. «Studi Cassinati», anno 2020, n. 1-2 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi . I ruderi della chiesetta di Sant’Eustachio si trovano all’interno del “recinto alto” fortificato di epoca sannitica, costituito da grossi blocchi in pietra calcarea locale, sovrapposti senza l’uso della malta (fig. 1). Il nome della chiesetta ha dato, nel medioevo, il nome allo sperone roccioso che si stacca come una gemma dal versante meridionale di Monte Sambùcaro (fig. 2). Nel 1570 la chiesa rurale di Sant’Eustachio (all’epoca denominata Santo Eustasio) era beneficio del sacerdote Antonio Buttafuoco di San Germano, l’odierna Cassino. Nel 1760, con autorizzazione abbaziale, venne concesso a Francesco C. Nicandro di San Pietro Infine di dimorare come eremita presso Sant’Eustachio, mentre l’anno successivo la chiesa versava in condizioni di abbandono, come risulta dal rendiconto di una visita dell’Abate di Montecassino a San Pietro Infine:…

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. «Studi Cassinati», anno 2019, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi . Nel 1992 venne rubata a San Pietro Infine una splendida acquasantiera in marmo che si trovava posizionata sulla parete di sinistra della chiesa di Maria SS. dell’Acqua, protettrice del paese. Il furto avvenne poche settimane prima dell’inizio dei lavori di ristrutturazione della chiesa. Da allora niente più si è saputo della pregiata opera d’arte che è risalente all’anno 1618 come da incisione presente nel blocco di base della stessa. Dell’acquasantiera sappiamo che era originariamente posizionata nella vecchia chiesa di San Nicola, sita nel vecchio centro di S. Pietro. Poi l’edificio fu chiuso al culto in seguito al terremoto della Marsica del 13 gennaio del 1915, a causa dei gravi crolli che aveva riportato. Quindi nel 1950 l’acquasantiera venne spostata nella chiesa di Maria SS.…

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. «Studi Cassinati», anno 2018, n. 3 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Marizio Zambardi Perché San Pietro Infine (Fig. 1) si chiama così? Per quanto riguarda l’etimologia dell’appellativo «Infine», l’ipotesi più plausibile e anche più accreditata è quella che fa derivare la parola dall’espressione «Ad Flexum», cioè «verso il flesso», ossia «dove flette». Toponimo che troviamo riportato sulla «Tabula Peutingeriana», a otto miglia da «Casinum» e a nove miglia da «Teano Scedicino», lungo la Via Latina (Fig. 2). È probabile quindi che nel luogo di «Ad Flexum», sito nella Valle di San Pietro Infine, l’antica strada romana piegasse il suo asse principale verso sud, così da raggiungere l’importante città di «Casilinum» (attuale Santa Maria Capua Vetere), da cui il toponimo «dove piega la strada», oppure «dove c’è la curva». Nello stesso punto, comunque, vi era un ramo secondario della…

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. Studi Cassinati, anno 2017, n. 3 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi . Chissà se il compianto Antonio Vecchiarino abbia mai pensato o creduto che con un suo semplice e “furtivo” gesto, quello cioè di scrivere il suo nome e cognome con una matita sulla parete di un piccolo ambiente di servizio di un edificio religioso quando aveva 18 anni, oltre ad immortalare nel tempo il suo ricordo, avrebbe consentito di far conoscere, a poco più di un secolo di distanza, dove ora si trovano sepolte le sue spoglie mortali? Sembra quasi un racconto tratto dalle pagine del romanzo Cent’anni di solitudine dello scrittore Gabriel García Márquez, premio Nobel per la Letteratura nel 1982. Oggigiorno scrivere il proprio nome in un luogo è abbastanza frequente, specie per gli adolescenti che si trovano in un’età nella quale si…

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Maurizio Zambardi, Cassino 2013. > Locandina di presentazione > Leggi su «Studi Cassinati» . Presentazione Un importante fenomeno sociale che si andò sviluppando prepotentemente nella seconda metà dell’Ottocento fu quello relativo all’istituzione di numerosi sodalizi di stampo mutualistico, come le Società operaie di mutuo soccorso (Soms), il cui scopo principale era quello di erogare sussidi in caso di malattia e agli inabili al lavoro, anche se, parallelamente, perseguivano altri intenti quali quelli propri di istituzioni cooperative (erogando prestiti sull’onore e depositi, distribuendo prodotti attraverso magazzini, rivendendo a prezzi ridotti macchinari e strumenti, costruendo case operaie), o quelli di contribuire all’istruzione dei soci (attivando scuole serali o festive, di disegno, d’arte e mestieri, approntando biblioteche), o quelli di provvedere al tempo libero dei soci (organizzando circoli e luoghi di ricreazione). Le prestazioni diventano un diritto acquisito ed erano erogate come corrispettivo a un pagamento di contributi. Si trattava, insomma, di uno…

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  > Leggi su “Studi Cassinati” > Locandina di presentazione . PREFAZIONE Con vivo piacere il Cdsc-Onlus ha accolto l’idea dell’Associazione Ad Flexum e del suo presidente Maurizio Zambardi di offrire il proprio patrocinio per la stampa di un volume di raccolta dei Calendari pubblicati con cadenza annuale in quest’ultimo quindicennio.             Nel panorama culturale di questo territorio l’Associazione Ad Flexum è una delle più attive e vivaci organizzazioni culturali operanti localmente (e uno schematico sunto delle numerose, varie e significative attività svolte con alacrità, vivacità e fervore intellettuale dalla dirigenza e dai soci in quindici anni è riportato nell’Introduzione del presidente Zambardi).             I rapporti intessuti tra le due associazioni, Cdsc-Onlus e Ad Flexum, sono stati proficui fin dagli esordi e nel corso degli anni si sono fatti sempre più stretti e intensi coinvolgendo anche legami e rapporti di tipo interpersonale e di stima reciproca. Non a caso, ad…

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. Studi Cassinati, anno 2016, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi   Nella prima metà degli anni ’80 del secolo scorso, mentre perlustravo le macerie del paese di San Pietro Infine, raso al suolo durante la seconda guerra mondiale, mi soffermai a guardare l’ingresso dell’antica chiesetta di San Sebastiano (Fig. 1), che, scampata alla distruzione, perché defilata al tiro dei cannoni, versava in stato di totale abbandono. Tra l’altro, una pianta infestante, nata in una lesione creatasi nello spigolo destro della facciata, aveva reso la chiesetta pericolante. Tra la folta vegetazione intravidi, grazie alla luce solare che arrivava in maniera radiale, delle forme scolpite in bassorilievo su un blocco in pietra dello stipite della porta (Fig. 2). Al momento non riuscii a capire che cosa rappresentassero i bassorilievi, mi limitai, quindi, a scattare alcune foto, facendomi largo…

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. Studi Cassinati, anno 2016, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi . L’originario impianto architettonico della chiesa di San Sebastiano (Fig. 1) di San Pietro Infine risale all’XI‑XII secolo, quindi in epoca romanica, mentre è degli inizi del XVI secolo, e precisamente del 1501, l’ampliamento, con l’aggiunta del corpo antistante, realizzato in occasione di una pestilenza, come risulta dal registro del commendatario cardinale Giovanni de’ Medici1. La chiesa si trova all’esterno delle mura di quello che era il castrum medioevale di San Pietro Infine, a poche decine di passi dalla porta d’ingresso al paese, chiamata nel dialetto locale «gliu purtone», andata distrutta durante la seconda guerra mondiale, come del resto tutto l’abitato di San Pietro. La porta, probabilmente rifatta in epoca successiva2, nel tempo subì anche il cambiamento  della sua originaria denominazione di «porta Tiridana» che…

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  Studi Cassinati, anno 2015, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi Aseguito dei lavori di scavo per il passaggio del gasdotto Busso-Paliano, resti murari appartenenti a strutture antiche sono stati rinvenuti a San Pietro Infine, in località Veccere, a una decina di metri a sud della strada comunale che dal paese va ad innestarsi, in corrispondenza del dosso di Colle Apone, alla Casilina. Che l’area fosse interessata da una preesistenza archeologica lo si sapeva già da tempo, infatti, nel mese di settembre del 2002, a seguito di un’abbondante pioggia, l’area subì un profondo dilavamento che portò alla luce strutture murarie e una vasca, impermeabilizzata con intonaco in cocciopesto, risalenti all’epoca romana1. I resti rinvenuti in questi giorni, grazie agli scavi eseguiti da archeologi, sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologica delle Province di Napoli e Caserta, consistono…

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  Studi Cassinati, anno 2015, n. 4 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . di Maurizio Zambardi La chiesa di Maria Santissima dell’Acqua2, protettrice di San Pietro Infine, sorse nel XII sec., proprio nel luogo dove, secondo una leggenda, apparve la Madonna ad una pastorella deforme di nome Remigarda. Si tramanda la notizia del rinvenimento, nel luogo stesso, di una statuetta lignea raffigurante la Madonna che allatta il Bambino3. L’area era certamente interessata da strutture di età romana4. Sul margine orientale della strada comunale che porta alla Fonte Maria SS. dell’Acqua, incastonato nel muro che sostiene il pianerottolo d’accesso alla chiesa, si trova un cippo funerario in pietra calcarea locale (figg. 1 e 2). Il cippo, rinvenuto spezzato in due parti, fu ricomposto male. Il pezzo inferiore è infatti ruotato di 90° antiorario rispetto a quello superiore, che, sovrapposto con lieve inclinazione…

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Studi Cassinati, anno 2016, n. 1 > Scarica l’intero numero di «Studi Cassinati» in pdf > Scarica l’articolo in pdf . Nella serata di sabato 5 marzo, davanti a un’attenta platea, l’Associazione Culturale «Ad Flexum» di San Pietro Infine ha presentato il libro dal titolo Curiosus Terrae Laboris di Eugenio Maria Beranger, archeologo, storico e presidente onorario dell’Associazione «Antares» di Piedimonte San Germano, venuto a mancare il 9 gennaio 2015. Il volume, curato dal giornalista Antimo Della Valle, presenta articoli, ricerche, discorsi, ed anche una bibliografia completa, che abbracciano un periodo che va dal 1975 al 2015. Quarant’anni di studi, di ricerche e di intensa attività scientifica, che hanno contribuito in maniera considerevole alla conoscenza e alla valorizzazione del ricco patrimonio storico-artistico dell’antica alta Terra di Lavoro, corrispondente all’attuale territorio del Lazio Meridionale e Campania settentrionale. L’evento culturale si è tenuto presso l’edificio dell’ex Asilo di San Pietro Infine. Dopo…

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