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Al presidente della Regione Lazio on. Nicola Zingaretti
Ai sigg. Assessori e Consiglieri regionali
Gent.imo presidente Zingaretti,
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alcuni organi di stampa riportano la notizia che sul BUR Lazio dell’11 agosto 2021 è stata pubblicata la legge regionale n. 14 di istituzione della «Giornata Regionale in Memoria delle Marocchinate». Il Centro Documentazione e Studi Cassinati-Aps, associazione senza fini di lucro che da oltre vent’anni promuove la ricerca storica in un ambito territoriale oggigiorno ricadente nel Lazio meridionale e ne favorisce la diffusione, esprime il proprio plauso e il proprio sentito compiacimento per l’esito raggiunto, atteso da anni particolarmente nelle province di Frosinone e Latina. Il Cdsc-Aps è da sempre interessato storicamente alle questioni legate alle scabrose e ignobili vicende accadute nel corso del 1944. Ha organizzato convegni, fra cui quello importante del 26 novembre 2004 a Cassino («Studi Cassinati», a. IV, n. 4, ottobre-dicembre 2004, pp. 211-218), con rappresentanti dell’Union Nationale des Anciens Combatants Marocains (https://www.cdsconlus.it/index.php/2016/10/16/lassociazione-dei-reduci-marocchini-in-visita-a-cassino/), incontri e numerosi sono stati i volumi pubblicati sotto la sua egida. Nello specifico aveva sostenuto e caldeggiato l’iniziativa di istituzione del «Giorno della Memoria» già nel 2013 nell’ambito del «Comitato70 e oltre» istituito nel Comune di Cassino, pubblicando poi la proposta avanzata dalla socia e rappresentante Asdoe, prof.ssa Anna Maria Cicellini, nella propria rivista «Studi Cassinati», a. XVI, n. 2, aprile-giugno 2016, pp. 115-116 (rintracciabile anche su internet all’indirizzo https://www.cdsconlus.it/index.php/2016/09/08/proposta-di-istituzione-del-giorno-della-memoria/) e quindi ribadendola in occasione della giornata a ricordo dell’on. Maria Maddalena Rossi svolta a Cassino il 29 settembre 2020, a fine dell’intervento tenuto dallo scrivente in sede di Consiglio Comunale aperto e pubblicato in «Studi Cassinati», a. XX, nn. 3-4, luglio-dicembre 2020, pp. 285-289 (https://www.cdsconlus.it/index.php/2020/11/25/interventi/).
La questione che si intende sottoporre all’attenzione della S.V. e dei sigg. Assessori e Consiglieri regionali riguarda la data individuata per la celebrazione della «Giornata Regionale in Memoria delle Marocchinate» che parrebbe essere quella del 17 maggio e la cui scelta lascia interdetti e profondamente perplessi. A prescindere dalle polemiche già sorte su questo territorio, con riverberi anche in sede di Consiglio regionale e di Commissioni regionali, tra chi si mostra favorevole al 17 maggio e chi invece auspicherebbe lo slittamento al giorno successivo, va precisato che, a nostro giudizio, nessuna delle due date può essere in qualche modo esemplificativa del forte dramma patito e vissuto dalle popolazioni del luogo settantasette anni or sono.
Innanzi tutto la data del 18 maggio risulta essere sbagliatissima in quanto rappresenta il giorno in cui le truppe polacche del gen. Wladislaw Anders poterono innalzare la loro bandiera sulle macerie dell’abbazia di Montecassino conquistata dopo giorni di cruenti, sanguinosi attacchi e contrattacchi. Così la data del 18 maggio è convenzionalmente considerata rappresentativa della fine della guerra nell’estremo odierno Lazio meridionale (in uno dei monumenti eretti dai polacchi campeggia la scritta «per la nostra e la vostra libertà») e il Comune di Cassino la celebra annualmente con gran concorso di rappresentanti diplomatici (in primis dell’Ambasciata di Polonia), di rappresentanti delle istituzioni italiane, di associazioni di ex combattenti nazionali e internazionali e di loro discendenti, assieme all’altra data simbolo per la «città martire», quella del 15 marzo che ricorda la sua distruzione totale.
Alla stessa stregua anche la data del 17 maggio appare sbagliatissima perché non appare esemplificativa. Ad Esperia, il Comune dove hanno avuto inizio le violenze sessuali lungo la Linea Gustav, si celebra in tale data, fin dal 2008, la «Giornata della Memoria», intesa anche come liberazione del paese e appunto come contributo alla diffusione «tra i giovani [della] cultura della pace».
Non è pensabile, né immaginabile, né auspicabile voler far coincidere a Cassino, ma anche a Esperia, due eventi, uno di celebrazione della liberazione del territorio che significa ricordare la fine del terribile, cruento, difficile, letale periodo bellico, con uno che ha il dovere di perpetrare la memoria collettiva di atti nefandi a meno che non si voglia sovrapporli affinché uno prevalga sull’altro facendolo sparire (fra l’altro va rilevato che nel 2004 il Comitato costituito a Cassino per le celebrazioni del sessantennale chiese ai Comuni facenti parte del martirologio della Linea Gustav di individuare una data simbolo per il proprio paese al fine di istituzionalizzare le manifestazioni che poterono essere così calendarizzate in accordo con le varie Amministrazioni locali evitando frapposizioni e concomitanze).
Tornando alla questione della data del 17 maggio va precisato che essa (come appunto l’altra) non è rappresentativa e non è storicamente significativa. Sono apparse su alcuni organi di stampa delle motivazioni sulla scelta di quella data che appaiono estremamente puerili e antistoriche, se non ridicole. La scelta del 17 maggio deriverebbe dal fatto che in tale data «ebbero finalmente fine per la martoriata popolazione di Esperia le violenze, i soprusi, gli eccidi». Come già riferito quel Comune è stato il primo di quelli dislocati sulla Linea Gustav a sperimentare l’efferatezza delle violenze sessuali perpetrate dalle truppe coloniali francesi. Tuttavia gli scempi non terminarono il 17 maggio (né furono contenuti nell’arco delle 50 ore concesse dalla presunta «Carta bianca») e neppure furono circoscritti solo a Esperia poiché purtroppo proseguirono in tutti i paesi ‘liberati’ dalle truppe coloniali francesi lungo quella lingua di terra che risale verso settentrione a cavallo delle province di Frosinone e Latina che fu come «travolta da un uragano» per le brutalità messe in atto dai soldati di colore.
È stato ricordato che nella scelta della Giornata della Memoria in ricordo dell’olocausto delle vittime del nazismo (la Shoah e non solo) è stata preferita opportunamente quella del 27 gennaio, il giorno del 1945 in cui l’Armata rossa fece il suo ingresso nel campo di sterminio di Auschwitz. Anche per la scelta della giornata di celebrazione della Liberazione, come simbolo della fine della guerra e della sconfitta nazi-fascista, non è stata preferita la data del 27 aprile (cattura di Mussolini) o del 28 aprile (fucilazione di Mussolini) o del 29 aprile (resa incondizionata dei tedeschi sottoscritta a Caserta) ma è stata individuata quella del 25 aprile a simboleggiare l’inizio, in quel giorno del 1945, dell’insurrezione partigiana e popolare nelle grandi città del nord (Milano, Genova, Torino) che liberò tutta l’Italia.
Signor presidente, signori assessori e consiglieri regionali una data di celebrazione del ricordo deve essere massimamente inclusiva. Bisogna che essa sia meramente rappresentativa, bisogna che costituisca essa stessa un simbolo. Ecco dunque che c’è un ventaglio di date tra le quali si può scegliere come data di celebrazione della «Giornata Regionale in Memoria delle Marocchinate»:
15 maggio quando in quella data del 1944 le truppe coloniali francesi raggiunsero il«baluardo di Esperia» entrando in territorio esperiano il primo a essere colpito dalle violenze;
16 maggio quando in quella data del 1944 iniziarono le «disumane offese» perpetrate da «scellerati invasori» a Serini e Polleca, radure ubicate al di sopra di Esperia e brulicanti di sfollati provenienti anche da paesi limitrofi, lì rifugiati in attesa della liberazione e già fiaccati e demoralizzati dalle pessime condizioni di vita cui erano stati costretti da nove lunghi mesi;
12 novembre quando in quella data del 1946 il sindaco di Esperia, Giovanni Moretti, nel corso della prima riunione dell’Associazione dei Comuni dalle Mainarde al mare tenutasi a Cassino, denunciò pubblicamente la «grave situazione» della popolazione esperiana per le gravi offese subite, una denuncia che portò la questione alla ribalta dell’opinione pubblica nazionale e internazionale e nell’ambito delle istituzioni italiane e straniere;
14 ottobre quando in quella data del 1951 l’on. Maria Maddalena Rossi e l’Udi organizzarono a Pontecorvo una «affollatissima» manifestazione di protesta con la partecipazione di molte donne che per la prima volta parlarono pubblicamente delle violenze sessuali subite.
Con la speranza di aver fornito probanti elementi di riflessione, si porgono deferenti ossequi.
Cassino 18 agosto 2021
dott. Gaetano de Angelis-Curtis
presidente Cdsc-Aps
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