Monsignor Gregorio Diamare fu nominato Ordinario della Badia Nullius Diocesi di Montecassino, salve le leggi dello Stato e le ragioni dei terzi».
Un ultimo aspetto fu quello riguardante la nomina di mons. Diamare anche a sopraintendente del Monumento nazionale di Montecassino. Infatti il 19 settembre 1909 l’abate informava il prefetto della provincia di Terra di Lavoro che dopo l’emissione del Decreto Reale del 13 agosto di concessione del «R. Exequatur alla Bolla Pontificia con la quale [era stato] chiamato a succedere all’Ill.mo Abate Krug di f.m. nel governo dell’abazia e Diocesi Nullius di Montecassino», con ministeriale del 4 settembre 1909 era stato nominato sopraintendente del Monumento nazionale di Montecassino. L’abate Diamare scriveva di nutrire fiducia che il prefetto, come già dimostrato per i predecessori, «vorrà» essere «largo di benevolenza» anche nei suoi confronti» e gli assicurava, al contempo, i suoi «sentimenti di sincera e profonda stima e devozione». Il prefetto rispondeva il giorno successivo esprimendo a Diamare il suo «vivo compiacimento» per la duplice nomina ad abate e sopraintendente3.
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NOTE
1 T. Leccisotti, La nomina dell’abate Diamare (1909), in F. Avagliano (a cura di), Gregorio Diamare abate di Montecassino (1909-1945), Archivio Storico di Montecassino, Montecassino 2005, pp. 23-26.
2 Magistrato e politico napoletano (1841-1926), già eletto alla Camera dei deputati per la XX legislatura (1897-1900) nel collegio di Acerra, era stato nominato senatore il 4 marzo 1904. Consigliere della Corte di cassazione di Napoli, fu nominato procuratore generale della Corte d’appello di Napoli (1.1.1908-18.11.1911), quindi procuratore generale presso la Corte di cassazione di Firenze (18.11.1911-1.10.1914, collocato a riposo). Inoltre Giacomo Calabria nel 1872-1873, all’inizio della sua carriera in magistratura, fu sostituto procuratore del re presso il Tribunale di Cassino (M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d’Italia, Ministero dell’Interno, Roma 1973, pp. 219, 305).
3 Archivio di Stato di Caserta, Prefettura, Gabinetto, Mons. Gregorio Diamare Abate ordinario della diocesi di Montecassino, b. 60, f. 673.
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