«Studi Cassinati», anno 2024, n. 3
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Il 20 agosto 2024 nella Sala «S. Nicola» di Pescocostanzo si è tenuto un interessantissimo incontro nel corso del quale d. Bernardo D’Onorio, abate e arcivescovo emerito, e il pescolano prof. Francesco Sabatini, hanno dialogato su I rapporti storici tra Montecassino e Pescocostanzo. Il pregevole incontro è stato fortemente voluto dai soci del Cdsc-Aps Antonello De Rosa ed Emilio Pistilli al fine di rievocare e rinsaldare i rapporti di comunanza con la celebre cittadina abruzzese antico possedimento cassinese. Davanti a personalità della cultura (fra cui il prof. Paolo D’Achille attuale presidente dell’Accademia della Crusca) e a numerosi intervenuti il sindaco di Pescocostanzo, Roberto Sciullo, ha portato i saluti della città. Poi il prof. Sabatini ha ripercorso storicamente i rapporti venutisi a instaurare con Montecassino oltre a quelli della sua famiglia d’origine con il padre Gaetano, medico e autorevole studioso umanista, legato ai monaci cassinesi tanto che poi l’importante codice della Cronaca di S. Vincenzo al Volturno, scampato fortunosamente alla distruzione della Seconda guerra mondiale e alla dispersione, è stato donato all’archivio di Montecassino e oggi è comunemente definito come il «Frammento Sabatini». Ha fatto seguito l’intervento di d. Bernardo, mentre ha coordinato i lavori Gaetano de Angelis-Curtis che ha voluto ricordare la breve relazione inviata all’abate di Montecassino da d. Antonio Tarquinio il 10 luglio 1944 il quale riferiva della situazione della cittadina nell’immediatezza della liberazione: «A Pescocostanzo… ho ritrovato il paese nell’estrema miseria; il popolo che ritorna su Pesco non ritrova nulla: letti, materassi, utensili di cucina e di lavoro: tutto è stata rapito dalla furia rapinatrice dei Tedeschi e degli sciacalli civili… La nostra magnifica chiesa è salva: mancano le campane, alcuni quadri artistici e alcune reliquie tra cui quella del S. Legno della Croce e di S. Felice; di quest’ultima ho ritrovato un osso con la scritta S. Felix M, a molti altari sono state rotte le pietre sacre. Il tetto è rotto in parecchie parti nei canali» (gdac).
Intervento di d. Bernardo D’Onorio
Colpito dalla bellezza dei battenti bronzei della Cattedrale di Amalfi intorno all’anno 1066, l’Ab. Desiderio già impegnato nel rinnovamento architettonico di tutto il complesso monastico di Montecassino, ordina anche per la Basilica cassinese porte bronzee.
Questo ce lo dice il monaco cassinese Leone Marsicano nella Chronica Monasterii Casinensis, dicendoci anche che quando le due ante bronzee giunsero a Montecassino erano troppe piccole per il vano centrale della Basilica. Questo è il testo del Chronicon di Leone Marsicano: «Videns autem portas aereas episcopii Amalphitani, cum valde placuissent oculis eius, mox mensuram portarum veteris ecclesiae Costantinopolim misit ibique illas, ut sunt, fieri fecit. Nam nondum disposuerat ecclesiam renovare, et ob hanc causam portae ipsae sic breves effectae sunt, sicut hactenus permanent».
Anche per il grande Abate Desiderio la fretta giocò un brutto scherzo. Ordinò le porte ma ancora non aveva deciso se fare o meno una nuova Basilica; o lasciare quella altomedievale dei tempi dell’Abate Gisulfo 797-817.
Come notate mi sto soffermando su notizie che non ci offrono le pergamene, ma su documentazione «aere perennius» nel vero senso della parola, documentazione che è incisa o fatta a niello, cioè a caratteri ageminati, che ci offre l’antica porta, fusa a Costantinopoli nel 1066 dal munifico Mauro, figlio di Pantaleone, con la maggior parte dei possedimenti di Montecassino nel Medioevo tra cui è ben evidenziata:
«Pe / SCU Constantii / cum tredicim Cellis et suis villis».
Quindi ecco la antica dipendenza di Pescocostanzo insieme a S. Pietro Avellana.
Secondo l’amanuense Alberigo di Montecassino, l’autore del poema sull’aldilà che diede lo spunto a Dante per la Divina Commedia, San Pietro de Avellana fu fondata da San Domenico di Sora. Ma in realtà era stata fondata dal Conte Oderisio, denominato Gualterius e nel 1026 fu consegnata insieme alla Chiesa al nuovo Abate Pietro. Il terreno dato a questa nuova fondazione partiva al monte Millulu (Miglio) fino al fiume Sangro.
Il conte Otto Gualterius nel 1108 prima fece un cambio: diede a Montecassino il castellum di Pesco Constantii in cambio del castello di Cantalupo e la Chiesa di S. Angelo in pertinentia Carceris Castelli, che oggi corrisponde alla località Carceri, frazione di Ateleta. Nel documento del 1108 Otto aveva promesso con giuramento che dopo la sua morte Pescocostanzo sarebbe stata restituita a S. Pietro Avellana. E questo documento è importante anche perché si fa la descrizione dei confini del territorio di Pesco. Di questi confini ne parla in un articolo anche il Prof. Sabatini.
Gattola riporta che Pescu Costantii aveva in sua dote 13 cellis et villis suis.
L’ultimo monaco scelto da Montecassino come Priore di S. Pietro Avellana è stato nominato nel 1441 e i monaci risiedettero lì fino alla metà del XV secolo.
I Comuni di S. Pietro Avellana, Ateleta e Pesco ecclesiasticamente come Parrocchie sono state sotto la giurisdizione abbaziale fino alla formalizzazione del 24 aprile 1977 a Montecassino e tolte con Decreto Congr. dei Vescovi del 21 marzo sempre del 1977. Rimangono così a Montecassino n. 53 parrocchie nel Lazio, n. 2 (S. Pietro Infine e Rocca D’Evandro) in provincia di Caserta, e la giurisdizione sull’Isola di Tropea.
Il 23 ottobre 2014 tutto il territorio con le 55 Parrocchie è annesso alla Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo con decreto della Congr. dei Vescovi.
Con l’Ab. Ogliari e poi con l’Ab. Fallica inizia il nuovo cammino di Montecassino privato della giurisdizione quasi episcopale della Terra di S. Benedetto.
NOTIZIOLE DI CRONACA
1- Oltre al frammento Sabatini, Montecassino è grata ancora al Prof. Sabatini per un’altra rarità bibliografica. Era a Roma, in vendita, presso un rinomato antiquario ebreo un Messale del ‘500 con rilegatura in marocchino e con decorazioni in oro e smalto e con lo stemma dei Barberini. Il prof. Sabatini che era Presidente della Commissione per il recupero dei manoscritti o volumi di pregio, riuscì ad acquisirlo al patrimonio dello Stato e fu depositato nella Biblioteca di Montecassino. Vedo qui la Dott.ssa della Vallicelliana che all’epoca collaborò con il Prof. Sabatini. Anche a lei un sentito ringraziamento.
2 – Quanto ora dico mi fu riferito perché all’epoca ero studente di Teologia. L’Abate Ordinario Idelfonso Rea che gustava molto bene l’arte, quando vide la bella statua della Madonna del Colle, cominciò a lavorare presso il Parroco Di Ianni e soprattutto presso i fedeli molto legati alle loro tradizioni. La veneranda scultura era vestita e infine dalla testa ricoperta con una specie di mantello rosso. Dopo vari incontri, finalmente si riuscì ad esporre la Madonna così come è riccamente dipinta come una Regina bizantina: il simulacro è manifattura del 1250-1280.
3 – Nel 1978 la Collegiata di Pescocostanzo fu dichiarata dal Papa come Basilica. Vennero dal Vaticano Cerimonieri pontifici e su loro indicazione dovetti sobbarcarmi all’onere di snellire l’addobbo della Collegiata. Feci togliere due altari in legno, e poi togliere dagli altari laterali candelieri e vasi con fiori finti. Così pure tolsi tanti quadri e quadrucci con Madonne e Santi cari ai fedeli con S. Antonio, P. Pio, Madonna di Pompei, Madonna di Lourdes, etc. Il Cardinale inviato dal Papa Giovanni Paolo II fu il cardinale Cnox.
La splendida giornata trascorsa a Pescocostanzo è stata occasione per formulare cari, sinceri, sentiti auguri, doppi, a d. Bernardo per il suo compleanno e per il suo onomastico.
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