. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Sergio Saragosa L’acqua potabile non manca a Caira solo in questi ultimi tempi per varie ragioni. È un problema che è sempre esistito. Sfogliando i documenti conservati nell’Archivio di Stato di Caserta, relativi al XIX° secolo, si trovano diverse notizie concernenti il rapporto che gli abitanti del casale di Caira hanno avuto con l’approvvigionamento dell’acqua potabile. Il problema era già presente nel 1815, come si evince nell’ esposto presentato da alcuni abitanti di Caira al sottointendente di Sora, del cui omonimo Distretto faceva parte il Circondario di San Germano (odierna Cassino). Un gruppo di abitanti e braccianti (contadini) di Caira, fra cui Marco Varone, Lorenzo Velardi, Rosato Pittiglio, Angelo Nardone, Loreto Saragosa, Giovanni Nardone, Antonio Grossi, Nascenzio Miele, Erasmo Miele, Benedetto Saragosa (da notare che quasi tutti i…

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. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Vito Mancini Salito al trono, una delle tante preoccupazioni di Ferdinando II1 furono i confini del regno non tanto quelli marittimi quanto i terrestri, ossia i confini pontifici attraverso i quali avvenivano scorribande di predoni, facinorosi, milizie straniere non solo ma anche dei ricchi feudatari. A questo proposito re Ferdinando soleva dire che il suo regno era tutto immerso nell’acqua anche a nord dove confinava con l’acqua santa, la quale quando si alleava con i nemici delle Due Sicilie era più pericolosa di quella salata che circondava le altre parti del regno. Il nostro re, pur facendo spesso buon viso a cattiva sorte, già sopportava malvolentieri Pontecorvo e Benevento, le due enclaves site all’interno del territorio napoletano da secoli proprietà della Chiesa, perciò non vedeva l’ora di…

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. Studi Cassinati, anno 2017, n. 3 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Francesco Di Giorgio . Con la pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato del 29 maggio 2017 cessa di vivere l’acquedotto comunale di Cassino che si alimentava delle sorgenti della città le cui acque, in uno studio del 1890, venivano così definite dal punto di vista delle condizioni fisiche: «le acque di queste sorgenti sono tutte incolore, chiare, limpide e cristalline, sia in piccole che in grandi masse, sia per luce incidente che per luce riflessa. Il loro aspetto è così puro e trasparente che attraverso enormi masse si scorgono le più piccole accidentalità del letto dei corsi in cui scorrono, assumendo esse il colore del suolo che attraversano. Allettato forse da tanta copia e purezza di acque Varrone volle avere una villa dove queste più abbondano,…

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