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«Studi Cassinati», anno 2022, n. 4
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di Stefania Conte*
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Il Titolo I del Codice dei beni culturali, definisce, all’art. 10, comma 2, beni culturali «gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle Regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico»1. L’archivio ottempera a compiti istituzionali, quali conservazione del materiale documentario, gestione delle carte per renderle consultabili (ordinamento ed inventariazione), servizi al pubblico, consultazione in sala di studio, fruizione della biblioteca specializzata, riproduzione di documenti, mostre, didattica, seminari e convegni2.
L’Archivio storico comunale di Formia trova spazio in parte dei locali posti al piano terra del Castello di Mola, comunemente detto Torre di Mola, dal mastio di avvistamento, alto ventisette metri e largo quindici, che lo denota. La sua costruzione si deve a Carlo II d’Angiò, re di Napoli che, nel 1289, lo eresse come estremo baluardo a difesa di Gaeta3; lo stesso borgo di Mola, situato sfavorevolmente in riva del mare, era facile preda di incursioni straniere4. Il complesso difensivo disponeva di una cinta muraria, di forma esagonale con merli e cammino per la ronda, lunga duecento metri5, sfortunatamente andata distrutta durante gli eventi bellici6. Il pianterreno era destinato alle stalle per i cavalli, agli uffici per le procedure amministrative ed agli alloggi per dodici soldati; si notano ancora vani adibiti a cucine. Il primo piano, invece, oggi sede di manifestazioni e mostre espositive, era riservato al regio castellano ed alla sua famiglia. A tal proposito, è necessaria una non trascurabile digressione archeologica: parte della piccola fortezza fu edificata sui resti di antiche terme romane.
Subentrati al potere gli Aragonesi, nel 1460, il re Ferrante I concesse la signoria del Castello di Mola ad un ramo dei conti Caetani, nella persona di Nicola che fu nominato Consigliere di Stato ed entrò in possesso del titolo dei Caetani di Castelmola7.
Con l’avvento dei francesi, ai primi dell’800, il diritto dei Caetani fu disconosciuto e il castello fu abbandonato. Malgrado ciò, il complesso fortificato identificò nel passato, ed ancora oggi, il borgo marinaro di Mola che nel 1819 si separò amministrativamente da Gaeta per riunirsi con il rione di Castellone ed elevarsi nel municipio autonomo di Mola e Castellone, che adottò poi la denominazione di Formia, con delibera di Consiglio comunale del 12 dicembre 1861, resa esecutiva con R.D. 13 marzo 1862 n. 5078.
Si dovrà attendere il 1880 perché l’ultimo erede, il conte di Castelmola, Onorato Caetani d’Aragona, dodicesimo signore del castello, ne improntasse un decisivo restauro. D’altra parte, nell’apprestarsi a visitare il complesso monumentale, si è accolti all’ingresso da un marmoreo portale rinascimentale che dà sull’antica «Regina Viarium» ed ivi posto dallo stesso Onorato che così specificò: «questo portone fu tolto da un palazzo di Gaeta quando nel 1853 re Ferdinando II fece abbatterlo per la costruzione delle rampe Guastaferri …»9.
Distrutto durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, il Castello fu acquistato dall’Amministrazione provinciale di Latina che fece eseguire, a partire dal 1985, i necessari interventi di restauro ed assestamento della Torre e di sistemazione dell’area esterna ed interna. L’impiego di una pavimentazione, in parte, in vetro trasparente negli ambienti al pianterreno rivela traccia dello sviluppo interno tipico delle terme antiche romane, con la successione di stanze con vasche di acqua fredda e calda. Quindi nel 2012 il complesso entrò a far parte della disponibilità dal Comune di Formia, acquisito con atto di donazione suggellato dal presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, e dall’allora sindaco di Formia, Michele Forte, il cui impegno, profuso per la valorizzazione del sito monumentale, consta già nel lontano 197410.
Varcato l’ingresso del Castello, sulla sinistra, ancora si può osservare una cappella riservata alle funzioni religiose e consacrata all’Arcangelo San Michele, protettore della fortezza: come anzidetto, nell’avvicendarsi degli eventi storici il castello subì mutamenti, soprattutto nella distribuzione delle stanze riservate ai castellani11. Una rampa di accesso permette di superare un dislivello e, dunque, ogni forma di barriera culturale, favorendo la totale accessibilità agli spazi culturali e fruibilità dell’archivio storico12. La successione di due corridoi, di cui uno scoperto, conduce in un disimpegno che reca all’ingresso dell’archivio storico.
L’Archivio storico comunale fu istituito ufficialmente con delibera consiliare n. 109 del 4 dicembre del 2000, ma il recupero della documentazione affonda le sue radici negli anni settanta del ‘900. Fino ad allora, tutto l’aggregato documentario era collocato presso alcuni ambienti della Casa comunale, quelli che, comunemente, sono denominati «gli Stalloni», siti in via dei Carmelitani. A causa del crollo di un tetto, la documentazione si trovò, di colpo, esposta ad intemperie di ogni genere, pertanto il suo stato di conservazione apparve radicalmente compromesso. Era, infatti, il lontano 1978, quando un gruppo di volenterosi e intraprendenti giovani, capeggiati da Claudio Matteis e da Erminia Cicione, iniziarono una faticosa e difficile ricognizione del patrimonio storico-archivistico della città, con lo scopo di salvaguardare e tramandare le origini della propria identità. Con la consulenza tecnica del personale dell’Archivio di Stato di Latina, si procedette ad una prima disinfezione dei documenti che erano stati attaccati da ogni sorta di funghi e muffe – «Io posso ancora ricordare un 31 dicembre del ‘78 quando, insieme ad un altro volenteroso, fummo chiusi all’interno del Comune! Non sapevano che continuavamo a lavorare allo spoglio e al censimento dei documenti … mangiavamo pane e delibere!» ebbe modo di affermare Claudio Matteis nel corso di una intervista fattagli affinché rimanesse traccia, nella tradizione orale, del loro lodevole intento di preservare il patrimonio documentario.
Le vicissitudini che attraversarono tali carte, non finirono qui: in seguito ad una ordinanza di sgombero immediato dei luoghi danneggiati, i due coraggiosi giovani, temendo per la perdita dell’intera documentazione, effettuarono un vero e proprio blitz, come loro stessi lo definirono. Con l’aiuto di un operatore ecologico, munito di un piccolo motocarro, tutto il materiale archivistico, riposto in sacchetti per i rifiuti – non avevano altro a disposizione – fu portato presso gli uffici dell’allora Pretura, l’odierna Biblioteca comunale «Tenente Filippo Testa», sperando in qualcuno che potesse occuparsi della sua futura collocazione e conservazione; lo stesso era accompagnato da una lettera scritta da Erminia Cicione con cui si sottoponeva all’attenzione del sindaco e dell’opinione pubblica la dolente situazione13.
Nel succedersi degli anni, la documentazione fu trasferita ora nell’ex Caserma dei Carabinieri, ora nella Biblioteca comunale.
Un primo riordino delle carte dell’archivio storico, allora conservate presso il ristrutturato palazzo storico dell’ex Caserma dei Carabinieri14, si ebbe durante il terzo mandato del sindaco Sandro Bartolomeo (2003-2008) allorché, grazie alla sensibilità di Giovanna Grimaldi, assessore alla Cultura, Beni Archeologici e Pari Opportunità, si diede incarico a Monia Valeriano di stilare un inventario che riportasse la descrizione per categoria, oggetto, estremi cronologici, numero di fascicolo, osservazioni di carattere conservativo. L’inventario cartaceo interessò diversi fascicoli del periodo preunitario e post-unitario per complessivi 80 faldoni, 40 pezzi tra planimetrie e carte topografiche, i registri del Decurionato dal 1824 al 1867, sapientemente restaurati dall’equipe di padre Valerio Altimari nei laboratori di restauro dei monaci basiliani di San Nilo in Grottaferrata15.
Come sopra accennato, nel corso dell’ultima amministrazione del sindaco Michele Forte, l’assessore alla Cultura, Amato La Mura, consultati i dirigenti scolastici ed i docenti degli istituti di istruzione, dispose il trasferimento dell’archivio storico presso gli ambienti della Biblioteca comunale, appositamente riadattati e rinnovati per l’accoglimento del nuovo materiale, con l’intenzione di avviare un percorso didattico, trasversale ad un continuum di natura storica tra biblioteca ed archivio, ed avere facile accesso alla documentazione16.
In data 23 settembre 2013 Vincenzo de Meo presentò al Comune di Formia un progetto di primo “versamento” della documentazione storica dall’Archivio di deposito all’Archivio storico. Anche gli archivi attraversano un proprio ciclo di vita, fatto di stadi, nei quali l’archivio di deposito rappresenta solo una fase intermedia tra l’archivio corrente e l’archivio storico, poiché conserva per un periodo di tempo di quarant’anni17, ora trenta18, documenti relativi ad affari conclusi, che forse possono essere scartati, ma che occorre conservare perché suscettibili di trattazione. Il “versamento” è, dunque, un nucleo di documenti relativi ad affari conclusi che un ente versa al proprio archivio storico. Il versamento è sempre parte di un fondo archivistico e non si delinea come nucleo di documentazione indipendente: l’estrapolazione dei fascicoli dalle serie originarie risponde a parametri rigorosamente cronologici oppure a principi connessi con la data di conclusione dell’affare19. Chiaramente, i fascicoli ed i registri antecedenti al 1973, conservati presso l’Archivio di deposito, furono versati all’Archivio storico comunale e, appunto, destinati alla conservazione permanente.
L’Archivio di deposito del Comune è collocato al primo piano del Palazzo comunale ed è costituito da tre locali collegati, ordinati e ben manutenuti. La documentazione, riposta all’interno di armadi metallici chiusi, constava di 350 metrilineari, ricoprendo un arco temporale dal 1876 al 2012.
L’elenco di consistenza, in formato digitale, previde una descrizione mediante apposite schede di censimento che includevano il numero di record, la segnatura archivistica, il nome della categoria e della classe, la tipologia, la denominazione dell’unità archivistica, gli estremi cronologici, la collocazione ed eventuali note. L’articolazione in serie dell’archivio rispecchiava le funzioni svolte dall’ente ed il modo con cui lo stesso definì il processo di sedimentazione delle sue carte20: «“Amministrazione”, “Opere pie e beneficenza, assistenza sociale”, “Polizia urbana e rurale”, “Sanità ed igiene pubblica e dell’ambiente”, “Finanze”, “Governo”, “Grazia – Giustizia e Culto”, “Leva e Truppa”, “Istruzione Pubblica e Cultura”, “Lavori pubblici, poste, telegrafi, telefoni, radio e telecomunicazioni”, “Agricoltura, Industria, Commercio, Artigianato e Lavoro”, “Stato Civile – Anagrafe – Censimento – Statistica”, “Oggetti diversi”, “Sicurezza pubblica e polizia amministrativa”». Condizionati in apposite cartelle, furono trasferiti all’archivio storico, situato, definitivamente, presso gli idonei locali della restaurata Torre di Mola, 3098 fascicoli di carteggio amministrativo, 65 registri di deliberazioni, 3 registri di contratti, un repertorio.
Altresì, su proposta della delegata all’Archivio storico comunale, Giovanna Grimaldi, il Consiglio comunale deliberò in data 21 marzo 2014 di traslocare, completamente, il rimanente patrimonio documentario che persisteva nella Biblioteca comunale. Di fatto, l’ulteriore dislocazione interessò 49 pezzi tra registri delle deliberazioni consiliari e podestarili (1824-1958), 42 registri delle deliberazioni di Giunta (1861-1961), 4 registri dell’ex Comune di Maranola, 24 registri dell’ex Comune di Castellonorato, 923 fascicoli e documentazione sciolta afferente al periodo preunitario.
Risolutivamente si dispose di intitolare l’archivio a Franco Miele, pittore, poeta, storico e critico d’arte, natio di Formia e che portò la sua città nel mondo, nei musei nazionali ed internazionali. Il poeta descriveva così la sua terra: «Il mio paese è una curva di terra ove l’arancio profuma di mare»21. In occasione dell’inaugurazione dell’Archivio, avvenuta domenica 23 marzo 2014, i figli Elena ed Andrea Miele donarono taluni dipinti che, permanentemente, sono ospitati nella sala di lettura. Una mostra documentaria, che diede risalto ai pezzi più rappresentativi dell’Archivio, ricostruendo i fatti salienti della storia di Formia e frazioni, fu allestita per la circostanza. L’Archivio storico, predisposto ed impostato per la sua attività, si dotò di un regolamento di servizio, stante la deliberazione del Consiglio comunale n. 25 del 4 aprile 2014, che ne indicava le modalità per la consultazione e la tutela dei beni culturali22.
La questione dove impiantare un archivio è fra le più complesse: senza dubbio la scelta ricade sulla città, anziché in aperta campagna, in un luogo, tale da soddisfare imprescindibili necessità di cultura e comodità di accesso. Un’intera branca della dottrina archivistica, l’archivieconomia, si sofferma sull’opportunità o meno di insediare un archivio all’interno di un edificio storico che, inevitabilmente, deve essere sottoposto ad un adattamento, siffatto da renderlo servibile per il nuovo uso al quale è destinato23. Richiedono attenzione le condizioni climatiche, ovvero temperatura e umidità relativa che vanno tenute sotto controllo nei locali di deposito. La climatizzazione dei depositi necessita una temperatura costante, ma difforme da quella degli uffici destinati alle persone. Come si osserva dall’immagine (Fig. 2), la tutela degli atti e l’incolumità del funzionario hanno determinato la separazione, mediante sale intermedie, tra gli uffici e le collezioni che sono state disposte secondo il sistema a salone, laddove scaffalature metalliche aperte ne rivestono le pareti.
Opportunamente, la sala di lettura è distinta dalla sala di consultazione per le differenti funzioni che assolvono: l’una di studio, l’altra di ricerca. Alle sale riservate agli utenti è strettamente connesso l’uso di una biblioteca interna, difatti la sala custodisce la Collezione delle leggi e de’ decreti reali del Regno delle due Sicilie mentre, la zona 9, ovverosia quella destinata alle raccolte di materiale di interesse storico proveniente da privati, accoglie il fondo «Giovanni Bove», illustre cittadino formiano che, per settanta anni, accumulò e conservò materiale di varia natura, manifesti, rassegne stampa, carteggio, pubblicazioni periodiche, depliants, fotografie, stampe, monografie per un totale complessivo di 2123 pezzi, adeguatamente censiti ed inventariati. Il fondo, oggetto di descrizione informatizzata mediante databases, copre un arco temporale che va dagli anni venti dell’800 al 2016 e consta di 10 metrilineari di scaffalatura; esso è liberamente consultabile da parte dei cittadini, sicché risulta essere di grande utilità per la ricostruzione storica della città24. Di lì a pochi mesi, seguiterà un’ulteriore cospicua donazione, quella del maestro Valentino Cattolico, comprendente tredicimila volumi, appartenenti ai più svariati ambiti disciplinari, e ventidue dipinti ad olio. Il fondo, per disposizione del donante, fu intitolato ai suoi genitori originari di Formia, Giacomo Cattolico e Teresa Punzo.
La deliberazione della Giunta comunale n. 395 del 25 novembre 2014 concretizzò e diede avvio al progetto di organizzazione e gestione dell’Archivio storico comunale, sicché si intraprese una massiccia opera di recupero di materiale, in special modo registri: mastri, protocolli, conti comunali, databili intorno alla seconda metà del ‘900, erano ubicati presso i depositi dell’ex Caserma dei Carabinieri, ma versavano in grave stato di deterioramento, per cui fu essenziale individuare i danni di natura intrinseca ed estrinseca che aggredirono le carte e le legature.
Inoltre, si riordinarono e schedarono il nucleo documentario del Decurionato di Mola e Castellone, il carteggio, i registri di deliberazioni della Congrega di Carità, del Decurionato, del Prefettizio e della Giunta municipale relativi ai Comuni di Maranola e Castellonorato databili dalla fine dell’Ottocento fino agli anni cinquanta del ‘900, procedure e sentenze relative all’Ufficio di Conciliazione del Comune di Maranola.
Per migliorare le condizioni di conoscenza e conservazione dei beni culturali, è opportuno, secondo i contesti, le ricorrenze e gli eventi, allestire mostre speciali, relazionate a un determinato oggetto, personaggio o evento del momento, in conformità alla normativa di tutela e senza esporre gli stessi a possibili danni dovuti all’esposizione25.
Si definisce, con chiarezza, all’art. 117 della Costituzione, che rientra nella legislazione concorrente tra Stato e Regioni la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e organizzazione di attività culturali. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio recita all’art. 1, comma 3, che tra gli altri, i Comuni ne debbano favorire la pubblica fruizione e valorizzazione ed un intero articolo, l’articolo 6, vi è riservato26.
Una mostra particolare, dedicata al mondo femminile, fu allestita quando le associazioni FIDAPA BPW Italy – Sezione di Gaeta-Formia-Minturno e l’Associazione Inner Wheel Club – Sezione di Formia-Gaeta manifestarono la volontà di donare quattro teche in cristallo da utilizzare per la conservazione e fruizione di documenti e registri custoditi presso l’archivio storico27.
Contestualmente al centenario dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, un’esposizione di documenti, ma anche medaglie, quotidiani e manifesti permise di ricostruire i fatti dell’epoca; analogamente accadde per la celebrazione del 70° anniversario dalla liberazione di Formia dal regime nazi-fascista: cronologie, relazioni sui danni di guerra, elenchi nominativi di mutilati e caduti civili, carte annonarie individuali per pane e generi da minestra, deliberazioni del Podestà ne documentarono gli avvenimenti storici. Del resto, agli archivi si attribuire un ruolo di valorizzazione del binomio memoria-identità.
Un peculiare evento culturale, che assunse un ruolo cruciale nel sottolineare le identità individuali e collettive e nel supportare i sentimenti di appartenenza dei singoli gruppi sociali28, fu quando si predispose una mostra documentaria, e non solo, che ricordasse i 150 anni dalla nascita del Civico Concerto, l’odierno Complesso bandistico cittadino «U. Scipione-Città di Formia». L’installazione della mostra fu arricchita dalla collezione privata del maestro Filippo di Maio, attuale direttore della banda cittadina che, per la circostanza, concesse strumenti musicali, fotografie, manifesti, targhe commemorative, attestati di partecipazione, trofei, antiche divise, partiture di fantasia, quotidiani, programmi di sala. Ed ancora proiezioni, pannelli esplicativi di elenchi dei componenti, dei maestri concertatori ed una cronologia, frutto della lettura attenta delle deliberazioni e dei documenti d’archivio arricchirono la manifestazione. Essa suscitò notevole interesse e prese corpo anche grazie alla donazione degli spartiti manoscritti appartenuti al maestro Arturo Vigilante.
Similmente, in vista della promozione dell’Archivio storico, particolare attenzione fu rivolta all’aspetto didattico, in grado di favorire un più stretto legame con la scuola, attraverso un tangibile lavoro sui documenti, fonti vive capaci di esplorare la storia del territorio e contestualizzare gli avvenimenti, i fatti, le istituzioni, i luoghi, le persone. Tra gli altri, ne è un esempio la partecipazione alla Settimana degli Archivi promossa dall’Associazione Nazionale Archivistica Italiana, che coinvolse numerosi studenti degli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado di Formia in un percorso di acquisizione di competenze nel campo archivistico e di utilizzo delle fonti per la didattica della storia.
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NOTE
* Il presente contributo, risultato di un’attenta analisi dei fatti e cronologia degli stessi, è da ascriversi al coinvolgimento diretto ai lavori di programmazione ed organizzazione dell’Archivio storico comunale «Franco Miele» di Formia che mi ha visto protagonista, in qualità di archivista, principalmente, ed ideatrice della mostra che celebrò i 150 anni dalla fondazione del Complesso bandistico.
1 P. Carucci, M. Guercio, Manuale di archivistica, Roma, Carocci 2010, p. 45.
2 Ivi, p. 48.
3 «Centro di studi archeologici Pasquale Mattej», Formia archeologica: guida per il turista e lo studioso in cerca di antiche testimonianze, Formia, Grafiche d’Arco 1977, s.p.
4 R. Marchese, Saluti da Formia. Appunti di storia formiana, Formia, Bopstudio 2006, p. 25.
5 «Centro di studi archeologici Pasquale Mattej», Formia archeologica … cit.
6 R. Marchese, Saluti da Formia … cit.
7 «Centro di studi archeologici Pasquale Mattej», Formia archeologica … cit.
8 R. Marchese, Saluti da Formia … cit.
9 «Centro di studi archeologici Pasquale Mattej», Formia archeologica … cit.
10 http://www.ulisseland.com/journal/?p=5176.
11 «Centro di studi archeologici Pasquale Mattej», Formia archeologica … cit.
12 Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione Generale Musei, Linee guida per la redazione del Piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.E.B.A), 2018.
13 S. Conte, Formia. Archivio, così abbiamo salvato la storia, in «Avvenire/Lazio» n. 7, 2016, p. 8.
14 G. Bove, Formia: ricostruzione e sviluppo. Nel 63° anniversario della Liberazione. 18 maggio 1944, 18 maggio 2007, Graficart, Formia 2007, p. 342.
15 G. Bove, Castellone e Mola da sobborghi di Gaeta a Città di Formia. Nel 150° anniversario della ripresa del nome di Formia, Graficart, Formia 2012, p. 49.
16 https://www.comune.formia.lt.it/binary/prtl_comune_formia/formia_normativa/DCC_25_2014.pdf.
17 Decreto del Presidente della Repubblica 30 settembre 1963, n. 1409 e Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 ossia Codice dei beni culturali e del paesaggio, art. 41, comma 1.
18 Decreto Legge n. 83 del 31 maggio 2014, art. 12, comma 4, lettera a.
19 P. Carucci, M. Guercio, Manuale di archivistica … cit., p. 80.
20 Ivi, p. 86.
21 https://www.comune.formia.lt.it/binary/prtl_comune_formia/formia_normativa/DCC_21_2014.pdf.
22 Ibidem.
23 E. Casanova, Archivistica, Siena, Stabilimento arti grafiche Lazzeri 1928.
24 Deliberazione consiliare n. 79 del 05 dicembre 2016.
25 E. Casanova, Archivistica … cit.
26 Codice dei beni culturali e del paesaggio. Art. 6 Valorizzazione del patrimonio culturale. «La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale».
27 https://www.comune.formia.lt.it/binary/prtl_comune_formia/formia_normativa/dgc_223_2015.pdf.
28 S. Vitali, Memorie, genealogie, identità, in Il potere degli archivi. Usi del passato e difesa dei diritti nella società contemporanea, B. Mondadori, Milano 2007, p. 111.
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