. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Fernando De Rosa Il 18 maggio 1944, alle ore 10,50, la bandiera polacca della «divisione Carpazi» si alzava sulle rovine dell’Abbazia. Nello stesso istante duemila bocche da fuoco, che da otto mesi vomitavano tonnellate e tonnellate di esplosivi, cessavano il loro fragore assordante. Su tutta la linea Gustav gravò il silenzio della desolazione estrema: la battaglia di Cassino era finita. Dopo i Longobardi, i Saraceni e il terremoto, la quarta distruzione di Montecassino era un fatto compiuto. Oggi, a dieci anni dall’evento, il Monastero è tornato ad essere quello che fu sempre: un grande centro di cultura e fervore spirituale. Ma più non sono tornati i sepolti vivi, la gran parte dei profughi che sotto il tetto di S. Benedetto sperarono di salvarsi. Trecento ne perirono: uomini,…

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. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Fernando De Rosa* Pubblichiamo due articoli apparsi su quotidiani romani, scritti da uno dei sopravvissuti alla distruzione del cenobio cassinese nonché, a corredo, una lettera autografa dell’abate Ildefonso Rea. . Sono passati sei anni da quel 20 maggio 1944 quando l’ultimo colpo di cannone pose fine agli eventi di cui teatro la città di Cassino. Il tempo ha già cancellato dalla mente e dal cuore degli italiani una data, purtroppo mai rievocata che il luogo per lunghi mesi duramente conteso dagli eserciti stranieri. E con esso cadeva «liberata» la storica Abbazia che esattamente 95 giorni prima squadriglie di fortezze volanti ad ondate successive alternantisi con fitti cannoneggiamenti distrussero, lasciando sepolta viva la gran parte dei profughi accorsi nel sacro luogo invano sperando di vivere ancora, pregando e…

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