IL MIO SOGNO

«Studi Cassinati», anno 2023, nn. 2-3

> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf

> Scarica l’articolo in pdf

di

Alberto Mangiante

Come sempre mi ritrovo a passeggiare per Corso della Repubblica e nell’attraversare via del Carmine la mia attenzione è attratta da una folla di persone che si attardano davanti all’Istituto delle Stimmatine. Mi soffermo a guardare e noto molta gente che entra in questo edificio, costruito nel 1932 su progetto dell’ingegnere Edoardo Patini grazie al piccolo obolo raccolto con fatica dalle suore e ricostruito, dopo essere parzialmente sopravvissuto dalla distruzione della guerra, com’era e dov’era. Mi accodo e noto che vi è qualche cosa da inaugurare. Incuriosito entro e domando che succede, scoprendo che, ahimè, dopo circa 180 anni l’istituto ha chiuso i battenti, vuoi per mancanza di alunni e soprattutto mancanza di suore, ma anche, e soprattutto, con la totale indifferenza di tutte le istituzioni civili e religiose.

Veduta prospettica dell’erigendo Orfanotrofio di S. Maria della Grazie in Cassino, affidato alle Suore Stimmatine. Progetto dell’ing. E. Patini. Posa della prima pietra 19 marzo 1921.
Il convento delle suore Stimmatine distrutto dai bombardamenti.

Ma per fortuna con un colpo di genio il Comune di Cassino, aiutato finanziariamente dalla Regione Lazio sempre pronta a sostenere iniziative del genere, è riuscito con diritto di prelazione ad acquisire l’edificio, trasformandolo in un centro culturale e museo della città e restituendo alla cittadinanza un edificio, situato in pieno centro storico, che ormai da novanta anni fa parte della sua storia. Anche se a molti non piace, questo rimane al momento il nostro centro storico che, risorto dalle macerie con le prime aggregazioni di sfollati ritornati in città e con gli enormi sacrifici dei nostri nonni e genitori che iniziarono qui l’epopea della ricostruzione, racchiude in poche centinaia di metri quadrati edifici progettati nell’immediato dopoguerra da architetti come Nicolosi, Messina e Poggi.

Entro e all’ingresso sulla destra è sistemata la pietra romana, che era collocata in piazza Labriola, finalmente sottratta alle ingiurie del tempo e dei vandali, mentre sulla parete di sinistra c’è un dipinto raffigurante l’allegoria di San Germano, ricavato da una stampa di Francesco Solimena. Nel piccolo atrio è sistemato un banco con un signore addetto alle informazioni, ma la cosa più bella sono i locali alla mia destra dove, abbattute le tramezzature, sono stati ricavati grandi saloni e sul fondo di una parete è stata sistemata l’ancona, prima conservata nella cappella, raffigurante l’Immacolata tra i santi Francesco e Antonio. Su una lunga parete, invece, è sistemata la bellissima Crocifissione che, finalmente staccata dalla parete della chiesa di Sant’Antonino, è all’ammirazione di tutti, mentre sulle altre pareti trovano posto stampe ed acquerelli della città e diversi frammenti superstiti delle varie chiese cassinati. Un’idea, vista anche l’attuale politica del Ministero dei Beni Culturali di cedere parte dei manufatti attualmente conservati nei vari depositi, sarebbe quella di chiedere di poter disporre dei quadri di Salvatore Martini e di Antonio Tomassi in modo da potergli dedicare una sala. Ritornando all’ingresso, sulla sinistra ed entrando nel corridoio, si apre a destra una grande sala con in mostra immagini fotografiche antiche della città mentre, a sinistra, è stato allestito un locale per la vendita di volumi, ricordi e infine gli uffici.

L’Istituto ricostruito dopo la fine della guerra. A sinistra le rovine della chiesa del Carmine.

Salendo le scale dall’ingresso, si arriva al primo piano dove a destra e a sinistra ci sono sale riservate agli studiosi con raccolte di volumi antichi, fotografie, immagini e materiale inerente alle battaglie di Cassino e la ricostruzione. Ma la parte più emozionante è quella con l’archivio di documenti digitalizzati recuperati dai vari archivi nazionali, l’emeroteca che raccoglie pubblicazioni locali e la sala con apparati discografici rari e reperti teatrali. Salendo ancora le scale, negli ambienti sia a destra che a sinistra sono state ricavate sale per conferenze e concerti.

Nella zona con ingresso su via D’Annunzio, i locali a piano terra sono stati sistemati per accogliere mostre ed altri eventi, mentre i piani superiori sono stati adibiti a biblioteca aperta al pubblico e a sale con collegamenti internet per studenti e visitatori, il tutto indipendente dalla parte monumentale. E, infine, le rovine della Chiesa del Carmine finalmente restaurate, illuminate e visitabili.

A un certo punto mi sono accorto che stavo dormendo e ho realizzato che era tutto un sogno, così bello che sto ancora dormendo, ma sono speranzoso e sono sicuro che il bel sogno alla fine (forse) si realizzerà.

L’immobile delle suore Stimmatine oggi.

(16 Visualizzazioni)