IN MEMORIA DEL MAGGIORE PILOTA SECONDINO PAGANO*

Print Friendly, PDF & Email
«Studi Cassinati», anno 2023, nn. 2-3

> Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf

> Scarica l’articolo in pdf

 

Il 28 aprile 1957 il maggiore Secondino Pagano e il presidente del Cai di Sondrio Luigi Bombardieri tentarono un’impresa ardimentosa raggiungendo una quota impensabile a quei tempi per un elicottero, quattromila metri, come pionieri per aprire nuove tecniche di soccorso alpino portato tramite, appunto, un elicottero, un mezzo aereo capace di intervenire tempestivamente, recuperare e trasportare a valle in caso di bisogno in alta quota. Oggigiorno è divenuta una prassi consolidata ma oltre sessant’anni or sono era tutta da sperimentare tant’è che i due persero la vita nell’incidente dell’elicottero pilotato da Secondino Pagano.

Pietro Miele (©Michele Di Lonardo).

Per ricordare le due importanti figure il Centro documentazione studi cassinati-Aps ha inteso organizzare il 27 marzo 2023, nell’ambito delle manifestazioni del «Centenario dell’aeronautica italiana», una giornata di ricordo in collaborazione con il Comune di Cassino, con il 72° Stormo dell’Aeronautica Militare Frosinone, l’Associazione Arma Aeronautica Sez. di Cassino, il Liceo Classico «Giosuè Carducci» di Cassino, il CAI (Club alpino italiano) Sezione di Cassino e la Fondazione «Luigi Bombardieri» di Sondrio.

Marco Lanni (©Michele Di Lonardo).

I saluti istituzionali sono stati portati dal sindaco di Cassino, Enzo Salera, dal dirigente scolastico del Liceo Classico Licia Pietroluongo, dal presidente del Cdsc-Aps Gaetano de Angelis-Curtis e dal presidente del Club Alpino Italiano sez. Cassino Pietro Miele.              

Dopo la proiezione di un filmato del regista e alpinista sondriese Gianluca Maspes, dedicato a Bombardieri oltre che a Maurizio Folini, pilota di elicotteri e guida alpina, si sono susseguiti gli interventi di Francesco Di Giorgio (Centro documentazione e studi cassinati-Aps), di Angelo Schena, presidente dalla Fondazione «Luigi Bombardieri» di Sondrio, del ten. col. Orfeo Rossi del 72° Stormo Aeronautica Militare di Frosinone, di Secondino Pagano, nipote del maggior pilota che riporta il suo nome, in rappresentanza dell’Associazione Arma Aeronautica, sez. di Cassino. Infine il ten. col. pilota Marco Lanni si è intrattenuto «in dialogo con gli studenti sul ruolo della Aeronautica Militare oggi» appassionando gli studenti con i racconti delle sue tante esperienze di volo nonostante la sua giovane età. Ha coordinato i lavori Sofia Corvese docente del Liceo Classico.

I relatori ricevuti dal sindaco di Cassino Enzo Salera (©Michele Di Lonardo).
I loghi delle Associazioni partecipanti.

Intervento di Francesco Di Giorgio

Secondino Pagano.

Siamo alla vigilia di un importante anniversario. Domani si celebra il centenario dell’Aeronautica militare italiana. Essa evoca nel paese emozioni forti, e non solo perché l’Arma azzurra ci offre spesso spettacolari esibizioni delle Frecce tricolori ma anche perché nell’Aeronautica militare si concentrano le emozioni primordiali dell’uomo: il cielo, il vuoto, l’emozione del volo, la conquista dello spazio; i progressi delle scienze e della tecnica.

Della grande storia dell’Aeronautica, Cassino, Montecassino, e il Cassinate sono orgogliosamente parte integrante e protagonista! A cominciare dai primi voli sperimentali con palloni aerostatici e mongolfiere che decollavano dal largario presso l’Abbazia1, oppure per le ricerche e le sperimentazioni condotte dal grande scienziato Bernardo Paoloni monaco cassinese presso l’Osservatorio meteorologico di Montecassino, quindi il contributo del motorista Vincenzo Pomella di S. Elia Fiumerapido morto nella sfortunata missione del dirigibile “Italia” al Polo Nord, organizzata da Umberto Nobile.

L’elicottero Samba 23 nell’eliporto della Fiera di Milano.

E poi il maggiore pilota Secondino Pagano che è un figlio della città di Cassino che nell’Aeronautica militare ha scritto pagine indelebili di storia. Soprattutto ha contribuito con il suo talento, con il suo coraggio e con la sua alta professionalità ad aprire nuove vie al soccorso delle persone in difficoltà attraverso il mezzo aereo.

Perderà la vita per questo, insieme a Luigi Bombardieri, un prestigioso alpinista degli anni cinquanta che, per le sue specifiche conoscenze, stava condividendo con lui una delicata esercitazione in alta montagna proprio per testare il mezzo aereo in soccorso alpino!

Secondino Pagano nel 1943 ha 35 anni con all’attivo già una discreta esperienza di volo. Oltre che di rischiose missioni in zone di guerra. Per questa ragione viene insignito anche della medaglia d’argento al valor militare. Con l’8 settembre 1943, quando viene reso di dominio pubblico l’armistizio sottoscritto dall’Italia con gli alleati e il conseguente rovesciamento di fronte e di alleanze, Pagano si trova in zona controllata dalla Repubblica sociale italiana. Ma sente forte il dovere di raggiungere il sud controllato dal Governo italiano legittimo. La missione è difficile, rischiosa, quasi impossibile, perché troppa è la distanza e limitata l’autonomia di volo per gli aeroplani italiani di quel tempo.

Con grande coraggio e con una decisione particolarmente spericolata decolla e punta su Brindisi dove atterra a carburante ormai esaurito! Fu così che Pagano si mette agli ordini dell’Aeronautica Cobelligerante Italiana unitamente ad altri 203 velivoli!

Finito il conflitto mondiale, Pagano riprende il suo ruolo in Aeronautica.

Approda al Centro elicotteri della riorganizzata Aeronautica militare italiana. L’addestramento avviene su elicotteri provenienti dagli Stati Uniti. Si trattava di tre unità Bell 47 D. Su uno di questi elicotteri, ceduti all’Italia dalla Fondazione Rockefeller, Secondino Pagano parteciperà anche a voli per la disinfezione via aerea delle zone del Paese colpite dalla malaria.

Agli inizi del 1957 assume incarichi presso la Commissione delle nazioni unite in Somalia.

Dopo un periodo presso la scuola di volo a Caserta – in qualità di istruttore – viene assegnato al neo costituito Centro elicotteri di Frosinone. È da Frosinone, che nell’aprile 1957 viene inviato presso la Fiera di Milano per tenere dei voli dimostrativi, oltre che per condurre nel capoluogo lombardo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Segni.

I voli dimostrativi in ambito fieristico si svolgono dal 12 al 27 aprile.

Intanto nella zona di Sondrio sta per iniziare l’ottavo Rally internazionale sciistico.

Quale migliore occasione per avvalersi di una grande esperienza come quella di Pagano per testare l’uso del mezzo aereo in soccorso di alta montagna?

Il sottosegretario alla difesa On. Virginio Bertinelli (sarà presidente del Club Alpino Italiano dal 1959 al 1964) dà disposizioni in questo senso.

Così la missione di Pagano si allunga da Milano a Sondrio. Viene programmata l’esercitazione sui monti del Bernina (fino a quota 2813 metri).

Luigi Bombardieri – grande ed esperto alpinista – è parte del programma per le ovvie ragioni di esperienza e conoscenza dei luoghi.

Purtroppo la situazione meteo volgeva al peggio, tale da sconsigliare la missione.

Secondino Pagano deve decidere se proseguire o annullare il volo.

Decide di proseguire. Avrà pensato: quando si deve intervenire in soccorso non si può certo aspettare le migliori condizioni favorevoli!

Provvede ad alleggerire l’elicottero di strumentazioni non particolarmente necessarie, e – unitamente a Bombardieri – dà inizio alla esercitazione.

Moriranno entrambi a seguito dell’impatto dell’ala dell’elicottero con le funi di una teleferica presente sul luogo e non visibile perché nella zona imperversava una tempesta di neve.

Recupero rottami dell’elicottero Samba 23.

All’aeroporto di Frosinone, dove il pilota Pagano non tornerà più si piangerà un collega speciale. Bombardieri e Pagano: due eroi – li possiamo definire così? – che hanno aperto la strada all’uso del mezzo aereo in soccorso alpino. E, a seguire in soccorso civile. Eroi, ma anche pionieri di un servizio, come l’elisoccorso, all’epoca nemmeno immaginabile! Da quella sventurata esercitazione le vie dell’elisoccorso in alta montagna furono aperte proprio dal cielo! E con esse, a seguire, anche l’elisoccorso oggi pressoché attivo in tutt’Italia.

Questo grande e generoso pilota dell’Aeronautica militare italiana e il grande, prestigioso oltre che generoso alpinista Luigi Bombardieri, sono ricordati anche sul luogo dove le loro vite furono troncate da quel maledetto cavo d’acciaio della teleferica.

Una targa apposta dalla sezione valtellinese del CAI che così recita: «Affratellati nel gioioso “Siam giunti” – che saluta le mete più care – il socio benemerito Luigi Bombardieri – il Maggiore pilota Secondo Pagano – caddero su questo ghiacciaio – volgendo il volo oltre i confini delle nostre aurore. – 28 aprile 1957».

Il tragico incidente sulle vette del Bernina, che anticipò le vie all’elisoccorso, fu anche oggetto di approfonditi e rigorosi studi per migliorare la sicurezza del volo.

In particolare furono acquisite le raccomandazioni della commissione d’inchiesta sull’incidente e ne furono adottate, nel tempo, tutte le prescrizioni.

Così dagli atti ufficiali:

Poiché l’impiego dell’elicottero va generalizzandosi anche in ambienti orografici complessi e quindi meteorologicamente sensibili la Commissione ritiene opportuno richiamare l’attenzione delle competenti Autorità superiori, sui seguenti punti:

necessità di costituire un organismo particolarmente competente per disciplinare l’impiego in alta montagna dell’elicottero;

necessità di un rigoroso controllo perché tutti gli ostacoli esistenti in montagna e nelle relative valli, che possano essere comunque di nocumento al volo, siano resi chiaramente visibili;

nel caso specifico di funivie, teleferiche e linee elettriche ad alta tensione, attraversanti vallate, siano munite di opportuni e standardizzati segnali visibili chiaramente in volo;

la presenza degli ostacoli suddetti e relativi segnali, sia riportata su tutte le carte di navigazione, nella prescritta forma convenzionale.

Come detto, le misure raccomandate, diventarono tutte ben presto operative. Oggi sembrano scontate. Ma tutto nasce dal pilota Secondino Pagano.

Intervento di Angelo Schena*

La nascita dell’Alpinismo viene convenzionalmente fissata all’8 agosto 1786 quando per la prima volta venne scalato il Monte Bianco dal dott. Michael-Gabriel Paccard e dal portatore Jacques Balmat. Nel 1760 Horace Benedict de Saussurre, professore di filosofia e scienze naturali a Ginevra, aveva messo in palio un premio per chi avesse trovato la via per raggiungerne la vetta, in quanto era sua intenzione scalare la montagna per compiere alcune osservazioni scientifiche. Ci vollero più di 25 anni prima che, falliti diversi tentativi, si riuscisse nell’intento e de Saussurre poté coronare il suo sogno, salendovi l’anno seguente il 3 agosto 1787.

Ai suoi albori l’alpinismo fu dettato da ragioni scientifiche e da un forte desiderio di esplorazione e di conquista delle varie cime. Furono gli inglesi e gli austriaci a operare un po’ su tutti i monti delle Alpi, mossi dalla smania di scoprire valli e vette incontaminate.

Ben presto fu avvertita l’esigenza di costituire un’associazione degli appassionati di montagna per scambiarsi le esperienze e per trasmetterle agli altri.

Nacque così nel 1857 l’Alpine Club di Londra con lo scopo di divulgare la conoscenza e l’esplorazione delle montagne (John Ball fu il primo presidente).

Nel 1862 fu la volta dell’Oesterreichischer Alpen-Verein (Austria) e nel 1863 dello Schweizer Alpen-Club (Svizzera).

Il 12 agosto 1863 Quintino Sella, politico e statista piemontese, ministro delle finanze del neonato Regno d’Italia, al termine della prima ascensione italiana al Monviso, in compagnia del deputato calabrese Giovanni Barracco e dei fratelli Paolo e Giacinto Ballada di Saint-Robert, ebbe l’idea di fondare un Club alpinistico in Italia.

Nella famosissima lettera del 15 agosto 1863 a Bartolomeo Gastaldi (geologo, compagno di studi e amico di Quintino Sella), nella quale descrive nei minimi particolari la bellezza della salita al “Viso” (come viene chiamato bonariamente dai piemontesi), il ministro Sella chiede se non sia il caso che, al pari di quanto era già avvenuto in Inghilterra, in Austria e in Svizzera, non fosse il caso che anche in Italia si provvedesse alla costituzione di un’associazione con la finalità di diffondere la conoscenza delle montagne.

Il 23 ottobre 1863, nella magica scenografia del Castello del Valentino, venne approvato lo Statuto della Società, estremamente snello, composto da soli 17 articoli. Ricordo i primi due:

Art. 1: «È istituita in Torino una Società sotto il titolo di Club Alpino»

Art. 2: «Il Club Alpino ha per iscopo di far conoscere le montagne, più precisamente le Italiane, e di agevolarvi le escursioni, le salite e le esplorazioni scientifiche».

Contrariamente a quanto si crede, il primo Presidente del Club Alpino fu il barone Ferdinando Perrone di San Martino e non Quintino Sella, che ne fu invece l’ideatore e il principale e più deciso promotore.

Nascono, un po’ in tutta Italia, i vari Club Figliali (come allora si chiamavano le Sezioni), espressione della volontà di sentirsi parte di una nazione appena costituita (1861), con la pratica dell’alpinismo nella sua dimensione associativa: dopo Torino, Aosta, Domodossola, Varallo, Agordo, Firenze, Napoli, Susa, Chieti e nell’agosto del 1872, il «Club Figliale Valtellinese», il 10° d’Italia, il 1° della Lombardia.

L’iniziativa fu di alcuni nobili e notabili locali, primo fra tutti il senatore del Regno N.H. Luigi Torelli di Villa di Tirano, che sarà anche il primo presidente.

Tra i promotori vi erano il deputato Romualdo Bonfadini di Albosaggia, il senatore Enrico Guicciardi di Ponte, Rodolfo Planta di Poschiavo, il cav. Giovanni Visconti Venosta di Tirano (quello del “Prode Anselmo”), il Nob. Alberto Pestalozza Sindaco di Chiavenna, l’avv. Ercole Valenti di Morbegno e il Nob. Avv. Cesare Paribelli di Sondrio.

Come si evince dalla provenienza dei fondatori, il Club abbracciava tutta la Provincia di Sondrio, da qui il nome di «Valtellinese».

Inizia così l’attività del CAI che si sviluppa a macchia d’olio un po’ in tutta Italia.

Nato come Club d’élite, pian piano diventa un’associazione sempre più aperta a tutti gli appassionati di montagna, diffondendo la pratica dell’alpinismo e del turismo alpino presso l’alta borghesia, sostenendo la ricerca scientifica, organizzando Congressi e gite sociali, curando la pubblicazione del Bollettino annuale, della Rivista mensile e delle prime Guide.

Sin dai primi anni il Club Alpino, direttamente o tramite i suoi Club Figliali, inizia la costruzione di rifugi e bivacchi per creare punti di appoggio e di ricovero per gli alpinisti e per “agevolare” le loro ascensioni sulle Alpi.

Il primo fu il «Ricovero dell’Alpetto» al Monviso nel 1866. Prima del 1900 ne furono realizzati 57 e attualmente sono circa 750, per un totale di oltre 23.000 posti letto.

Interessante è notare l’evoluzione architettonica di questi rifugi, dapprima costruiti con le forme tradizionali di montagna (baite, alpeggi, maggenghi), utilizzando i materiali facilmente reperibili sul posto (legno e pietra), ultimamente nelle fogge più avveniristiche e moderne (si vedano il Rifugio Gouter, la Monte Rosa Hutte o il Bivacco Gervasutti), usando materiali più adatti per resistere alle intemperie, grazie anche alla possibilità del loro trasporto in quota con gli elicotteri, anziché a spalla o con improvvisate e poco efficienti teleferiche.

Anche la Sezione Valtellinese fece la sua parte, costruendo il suo primo rifugio, su iniziativa e spinta di Damiano Marinelli, socio della sezione fiorentina, nel 1880. Venne chiamato «Rifugio Scerscen». L’8 agosto 1881 Damiano Marinelli morì travolto da una valanga sul Monte Rosa e l’anno successivo la nostra sezione decise di intitolare a lui il Rifugio che ancora oggi si chiama «Rifugio Marinelli» con l’aggiunta, negli anni ’60, del nome di Luigi Bombardieri.

Chi era? Nato a Milano il 10 giugno 1900, “Gino” o “Bomba” per gli amici, si diploma ragioniere e lavora dapprima presso la Banca d’Italia e, dal 1923, presso la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde di Sondrio, divenendone direttore nel 1948. Pubblica diversi articoli e relazioni di carattere alpinistico e turistico sul giornale «La Valtellina» e su «La rivista mensile del CAI». Nel 1946 rappresenta il Comitato Nazionale di Liberazione nel consiglio di amministrazione dell’Ente Provinciale del Turismo e nel 1951 diventa membro della consulta economica provinciale presso la Camera di Commercio di Sondrio.

Luigi Bombardieri.

Fu consigliere della Sezione Valtellinese del CAI di Sondrio dal 1924, Vice Presidente dal 1933 e Presidente dal 1937 al 1946, prendendosi particolare cura dei bivacchi della Sezione ma, soprattutto, della Capanna Marinelli.

Svolse la sua attività alpinistica più impegnativa nel periodo dal 1923 al 1938 con diverse imprese, tra le quali queste sono le principali: Traversata Roseg-Scerscen-Bernina (1a italiana), Parete Nord del Monte Cristallo (1a salita), Parete Nord della Cresta Guzza (1a italiana), Parete Nord del San Matteo (1a italiana). Venne ammesso tra gli Accademici del CAI con Alfredo Corti.

Nel luglio del 1933, con le Guide Alpine Peppino Mitta e Cesare Folatti, compì la prima salita al Colle d’Argient, attraverso il Canalone che, da allora, su suo interessamento presso la Direzione del CAI, prese il nome di «Canalone Folatti» (vero artefice della salita, come lo definì lo stesso Bombardieri).

Fu antesignano della scuola di alpinismo e di sci alpinismo e attualmente la Scuola Provinciale Valtellinese di queste discipline e anche quella di «Alpinismo Giovanile», portano il suo nome.

Una scuola “particolare” è quella organizzata dalla Fondazione Bombardieri, con il nome di «La scuola va in montagna». Ogni anno, dopo un concorso tra le classi di due province, le due vincitrici (una per provincia) passano quattro giorni al Rifugio dei Forni tra lezioni tenute da esperti su temi vari legati alla montagna e passeggiate nei dintorni (Rifugio Branca, Rifugio Pizzini, Sentiero glaciologico). L’iniziativa, partita dalla Fondazione Bombardieri, è riuscita a coinvolgere sempre più enti.

Inventò e brevettò, nel 1935, l’«arpione Roseg», chiodo tubolare da ghiaccio con feritoie, leggerissimo, con uno sviluppo nel doppio arpione Roseg, adatto per la sua affidabilità e sicurezza soprattutto nelle soste.

Muore il 28 aprile 1957, per la caduta dell’elicottero pilotato dal Maggiore Secondino Pagano, mentre si recava alla Capanna Marinelli per dimostrare che il soccorso in montagna degli alpinisti in difficoltà o dei feriti poteva essere effettuato molto più efficacemente con gli elicotteri.

Luigi Bombardieri era talmente legato al Club Alpino Italiano che, alla sua morte, lasciò per testamento tutto il suo patrimonio per la costituzione di una Fondazione che si interessasse della diffusione della conoscenza della montagna, specie tra i giovani: la Fondazione Luigi Bombardieri. I primi presidenti furono Amedeo Pansera e Bruno Credaro e oggi ho io l’onore di esserne Presidente.

Capanna Marinelli.

Su di lui è stato pubblicato un libro nel 2007 (a 50 anni dalla scomparsa) dal titolo Luigi Bombardieri, una vita per la montagna.

È stato realizzato anche un film Solo in volo del regista Luca Maspes (Rampichino) che nella foto vediamo insieme a Reihnold Messner e Maurizio Folini (due protagonisti del film). Il film racconta uno spicchio di storia dell’elisoccorso in montagna: dalla Valtellina degli anni ’50, quando nel mondo si sperimentavano i primi voli in elicottero in alta quota, fino ai giorni nostri che vedono l’esportazione delle tecniche apprese sulle Alpi alle altissime vette himalayane. Due i protagonisti del mediometraggio: Luigi Bombardieri, facoltoso scapolo e direttore di banca, appassionato e talentuoso alpinista, convinto sostenitore della montagna come maestra di vita per la gioventù; e Maurizio Folini, Guida alpina e pilota di elicotteri, nativo di Chiuro, fortemente legato alla Svizzera, in particolare all’Engadina dove ha imparato a pilotare l’elicottero e dove ancora oggi lavora per la maggior parte dell’anno, fatta eccezione per le trasferte primaverili o autunnali tra le cime himalayane, anche per il soccorso dopo il terribile terremoto del 2015.

Solo in Volo ha avuto la prima proiezione assoluta al 66° Trento Film Festival (2018) e ha partecipato a numerosi altre kermesse internazionali di cinema di montagna: al Festival Alps di Temù, al Milano Mountain Film Festival, allo Swiss Mountain Film Festival (Svizzera), al Sestriere Film Festival, al Pakistan International Mountain Film Festival (Pakistan), al Sondrio Festival, al Kathmandu International Mountain Film Festival (Nepal), alla: ha vinto il primo premio al Festival di Ushuaia (Argentina).

Angelo Schena, Secondino Pagano jr. e Francesco Di Giorgio a Cassino.

Accanto alla Sezione Valtellinese (con sede in Sondrio), nascono nuove sezioni in Valtellina: quella di Chiavenna (nel 1924), quella di Morbegno (nel 1931), quella di Bormio (nel 1975), quelle di Vallespluga–Madesimo, Valfurva e Novate Mezzola (nel 1977) e poi, via via, le Sezioni di Valmalenco (nel 1980), Sondalo (nel 1983), Livigno (1985) e Aprica (1987). Alla sola Sezione Valtellinese si aggiungono anche le Sottosezioni: Ponte (1983), Tirano (1944), Berbenno, Valdidentro e Teglio.

Nell’aprile del 2020 il Comitato Direttivo Centrale del CAI ha deciso di modificare la frase scritta sulle Tessere Blu dell’Associazione, sostituendo quella di Guido Rey con quella di Luigi Bombardieri, tratta dal suo testamento e che dice «La montagna è scuola di carattere, onestà, solidarietà e amore per l’ambiente”: qui vedete la tessera con una dedica a me dall’allora Presidente Generale Vincenzo Torti».

* «Studi Cassinati» ha già provveduto a tratteggiare il ricordo di Secondino Pagano e di altri aviatori originari del territorio con un articolo di Francesco Di Giorgio dal titolo Gli assi dell’aviazione di Cassino. Storie e vicende pubblicato nel nn. 1-2, gennaio-giugno 2021, a. XXI, pp. 5-24 (l’articolo si caratterizza anche perché oltre ai riferimenti del passato degli aviatori scomparsi ci sono i riferimenti al presente dei piloti in attività con brevi schede biografiche fra cui anche quella su Marco Lanni).

* A margine del suo intervento l’avv. Schena ha voluto svelare una curiosità di quando, cioè, da bambino salì assieme al padre, sindaco di Sondrio, e al fratello sull’elicottero pilotato da Secondino Pagano proprio quel 28 aprile 1957 per un volo dimostrativo e un giro panoramico qualche ora prima del tentativo dell’impresa del Bernina e del tragico incidente.

(8 Visualizzazioni)