CASSINO, UNA STRADA MEDIOEVALE RITROVATA E DI NUOVO SOTTERRATA: FORSE L’ANTICA VIA PER NAPOLI NEL SETTECENTO

«Studi Cassinati», anno 2024, n. 3

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Emilio Pistilli

Capita, non di rado, che importanti resti archeologici venuti alla luce casualmente in seguito a scavi per lavori vari, dopo una sommaria ispezione, vengano risotterrati destinandoli ad un nuovo oblio. Spesso la causa è la mancanza di fondi adeguati per la loro nuova fruizione.

Il basolato di via Varrone.

Qualcosa del genere accadde a Cassino all’inizio di questo secolo, quando la città era letteralmente sforacchiata in ogni suo angolo per la costruenda rete fognaria.

In via Varrone, per esempio, per la riparazione di una perdita d’acqua della condotta comunale, riapparve un tratto della vecchia pavimentazione in basalto nero dell’anteguerra. Il tempo di scattare qualche foto da parte mia e fu subito ricoperta.

Particolare degli scavi dell’uccelliera di Varrone.

Nello stesso anno in località Mastronardi, presso le fonti varroniane, vennero alla luce i resti dell’uccelliera e del museum appartenenti alla villa di Marco Terenzio Varrone.

Anche lì, dopo i rilievi del caso, si provvide a ricoprire tutto. A serbarne memoria restano alcuni miei articoli e delle osservazioni di Silvana Errico1.

Mappa dell’uccelliera di Varrone.

Nel mese di dicembre del 2001 lo scavo in località Quinto Ponte, Via Casilina sud, per la posa in opera delle tubazioni del collettore fognario; sotto i piloni della superstrada Sora-Cassino, un nuovo importante ritrovamento; ne diedi notizia sulla stampa locale2 con una breve descrizione che qui riporto integralmente:

« … il giorno 10 dicembre scorso, è stato riportato alla luce un breve tratto di strada ciottolata, fiancheggiata, sul lato orientale, da due spessi muri paralleli, distanti tra loro un paio di metri. Il muro interno si sovrappone al bordo del ciottolato. Il complesso, sito a circa m. 1.20 di profondità rispetto al piano di campagna, ha un andamento nord est-sud est e sembra voler dirigersi trasversalmente verso l’attuale fiume Rapido, mentre la parte a monte si perde sotto la strada Casilina. Si ha l’impressione che si tratti di una canalizzazione delle acque provenienti dalle falde dell’Aquilone – forse il vecchio corso del Rio Ascensione – che si è sovrapposta alla sede stradale dismessa perché interrata dalle frequenti e spesso violente alluvioni. L’epoca sembra quella medievale. Non è da escludere che abbia attinenza con “… un ingresso o forma di acque di un rivo che corre per la strada pubblica sopra S. Bartolomeo di S. Germano” cui si accenna in un documento del 1342 in Archivio di Montecassino3.

Zona dello scavo al Quinto Ponte.

I resti dovranno certamente ricollegarsi ad analoghi allineamenti murari segnalati al di là della Casilina, nel suolo di un vecchio e demolito mulino, che ha lasciato il posto ai piloni della superstrada.

Pare comunque certo che sia la strada che il canale andavano a confluire nel fiume Vilneo, il cui corso è stato sostituito in tempi abbastanza recenti dal canale collettore di fondovalle, che oggi chiamano nuovo Rapido. Per completezza di informazione va detto che il corso storico del Rapido fino all’ultima guerra bordeggiava la città lungo l’attuale via Varrone per gettarsi nelle acque del Gari a valle di via Arigni, mentre quello del Vilneo è ampiamente documentato nel secolo XIX, anche col nome di Vinio, a ridosso della cappella della Madonna di Loreto, località odierna detta Quinto Ponte.

La strada ciottolata del Quinto Ponte.
Il rio Vilneo che volge verso Madonna di Loreto (da una carta borbonica del 1843).

Se la notizia del 1342 su riportata è pertinente si puó affermare che quel tratto di via selciata venuto oggi alla luce fosse l’antica via S. Bartolomeo, lungo la quale pare vi fossero delle concerie; il protettore dei conciatori è proprio S. Bartolomeo4. Una cappella a lui dedicata sorgeva all’interno dell’attuale cimitero che da lui prende il nome5.

Intanto la Soprintendenza Archeologica del Lazio ha ordinato il fermo dei lavori per la condotta fognaria ed ha fatto eseguire tutti i rilievi fotografici e grafici di rito sotto la supervisione dell’arch. Silvano Tanzilli, direttore del locale Museo Archeologico Nazionale, assistito dall’archeologa Raffaella Di Paolo».

Dopo la nota del 1342 il toponimo S. Bartolomeo continua a comparire nei documenti cassinesi nel 14156 (vendita di un terreno), nel 14197 (vendita di “una terra pastinata con viti ed alberi”), nel 15438 (vendita di un possedimento con alberi); nel 1585 si ha ancora notizia di un “pastino” in località “Lo Rivo di S. Bartolomeo”9. Infine nel 1636 troviamo che i coniugi Nascenzio de Vettuccio e Cassandra Panaccione da S. Germano contraggono con Giuseppe del fu Giovanni Antonio Patino da S. Germano un censo annuo “su un pastino” in località S. Bartolomeo10.

L’assegnazione della denominazione di carattere religioso ad una contrada (S. Bartolomeo) non puó non far capo all’esistenza di una istituzione religiosa, come una cappella o un’edicola. In effetti all’indomani del disastroso passaggio delle truppe francesi, nell’ambito di una serie di visite pastorali dell’abate di Montecassino Marino III Lucarelli (ab. 1797-1804) alle chiese di S. Germano, il 5 aprile, si legge che nel registro delle visite del 1800 conservato a Montecassino, la chiesa di S. Bartolomeo, «di patronato della famiglia Tarsia, rappresentata dai fratelli d. Angelo e d. Bartolomeo, era con un solo altare e senza arredi sacri, i quali però venivano custoditi dai patroni e forniti quando vi si celebrava la messa»11.

Le frecce indicano i tracciati della vecchia via Napolitana e dell’odierna via Casilina (stralcio di una mappa del 1876).

Il santo taumaturgo Bartolomeo è il patrono degli indemoniati, degli ammalati di convulsioni, di emicranie, di paralisi, di varici, di disturbi mentali, ma soprattutto è il patrono delle corporazioni che si occupano della lavorazione delle pelli e del cuoio, e a S. Germano (l’odierna Cassino) fin dal sec. XIII era presente una nutrita comunità di conciatori12, tanto da dare il proprio nome alla nostra località extraurbana13.

È importante segnalare, tuttavia, che l’odierna via S. Bartolomeo era il principale collegamento con la strada per Napoli fino alla fine del Settecento detta “strada di Napoli” o “via Napolitana” (così è riportato nelle mappe ottocentesche); l’odierna Casilina fu costruita nel 1795 rettificando il vecchio tracciato. In precedenza, dunque ai tempi del Catasto onciario del 1743, la carrozzabile – angusta e tortuosa, tanto da richiederne il rifacimento con un percorso più lineare – era parallela a quella attuale nel tratto a valle del territorio di Cervaro e ricalcava, probabilmente, le odierne via Mastrazze, via S. Maria Maddalena, via Taverna vecchia fino alla contrada Pastenelle14. Proprio in quest’ultima località inizia la via Cappella Morrone che lambisce gli imbocchi di via S. Michele e via Selvotta fino a via S. Bartolomeo; di qui verso la scomparsa cappella di Madonna di Loreto, che sorgeva in località “Quinto ponte”15.

Stralcio di una cartina di Giovanni A. Rizzi Zannoni.

Dunque è molto probabile che il tratto selciato rinvenuto nel 2001 sia l’ultimo ramo, ancora interrato, dell’antica “via napolitana” che collegava San Germano con Napoli fino alla nuova via iniziata, come già detto, nel 1795, ossia l’odierna Via Casilina sud.

Non sarebbe male se con la Soprintendenza si effettuasse qualche sondaggio in profondità.

1 E. Pistilli, Ma è proprio la villa di Varrone? – Il patrimonio archeologico della Città Martire si arricchisce di altri importanti ritrovamenti, in «PRESENZA Xna», Ottobre 2001, pp. 14-16. Id., I resti riemersi e poi reinterrati – L’uccelliera di Varrone a Cassino, in «Studi Cassinati», a. X, n. 3, luglio-settembre 2010, pp. 147-157. S. Errico, CIL X,5182 – Scritto nella Pietra, Youcanprint Self-publishing, Tricase (LE) 2013, p. 235.

2 Cassino: una vecchia strada al Quinto Ponte, in «Ciociaria Oggi», 12.12.2001; in «Studi Cassinati», a. I, n. 3, dicembre 2001, p. 172.

3 T. Leccisotti – F. Avagliano, I Regesti dell’Archivio, 11, n. 4416.

4 E. Pistilli, S. Bartolomeo: Un nome antico per una parrocchia nuova, «PRESENZA Xna», giugno-luglio 2001, p. 12.

5 «L’Inchiesta», 28 ottobre 2016.

6 I Regesti dell’Archivio, cit., n. 4517, p. 73.

7 Ivi, n. 4530, p. 78.

8 Ivi, n. 4632, p. 121.

9 Ivi, n. 4790, p. 180.

10 Ivi, n. 5042, p. 280.

11 T. Leccisotti, Stralcio da una visita pastorale, in «Bollettino Diocesano» di Montecassino, 1975, n. 3, p. 213 e sgg.; Visitationes ab anno 1787 ad annum 1802, in Archivio di Montecassino, Reg. XXXXIV.

12 Il più noto dei conciatori locali, nel sec. XIII, fu Cataldo “Pelliparius”, che lasciò gran parte delle sue ricchezze a varie istituzioni religiose di San Germano.

13 Per un approfondimento della questione rinvio al mio scritto, S. Bartolomeo: Un nome antico per una parrocchia nuova … cit.

14 Ho ampiamente trattato questo argomento in I confini del Castello di Trocchio prima dell’accorpamento con Cervaro, in «Studi Cassinati», a. XV, n. 2, aprile-giugno 2015, pp. 83-92.

15 E. Pistilli, Note di toponomastica medioevale nel Cassinate, CDSC-Aps, Cassino 2022, p. 21.

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