«Studi Cassinati», anno 2024, n. 1
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di
Erasmo Di Vito
Sono trascorsi 80 anni dalla tragedia dell’Oria, il piroscafo affondato nel mare Egeo in Grecia, con a bordo circa 4116 militari italiani catturati dai tedeschi e destinati ai campi di internamento in Germania.
LA STORIA
Il 12 febbraio del 1944 il piroscafo norvegese, che, come tanti altri, i tedeschi – traditi dall’armistizio firmato dall’Italia l’8 settembre precedente – avevano requisito per trasportare i soldati italiani catturati sulle isole dell’Egeo, affondò a causa di una furiosa tempesta dopo aver urtato gli scogli dell’isola di Patroklos (Gaidouronisi). La nave si inabissò quasi completamente. I corpi di circa 250 soldati italiani furono sbalzati fuori dalla nave spaccata a metà e vennero trascinati dalla furia delle acque raggiungendo la spiaggia di Charakas, poco distante da Capo Sounion dove ora sorge il monumento a ricordo della tragedia. Complessivamente si salvarono solo 37 soldati italiani, 6 tedeschi, un greco e cinque uomini dell’equipaggio. Per tutti gli altri, poco meno di 4000, il piroscafo divenne la loro tomba.
I SOCCORSI
I soccorsi non furono tempestivi anche perché ostacolati dalle proibitive condizioni metereologiche.
I primi ad attivarsi furono gli abitanti delle zone circostanti; quel popolo greco che stava subendo l’occupazione italiana dall’aprile del 1941. Quando arrivarono sulla spiaggia di Charakas, ora Charakas beach, di sopravvissuti ne trovarono ben pochi, rispetto agli oltre 250 corpi trascinati là dalla corrente. E ai greci non restò che provvedere alla pietosa sepoltura di quei cadaveri in prossimità della stessa spiaggia, a monte dell’attuale strada 91 che collega Atene a Capo Sounion. I loro corpi successivamente sono stati sepolti in vari cimiteri della Puglia e poi definitivamente traslati nel Sacrario dei caduti d’Oltremare di Bari.
Oggi, lascia riflettere il pensiero che frotte di turisti d’estate prendono il sole come lucertole sulla spiaggia, ignari che su quella stessa sabbia le furiose onde dell’Egeo, 80 anni fa, depositarono i corpi senza vita di oltre 250 militari italiani.
IL MESSAGGIO DI KALOMIRA GEORGAKOPOULOU
Quei giorni li ricorda bene Kalomira – in italiano “Buon destino” – Georgakopoulou una donna di 86 anni splendidamente portati, che vive nell’attuale comune di Lavreotiki. Lucidamente ha raccontato quei tristi momenti alla delegazione italiana presente per l’80° anniversario della tragedia, rilanciando l’efficace e concreto monito di Pace trasmesso in quei frangenti dalla madre. Kalo Mira aveva allora sei anni. Ricorda che dopo il naufragio la madre come tutte le famiglie greche che abitavamo nella zona si attivarono per cercare di soccorrere i naufraghi. Allora i suoi fratelli dissero alla madre: «ma come, fino a ieri ci hai detto di combattere gli invasori, adesso vuoi che andiamo a soccorrerli?». E la madre rispose convinta che «la guerra è guerra ma il rispetto per le persone è rispetto per le persone. E queste sono persone». Ed ora, la figlia Kalo Mira aggiunge che «comunque la vita continua», facendo riferimento ai sentimenti di perdono e di solidarietà umana.
LA CERIMONIA
Tra le vittime del naufragio del piroscafo Oria vi era anche il caporale corenese Federico Cristino; ma secondo le testimonianze che ho raccolto tra i familiari degli Imi di Coreno Ausonio1, probabilmente su quel piroscafo hanno trovato la morte anche altri due compaesani, Alessandro Casaregola ed Angelo Cristino, cugini di Federico.
Per tale motivo quest’anno alla cerimonia dell’80° anniversario del naufragio, pianificato dal gruppo bolognese «Rete dei famigliari dei dispersi del naufragio del piroscafo Oria» (ad organizzare il viaggio Salvatore Criniti) e dalla Pro Loco di Coreno Ausonio, ha partecipato anche una delegazione di Coreno guidata dal sindaco Simone Costanzo, dai consiglieri Immacolata Biagiotti e Basilio Pierini; presenti anche alcuni familiari delle famiglie Cristino e Casaregola ed altri compaesani.
Il gruppo dei familiari dei dispersi è molto attivo da anni grazie alle anche alle preziose ricerche di Aristotelis Zervoudis e Michele Ghirardelli che nel corso di varie immersioni nei fondali di Patroklos hanno recuperato i cimeli appartenuti ai militari italiani vittime del naufragio.
Per questo, l’ambasciatore italiano ad Atene, Luigi Marras, il 5 giugno 2018 ha conferito a Telis Zervoudis l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia, «per il fondamentale contributo apportato alla ricerca dei resti del naufragio del Piroscafo Oria».
Quest’anno la cerimonia di commemorazione dell’80° anniversario si è svolta domenica 11 febbraio, nella spianata dinanzi al monumento di Capo Sounion.
Erano presenti i rappresentanti del Presidente della Repubblica, del Primo Ministro, delle Forze Armate e della Chiesa greca, l’Ambasciatore italiano ad Atene, Paolo Cuculi, l’addetto militare, colonnello pilota Maurizio Ortenzi, i sindaci dei Comuni di Lavreotiki (Dimitris Loukas) e Saronikos (Dimitris Papachristou), l’Associazione Culturale Chrissi Tomi di Keratea, le principali associazioni italiane in Grecia, una delegazione della Scuola Statale Italiana di Atene e delegazioni di altri comuni italiani che hanno avuto concittadini periti nel naufragio. Il sindaco Simone Costanzo ha deposto un fascio di fiori a nome dei familiari delle vittime del naufragio e dei cittadini di Coreno Ausonio.
Nel pomeriggio, le delegazioni si sono recate sulla spiaggia di Charakas, dove il violento fortunale (!) che causò il naufragio dell’Oria trasportò i corpi di circa 250 militari italiani. Qui, in raccoglimento, sono stati letti tutti i nominativi dei militari italiani imbarcati sull’Oria. La delegazione di Coreno Ausonio è stata anche ospite del museo della Guerra di Atene dove è stata da poco allestita una teca, dedicata al naufragio del piroscafo Oria, all’interno della quale sono custoditi la campana di bordo della nave ed alcuni oggetti appartenuti alle vittime del naufragio, rinvenuti durante le immersioni di ricerca.
La partecipazione della delegazione corenese a Capo Sounion e Carakas è stata l’occasione per meditare sugli orrori delle guerre ed anche per stringere rapporti istituzionali, con i rappresentanti delle comunità locali e con l’Ambasciata Italiana ad Atene, destinati a rinforzarsi nel tempo nel solco della ricerca della Pace e della Fratellanza tra i popoli.
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