. Con rammarico abbiamo appreso che oggi è venuto a mancare il Preside GIOVANNI PETRUCCI, presidente onorario del CDSC APS, profondo conoscitore della storia del territorio, conosciuto ed amato in tutto il Cassinate.Le esequie si terranno a S. Elia Fiumerapido martedì 22 alle ore 15:00. (224 Visualizzazioni)

. Giovanni Petrucci, Cassino 2021 . . Presentazione Ancora un prezioso lavoro editoriale del Prof. Giovanni Petrucci, Presidente onorario del CDSC. Per la collana del CDSC-APS esce questa volta il libro: L’istruzione a Sant’Elia Fiumerapido – con accenni ad altri paesi di Terra di lavoro e trascrizione delle più importanti leggi da Giuseppe Napoleone alla Repubblica. Come preannuncia il titolo la ricerca copre un arco di due secoli con dovizia di documentazione, sia di archivio che fotografica. So che da anni l’amico Giovanni era intento alla raccolta di notizie e documenti sull’argomento della scuola del suo amato paese, Sant’Elia Fiumerapido. Tanto tempo, ma ne valeva la pena, perché grazie a lui ora conosciamo molti aspetti della storia culturale e sociale di Sant’Elia e non solo: il tutto inquadrato nell’ambito della normativa in continua evoluzione con le inevitabili ricadute su una popolazione di estrazione rurale ed artigianale nel contesto del Regno…

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. Giovanni Petrucci, Cassino 2021 . . Presentazione Un corposo volume di 240 pagine formato A4 in cui è racchiusa la storia dell’antica cartiera di Sant’Elia Fiumerapido, che è anche in buona parte storia del paese laziale. La cartiera, o mulino da carta, era già perfettamente funzionante nel 1515, la prima sorta in Terra di Lavoro, della quale Sant’Elia faceva parte. Col tempo crebbe d’importanza fino a raggiungere oltre mille dipendenti, compreso l’indotto, quando il comune contava appena 4.600 abitanti, il che significa che dava da vivere all’intero paese. La prestigiosa ma travagliata storia della cartiera, raccontata con dovizia di particolari e documenti, si chiuse nel 1969; da allora versa nel più totale abbandono, salvo un intervento, nel 1985, di un industriale di Napoli, che la acquistò per trarne energia elettrica. Commenta amareggiato l’Autore: «Oggi purtroppo regna sovrano il disinteresse della popolazione verso la sua storia e forse non si…

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. «Studi Cassinati», anno 2020, n. 1-2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci . Santo Helya viveva fin dal suo sorgere in uno stato continuo di insicurezza. Molto spesso la precarietà della vita dipendeva dalle carestie, dai terremoti e dalle epidemie che improvvisamente si propagavano. In verità tutte queste calamità interessavano non solo il nostro abitato, ma tutta la Terra di S. Benedetto. Il diffondersi delle malattie in Sant’Elia era dipendente da problemi di carattere igienico-sanitario che avevano origini ataviche. In tutto il castrum, fino agli anni 1930, mancava la rete fognante e gli scarichi venivano riversati ad una certa ora, di buon mattino, all’esterno delle case, lungo le strette. C’era chi ricordava l’abitudine di vuotare i pitali dalle finestre1, quando ancora era buio. Questa situazione era comune a tante popolazioni vicine di questa nostra Terra. In molti…

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. Giovanni Petrucci, Cassino 2019 . . Presentazione Le ulteriori preziose notizie apprese sulla vita dello scultore Francesco Antonio Picano, che hanno permettono di evidenziare ulteriori aspetti illustrativi della sua personalità, nonché il ritrovamento di alcune statue, due delle quali, il S. Pasquale e l’Immacolata di Modugno, sono state dichiarate «monumento nazionale», hanno indotto Giovanni Petrucci ad approntare il completamento della monografia, , già licenziata nel 2005, dedicata all’artista originario di Sant’Elia Fiumerapido. Alla luce di quanto emerso dai nuovi studi, Francesco Antonio Picano può essere considerato uno dei «precursori di quella particolare vena profana che improntò le opere di religione tra gli ultimi anni del Seicento ed il primo ventennio del ‘700». Di lui «evidenti appaiono anche, rispetto al suo ‘modello’, la mancanza di enfasi barocca, di forza plastica ed espressiva, di un alto virtuosismo nei gesti e nella resa dei panneggi». Nel volume Giovanni Petrucci recensisce minutamente 54…

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. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci Porta Napoli accrebbe la sua importanza con la costruzione della nuova strada che univa il castrum Sancto Helia a Casinum in quanto lo metteva in comunicazione con la capitale dei secoli passati. Si apriva a sud, sotto una casa tra il Palazzo Carinola e la Chiesa di S. Biagio a navata unica. Alla sua sinistra, dopo il campanile e la prima torre, si iniziava la via che porta appunto il nome di Via delle Torri. Era La Porta1 per antonomasia che dava su Piazza Mercato; in qualche documento era chiamata Porta Grande, o Porta Napoli; originariamente Porta S. Biasio, perché attaccata alla Chiesa omonima2. Dopo il 1916 la piazza fu intitolata al pittore, sindaco e consigliere provinciale, Enrico Risi, ma tutti continuano a chiamarla Fuori la…

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. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci* Molti dicono che l’orario dell’incoronazione alle undici non risulta opportuno: fa troppo caldo e c’è il rischio che qualcuno si senta male; ma don Gennaro ai criticoni del paese ripete: «La tradizione è tradizione! Come potete avvicinarvi a tavola, se non ricevete la benedizione? Vorreste venirci di pomeriggio, magari ubriachi se avete ritrovato il vino a casa dopo lo sfollamento. La processione dell’Assunta è un avvenimento importante specialmente adesso con tante malattie, con la malaria, con il tifo: serve per innalzare una invocazione, una richiesta di protezione. Quest’anno poi è la prima volta che una Madonna riesce a passare fra le strade del paese». Difatti, puntuale anche oggi, la Statua si vede ondeggiare dall’alto di via delle Torri tutta sforacchiata dalle cannonate e coperta ancora…

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. Studi Cassinati, anno 2017, n. 3 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Patrucci* . Sabato, 11 dicembre Sono circa le sei. La frazione di Valleluce è immersa in un silenzio di tomba nel sonno delle ultime ore della notte. Un gallo saluta e disubbidiente dà la sveglia dal campo, un altro gli fa eco dal pollaio di Ciccopeppe. Sono canti isolati, restii agli ordini, ai tentativi di ammaestramento e vengono subito ingoiati dalle tenebre ovattate dei vicoli. Se avvicini l’orecchio con tutta la cautela di questo mondo alla porta di una stalla, non riesci a sentire il respiro di un animale. Il pericolo ha aguzzato l’ingegno di cui i valligiani hanno in abbondanza. Le cioce ai piedi e la mente acuta. Quando le papere vogliono starnazzare, come sono solite, Errico le sa zittire con chicchi di granoturco nella…

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. Studi Cassinati, anno 2017, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci . Esistono ancora, nei pressi dell’unica Torre rimasta, ruderi di case costruite al sorgere del castrum nel 990  con l’Abate Mansone1, trasferito sull’altura con l’abbandono di S. Elia Vecchio. I muri sono innalzati con pietre di fiume, nei pavimenti si riconoscono acciottolati e le aperture di porte di entrata, di misure ridotte, mostrano archi a tutto sesto o a sesto ribassato con al centro la chiave ingentilita da un disegnino. Dovrebbero essere esplorate attentamente e catalogate, perché dimostrano la loro origine del Basso Medioevo. In questa ricerca ne descriviamo solo alcune più significative per una eventuale ricostruzione ideale del castrum che possono contribuire a dare prova anche della loro importanza nei secoli passati. Di esse restano testimonianze visibili ed incontrovertibili: quella del Vescovo di Carinola, il…

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. Studi Cassinati, anno 2016, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci . Seguivo mio padre con la testa girata verso l’alto, contando le squadriglie che solcavano lentamente il cielo sgombro ed azzurro, perciò ero rimasto indietro. Molti venafrani come me dalla mattina avevano il viso rivolto all’insù per ammirare il volo; mai avevano assistito ad un passaggio così continuo e compatto di formazioni di fortezze volanti. Esse tutte uguali a punta di frecce emettevano un rombo lamentoso di organo, grave, lugubre che trasmetteva un certo tremolìo per le membra, anche se si era al sicuro nella cittadina tutta francese e statunitense. Tuttavia restavano silenziosi e preoccupati. Difficilmente parlavano. A qualcuno sfuggiva la solita espressione: – Chissà quest’oggi chi piangerà? Entrò nell’ampio androne del palazzo Morra e riconsegnò gli attrezzi agli uffici di fureria francesi. Si era…

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. Studi Cassinati, anno 2016, n. 3 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci* Il 5 settembre 2016 se ne è andato veramente, dopo una vita di lavoro da ragazzo di otto anni all’età matura trascorsa tra Sant’Elia, Roma, Svizzera e di nuovo a Sant’Elia con papà. Nel corso delle tristi vicende della guerra tutta la famiglia si era rifugiata nella prima Galleria Boimond, il traforo sotto Valvori, di circa due metri nella parte più alta della volta a tutto sesto e di molto meno in larghezza. Vi si poteva camminare solo curvati al centro, ma non si respirava bene e molti erano dovuti andar via, come Romoletto Genovese, con i suoi, che soffriva di asma bronchiale. Felicia aveva insistito con Antonio, suo marito, Appicciarieglio: «Ho bisogno di stare calma e sicura, vicino a tante amiche, in attesa dell’evento! Vedi…

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  Studi Cassinati, anno 2011, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . Il 16 febbraio 1946 comparve nella prima pagina de IL POLITECNICO un articolo, per noi oggi molto interessante, Salvare i bimbi di Cassino, i quali si ammalavano di malaria e soffrivano per le conseguenze degli sfollamenti durati nove mesi, dal primo bombardamento aereo del 10 settembre 1943 al giugno del 1944. Per noi sopravvissuti, vedere il cielo sereno, non sentire più gli scoppi era un sogno. Ma restava la fame, una fame durata mesi, persistente e un manifesto desiderio di mangiare: lo ricordo bene e lo comprendo con tanta evidenza da certe fotografie dei miei del dopoguerra: un quadretto significativo ce lo fa Lucio Gabriele (vd.qui a pag. 60). G. Petrucci . “L’americana Margaret Bourke White, grande giornalista soprattutto nella fotografia che ha fatto dell’Europa in lotta contro il fascismo,…

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Studi Cassinati, anno 2014, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . . di Andreina Poggi, Francesco Poggi, Giovanni Petrucci Nel Diario1 di Giuseppe Poggi2, L’avventura di Cassino, del luglio 1954, scritto per la partecipazione ad un concorso indetto dal Comune nel decennale della distruzione, abbiamo riletto alcuni passi che riteniamo di notevole interesse, per contribuire a fare chiarezza sul fatto che all’interno delle mura del Monastero, prima del bombardamento del 15 febbraio 1944, non si erano mai insediati soldati tedeschi. Il Poggi scriveva: «Amavo scendere a valle delle macerie del Capitolo, che nascondevano il segreto di tante morti di civili che vi si erano rifugiati; in un punto ero solito fermarmi, lì dove un monaco converso batteva con un ferro su un bossolo di ottone per cannone di grosso calibro, privo del proiettile, per suonare le ore canoniche» (p. 73).…

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  Studi Cassinati, anno 2016, n. 2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Giovanni Petrucci   Un richiamo ai secoli passati sono i giochi popolari del pomeriggio del lunedì della Festa di Casalucense, chiamato per antonomasia «Lunedì di Casalucense», che risalgono, come è testimoniato dalla loro stessa natura, a tempi remotissimi del Medio Evo. Alcuni di essi si sono mantenuti fino ai nostri giorni, grazie all’impegno e all’interesse sempre vivi del Comitato dei Festeggiamenti, presieduto da oltre un cinquantennio dall’ex direttore della Banca Popolare, Bonaventura Fiorillo. Una volta vi partecipava in massa la popolazione locale, senza distinzione di ceto sociale e costituivano una fonte di allegra spensieratezza, necessaria all’inizio della primavera a interrompere i lunghi periodi di duro lavoro. Accorrevano anche genti dai paesi vicini, ansiose di assistere a un divertimento sano, espressione di amore alla terra e ai suoi…

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