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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 4
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di Maurizio Zambardi
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La protettrice di San Pietro Infine è la Madonna dell’Acqua. A Lei è affiancato un secondo santo patrono che è Sant’Antonio di Padova. Questo è il motivo per cui si svolgono al paese due feste religiose, quella di Sant’Antonio, del 13 giugno, e quella della Madonna dell’Acqua, che si festeggia la domenica più prossima al 13 settembre, giorno in cui, secondo la tradizione, la Madonna, nel 1100, apparve alla pastorella Remigarda. Non tutti sanno, però, che più di cinquant’anni fa, presso la chiesetta della Madonna dell’Acqua, oltre alla statua principale, alta 130 centimetri, vi era una stupenda statuetta in legno, raffigurante la Madonna assisa in trono che allatta il Bambino (Fig. 1). L’effige sacra, alta una trentina di centimetri circa, che il monaco cassinese don Angelo Pantoni fa risalire al XIII-XIV sec., fu trafugata nell’autunno del 1970. Da allora, purtroppo, più niente se ne è saputo.
Riporto alcune notizie in merito alla statuetta.
Nel 1925, in occasione dell’Anno Santo, per iniziativa dell’Arciprete don Aristide Masia, e a seguito delle offerte dei fedeli, venne fatto realizzare un supporto d’argento, definito «Raggiera» (Figg. 2 e 3). La motivazione era che doveva permettere di poter portare in processione, con solennità, «il prezioso simulacro della piccola Madonnina». La «Raggiera», tutt’ora esistente, reca una fitta sequenza di raggi che, una volta posizionatala statuetta della Madonna, partono all’altezza della schiena e si diffondono radialmente fino a delimitare una forma simile ad una mandorla. Il supporto, in argento 800, è dotato di quattro piedi sagomati a zampa di felino, probabilmente di leone. Alla base del supporto in un ovale, dotato di cornice, si legge, la scritta a rilievo «ANNO SANTO 1925», mentre nella fascia inferiore vi è incisa la scritta «A DIVOZIONE DEI FEDELI / A CURA DELL’ARC.TE A. MASIA» (Fig. 4).
In origine il supporto sosteneva anche una grossa corona che rimaneva sospesa sul capo della Madonna. Tale corona sembra che sia andata persa. Da precisare, comunque, che la statuetta era, e tutt’ora è, dotata di
una specifica corona d’oro, modellata in modo da aderire perfettamente alla forma della testa stessa della Madonnina. La festa in onore della Madonna dell’Acqua che si tenne nell’Anno Santo del 1925 si svolse nei giorni 13, 14 e 15 settembre. In questi stessi giorni avvenne l’inaugurazione della «Raggiera», anche se, come risulta da una cartolina dell’epoca, il giorno preciso dovrebbe essere qualche giorno dopo e cioè il 17 settembre. L’incoronazione fu effettuata, a termine di una solenne messa, celebrata, con accompagnamento canoro dei seminaristi di Montecassino, personalmente dall’abate mons. Gregorio Diamare, come trascritto dallo stesso don Aristide Masia nel registro parrocchiale: «In quest’anno Santo il popolo di San Pietro Infine ha celebrato con straordinaria solennità il centenario dell’apparizione di Maria SS.ma dell’Acqua, beneamata Protettrice. Nota caratteristica della festa fu l’incoronazione dell’antichissimo (contando 800 anni circa) e prezioso simulacro della piccola Madonnina, con artistica corona di oro, ricavata dai doni in oro offerti dai fedeli. Per portare in processione la piccola statua fu costruita per la circostanza una Raggiera d’argento (800). La corona d’oro e la Raggiera d’argento resteranno a perpetua memoria. Conservasi nota degli offerenti. Commovente la cerimonia dell’incoronazione. Dopo la messa Ponteficale, assistita e cantata dai seminaristi di Montecassino, mentre l’amato Pastore, D. Gregorio Diamare, deponeva la splendida corona sulla testa di Maria un grido unanime echeggiò nel maestoso Tempio di «Viva Maria», strappando lacrime di commozione da tutti i cigli».
Dopo il restauro e ampliamento della chiesetta, del 1950, realizzato per interessamento del parroco don Giustino Masia, sulla parete laterale sinistra, proprio al di sopra di una pregiata acquasantiera in marmo del 1618, fu realizzata una piccola nicchia che venne rivestita da scaglie di pietra. L’intento era di riprodurre un ambiente fluviale. Le pietre erano posizionate in modo da ricavare un apposito incavo atto ad accogliere la statuetta stessa. A delimitare la nicchia vi era una cornice in marmo larga una decina di centimetri circa (Fig. 5).
Nel 1986, su iniziativa del parroco mons. Lucio Marandola, per sopperire alla mancanza dell’antica statuetta lignea, fu fatta realizzare una copia della stessa, sempre in legno, dall’artista Serafino De Iuliis, di Rocchetta a Volturno. La riproduzione fu eseguita solo sulla base della fotografia della stessa (Fig. 6).
Una mia ipotesi, a cui sto lavorando, è che la chiesetta della Madonna dell’Acqua di San Pietro Infine sorge nei pressi di un antico tempio pagano dedicato a Iside, dea egiziana della maternità, della fertilità e della magia, sorella e moglie di Osiride. Il culto di Iside fu introdotto a Roma nel I secolo a.C. e la stessa dea fu anche assimilata con molte divinità femminili locali quali Cibele, Demetra e Cerere, e molti templi furono innalzati in suo onore. L’ipotesi scaturisce da alcune analogie. La dea è raffigurata seduta in trono mentre allatta il figlio Horus, così come la
Madonna dell’Acqua è seduta, anch’essa in trono, e allatta Gesù Bambino. Altro riferimento è l’acqua. La dea viveva col proprio fratello e marito Osiride, nei pressi del Nilo e l’Acqua è l’elemento che caratterizza la Madonna di San Pietro Infine. Alla Madonna si rivolgevano tutti i devoti emigranti prima di partire, specie se dovevano attraversare l’oceano per le Americhe. Il culto di Iside terminò con l’ascesa del cristianesimo durante il quarto e quinto secolo d.C. A tale divinità in molte aree geografiche si sostituì il culto della Madonna che allatta Gesù Bambino. E così dovette accadere anche a San Pietro Infine. È noto, infatti, che in epoca cristiana le chiese venivano impiantate spesso nei luoghi dove precedentemente sorgevano templi, o strutture varie, quali mausolei o tombe, di epoca pagana. E non di rado il culto del santo venerato, in qualche modo, aveva un riferimento con la divinità pagana preesistente, così da poter essere accettato con più facilità dalle popolazioni locali, senza creare grossi scompigli. A conferma riporto l’esempio del Santuario della Madonna di Canneto che si impianta nei pressi di un antico tempio pagano dedicato alla dea Mefite, anch’essa divinità fluviale.
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